In attesa di scoprire il programma completo dell’Estate Teatrale Veronese, è stato svelato il primo titolo del cartellone 2020. ‘Amleto’, interpretato da Sebastiano Lo Monaco, sarà a Verona in prima assoluta. L’inedita versione, prodotta da Sicilia Teatro, andrà in scena il 21, 22 e 23 luglio al Teatro Romano, un debutto nella lunga carriera dell’attore siracusano.
Un Amleto che si risveglia e scopre di essere diventato vecchio. Che il tempo è passato solo per lui e Ofelia, legati da una disperata intimità. Mentre tutti gli altri sono rimasti giovani, soli e ignari dei loro destini. Questo il personaggio di cui Lo Monaco vestirà i panni, un Amleto invecchiato con i suoi dolori, solo, in un mondo del quale non riconosce più nulla, se non una gioventù e un’innocenza perdute. Questo anche il punto di partenza dell’originale adattamento curato da Francesco Niccolini per la regia di Alessio Pizzech.
Una lotta tra le età dell’anima, affidata al corpo e alla voce di un attore adulto e carismatico come Sebastiano Lo Monaco, per spostare il centro della riflessione da un’età anagrafica ad un tempo intimo e personale. Allo stesso tempo, un cast di attori giovani affiancheranno il protagonista, creando un effetto straniante. E così Amleto si rivolgerà allo zio Re Claudio quarantenne come se si sentisse già fuori dai giochi, come se un’intera generazione di ventenni, senza orientamento, avessero travolto il suo mondo interiore.
“Mai mi sarei aspettato a questa età di interpretare Amleto – ha confessato Lo Monaco -, e contemporaneamente di esaudire un sogno che avevo da quando ero bambino, recitare al Teatro Romano. Verona e Siracusa sono unite da una congiunzione d’astri. È grazie al tenore scaligero Zenatello, che portò la lirica in Arena, che anche il teatro della mia città iniziò a ospitare l’opera. Non posso che essere felice e orgoglioso di interpretare questa inedita versione di Amleto a Verona, città alla quale sono legato. Al Teatro Nuovo, infatti, recitai per la prima volta a soli 22 anni. Amleto è un sogno che non avevo mai sognato, ma ora Verona e Shakespeare mi chiamano a viverlo. E allora che le miriadi delle stelle diano luce al nostro fausto cammino shakespeariano”.
“Quello che vogliamo realizzare – ha concluso Pizzech – è un Amleto dove la riflessione tra ciò che significa essere giovani ed il senso di sentirsi vecchi è il motore della macchina scenica. Amleto diventa una costruzione teatrale dove il conflitto tra le generazioni assume il carattere forte di una crisi del tempo moderno; un affresco impietoso di un tempo finito. Giovinezza e vecchiaia sono condizioni dell’anima non anagrafiche. Vogliamo restituire ad Amleto la sua importanza come uomo che si rivela a se stesso, che riscopre il senso della morte, che riflette anche su dimensioni contemporanee e vicine alla nostra società. E vedere nei personaggi dei tratti di ognuno di noi, vivendoli, perché il teatro non è solo forma ma anche sostanza”.
Roberto Bolis