FuturBalla alla Fondazione Ferrero di Alba

Resterà aperta fino al prossimo 27 febbraio, presso la Fondazione Ferrero di Alba, la bella mostra “Futurballa”, dedicata a Giacomo Balla, straordinario pittore che ha costituito un importante raccordo tra l’arte italiana e le avanguardie storiche.

La mostra, progetto Ferrero in occasione del settantesimo dell’azienda omonima, è curata da Ester Coen. La prima opera in mostra è datata 1894, mentre le opere più recenti sono degli anni Venti del Novecento.

Anni mitici di innovazioni, di Belle Epoque, di Art Nouveau o Liberty italiano; anni di velocità (l’automobile, il treno, i primi aerei che volavano per ben una quindicina di minuti a trenta centimetri da terra, del grammofono, poi della mitragliatrice celebrata dai futuristi, Marinetti in testa). Anni di interventismo e neutralismo seguiti alla guerra mossa alla Turchia per avere il diritto di transito per lo stretto dei Dardanelli e poi il momento glorioso che ha portato all’intervento nella prima guerra mondiale per riscattare i territori irredenti del Trentino e del Friuli. Momenti che gli artisti vivevano come parte di quella “isteria collettiva” che portò al conflitto, ma anche con angoscia, con senso di partecipazione ad un futuro alle porte che alcuni vedevano gonfio di medaglie e di trionfi, ma alcuni carico di tenebrose nubi. L’autoritratto di Balla del 1894 dimostra un uomo dagli intensi occhi azzurri che scrutano il mondo con piglio deciso, mentre si consolida in lui l’idea di trasferirsi dall’ormai ex capitale del Regno, Torino sua città natale, alla capitale Roma, nel 1895. Il Paese è unificato soltanto sulla carta, le prospettive di dare al proprio figlio un avvenire sono scarse e ancora non è certo che la sua carriera sarà di pittore. O almeno di un pittore capace di guadagnare a sufficienza per mantenersi. Qui, come si evince dal bel catalogo della mostra, a Balla “… ha fatto una bellissima impressione il Colosseo, specialmente nella sua grandiosità nell’assieme”, ma non gli dispiace nemmeno la campagna romana. Avremo nel 1902 il dipinto “La fidanzata al Pincio”, essenziale, con una forte propensione per il colore che domina la scena intorno ad una ragazza pensosa, languidamente seduta sul filo che delimita un’aiola. È intenso il pastello su carta, sempre del 1902, di Enrichetta, seducente nel volto, ma anche nel tratto di Balla che rende l’incarnato vivace come se fosse da toccare, un’immagine fotografica, una statua di marmo ed una persona viva nello stesso tempo. Dello stesso anno le figure de “La pazza” o de “Il contadino” che ondeggiano la sua opera tra un’interpretazione passionale, spessa della figura, e una riproduzione precisa, realistica. Il colore comincia a popolare le sue opere come un elemento a sé stante di propensione ad un’arte individuale, unica, opera dell’artista e autonoma allo stesso tempo. Si arriva a “Novecento”, la raffigurazione di una porta chiusa di un negozio, che ha un realismo ancora più convincente e di una crudezza che rende l’opera la più interessante del nostro. Attraverso malati, cesellatori, falegnami, le persone comuni prendono vivacità nelle tele come se fossero davvero protagonisti in un mondo che, come abbiamo scritto, sembra andare più velocemente di loro, ma che senza di loro non avrebbe il senso del vivere. In molti lavori a matita su carta, Balla ci racconta la quotidianità, il senso dell’esistenza nelle piccole cose e proprio in quel Verismo che ha completato il suo corso e si è fatto materia di studio e di profonde riflessioni. La fotografia ha un’intensa influenza sull’artista che approda allo studio della luce in modo unico, seppur apparentemente simile a molti altri artisti. È il caso di “Agave sul mare”, olio su tela di 90×143 centimetri che racchiude un senso di tranquillità e di azione uniche. Arriviamo così al 1910, quando Balla accoglie entusiasta l’invito di Marinetti e Boccioni di far parte della schiera di nuovi combattenti per l’arte. Ecco che l’energia che sembra avviluppata tra le spine dell’agave si dipana e diventa innovazione, tanto da fargli mettere in vendita, nel 1913, tutte le sue opere del primo periodo per entrare in uno nuovo.

Balla rinnega addirittura il suo passato e, firmando il manifesto futurista, apre un nuovo capitolo della propria esistenza. Le parole che si affollano nella sua mente, e forse tra i suoi pennelli, trovano senso all’estero, in Germania e a Parigi, e giungiamo al bellissimo e innovativo “Bambina che corre sul balcone”, del 1912, olio su tela. La sua pittura si divide in tanti pezzetti di colore, tessere di un puzzle che arrivano a dipingere il movimento, la novità, il pensiero che diventa arte. Le sue parole diventano compenetrazioni iridescenti, acquerelli dai colori tenui o intensi, dalle figure geometriche precise o originate da un sogno mentale che diventa espresso, in volute, caleidoscopi, giochi di rincorse tra tonalità che forse non si raggiungeranno mai. Di certo tutto quanto fa pensare, cambia stile e genere, arriva al capolavoro, almeno per me, che è “Dinamismo di una cane al guinzaglio”, sempre del 1912, quando sulla tela si incontrano le zampette svelte di un cane accanto allo svolazzo dell’abito della padrona che lo porta con sé a passeggio, ed entrambi creano un percorso che tutti vorremmo fare. Il movimento diventa sempre più arte e anche il movimento del mondo, degli esseri umani, degli eserciti sembra incontrarsi in qualche sviluppo geometrico che Balla traccia sulla tela o sulla carta. La velocità, il dinamismo avranno poi bisogno di parole, come già in altri suoi colleghi del tempo, e allora troveremo scritte, nomi, cose resi immortali. FuturBalla prosegue il suo percorso fino al 1916 quando “Gli Avvenimenti” sono espressi in china su carta in una concentrazione di episodi che, se da un lato dimostrano l’appartenenza futurista, dall’altro testimoniano di come l’artista sia stato vero testimone del proprio tempo, con lucida capacità interpretativa. Il tutto si svilupperà ulteriormente nel 1917 con ancora biglietti scritti e cartoline, in cui campeggia “Attenti alle spie” indirizzato a Marinetti. Un tripudio di colore, di sviluppo di idee coraggiose e in linea con i tempi artistici, in un contributo all’arte che meritava davvero un approfondimento, se non una riscoperta, grazie alla Fondazione Ferrero.

Da vedere.

 

Alessia Biasiolo

 

One thought on “FuturBalla alla Fondazione Ferrero di Alba

  1. Avatar di WILLEM WILLEM ha detto:

    Ho visto la mostra e condivido quanto ha scritto la giornalista ALESSIA BIASIOLO, sul fatto che è da vedere, poiché molto interessante il documentario che trasmettono in una sala ,prima della visita della mostra stessa, un passaggio tra la fine del ‘900- il futurismo, ect.ect..
    Ringrazio i padroni di casa, per l’accoglienza e per l’ottimo bouffet. GRAZIE WILLEM

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