Lo splendore di Venezia a Brescia

Dopo il successo riscosso con “Il cibo nell’Arte dal Seicento a Warhol”, Palazzo Martinengo di Brescia ospita la più importante mostra sul vedutismo veneziano del ‘700 e ‘800 mai organizzata in Italia. Si tratta di un’esposizione di caratura internazionale, ricca di capolavori provenienti da collezioni pubbliche e private italiane ed estere, che vuole celebrare la città italiana che più di ogni altra è stata, ed è ancora oggi, un mito intramontabile nell’immaginario collettivo: Venezia.

Crogiolo di arte e cultura, religioni e commerci, monumenti storici e scorci mozzafiato, la Serenissima ha sedotto con il suo fascino ammaliante generazioni di viaggiatori, mercanti, letterati e soprattutto pittori che hanno fissato sulla tela con la magia del pennello piazze, chiese e canali, luci, riflessi e le mutevoli atmosfere di questo “luogo incantato fuori dal tempo sospeso tra distese di acqua e di cielo”.

Nel corso dei secoli Venezia è stata così spesso immortalata sia da artisti italiani che stranieri da determinare la nascita del vedutismo, nuovo filone iconografico particolarmente apprezzato dai colti e ricchi viaggiatori del Grand Tour desiderosi di tornare in patria con una fedele istantanea delle incantevoli bellezze ammirate nel Bel Paese.

Per raccontare al pubblico la genesi e lo sviluppo della gloriosa stagione del vedutismo veneziano, Palazzo Martinengo accoglie in esclusiva una selezione di oltre cento capolavori di Canaletto, Bellotto, Guardi e dei più importanti vedutisti del XVIII e XIX secolo. Accuratamente selezionati da un comitato scientifico internazionale presieduto dal curatore Davide Dotti, i dipinti dimostrano che la fortuna del vedutismo non si esaurì con la fine della Repubblica di Venezia, ma proseguì anche durante l’intero corso dell’Ottocento.

Sala dopo sala il visitatore vivrà un affascinante viaggio alla scoperta degli scorci più suggestivi della Città dei Dogi – da Piazza San Marco a Punta della Dogana, da Palazzo Ducale al Ponte di Rialto fino allo spettacolare Canal Grande percorso dalle gondole – seguendo il filo di un racconto che si dipana lungo due secoli di Storia dell’Arte, attraversando le differenti correnti pittoriche succedutesi nel corso del tempo, dal barocco al rococò, dal romanticismo fino agli echi dell’impressionismo.

Le luminose vedute ideate dai pittori, popolate da spigliate macchiette in costumi d’epoca e dai personaggi della Commedia dell’Arte, diventano sovente cornici alle famose feste veneziane del Redentore, della Regata Storica, della Sensa e del coloratissimo Carnevale animato dalle tradizionali maschere.

La mostra, che si articola secondo un avvincente itinerario cronologico, è suddivisa in dieci sezioni tematiche impreziosite dalla presenza di una raffinata selezione di vetri di murano creati dall’artista Maria Grazia Rosin, tra cui l’installazione “Gelatine Lux” esposta alla 53º Biennale d’Arte di Venezia. Conclude il percorso espositivo la sala “Venezia teatro della vita”, dove sono protagonisti dipinti con scene di vita quotidiana ambientate in campi e campielli, tra le calli e i canali della città.

L’esposizione di Palazzo Martinengo è un evento unico e imperdibile in grado di regalare emozioni indimenticabili, svelando l’anima più autentica della Serenissima, colta con formidabile sensibilità estetica dai più grandi maestri del vedutismo. Perché Venezia continui ad essere un mito, un sogno, vanto e orgoglio della nostra Italia terra delle meraviglie!

 

  1. D.

 

Jan Fabre. Spiritual Guards

Si rinnova l’appuntamento annuale con la grande arte al Forte di Belvedere di Firenze. Dopo le mostre internazionali di Giuseppe Penone e Antony Gormley, i bastioni dell’antica fortezza medicea ospitano le opere di Jan Fabre, uno degli artisti più innovativi e rilevanti del panorama contemporaneo. Artista totale, Fabre (Anversa, 1958) sprigiona la sua immaginazione nei diversi linguaggi della scultura, del disegno e dell’installazione, della performance e del teatro.

La grande mostra Jan Fabre. Spiritual Guards, promossa dal Comune di Firenze, si sviluppa tra Forte di Belvedere, Palazzo Vecchio e Piazza della Signoria. Si tratta di una delle più complesse e articolate mostre in spazi pubblici italiani realizzata dall’artista e creatore teatrale fiammingo. Per la prima volta in assoluto un artista vivente si cimenta contemporaneamente in tre luoghi di eccezionale valore storico e artistico. Sono esposti un centinaio di lavori realizzati da Fabre tra il 1978 e il 2016: sculture in bronzo, installazioni di gusci di scarabei, lavori in cera e film che documentano le sue performance. Fabre presenta anche due opere inedite, pensate appositamente per questa occasione. L’anteprima è stata un evento di straordinario impatto visivo e dai forti connotati simbolici. Dalla mattina del 15 aprile, infatti, ben due sculture in bronzo di Fabre sono entrate a far par parte – temporaneamente – di quel museo a cielo aperto che è Piazza Signoria. Una di queste, Searching for Utopia, di eccezionali dimensioni, si pone in dialogo con il monumento equestre di Cosimo I, capolavoro rinascimentale del Giambologna; mentre la seconda, The man who measures the clouds (American version, 18 years older), è innalzata sull’Arengario, o Ringhiera, di Palazzo Vecchio, tra le copie del David di Michelangelo e della Giuditta di Donatello. In entrambe le opere si riconosce l’autoritratto dell’artista, nella doppia veste di cavaliere e guardiano, come tramite tra terra e cielo, tra forze naturali e dello spirito. Ad una storia dell’arte che si è messa anche a disposizione del potere politico ed economico – come quella di Piazza Signoria con i suoi giganti di marmo (David, Ercole, Nettuno) e con le sue rappresentazioni bibliche, mitologiche o del genius loci (Giuditta, Perseo, Marzocco) – Jan Fabre oppone un’arte che vuole rappresentare e incarnare il potere dell’immaginazione, la missione dell’artista come “spiritual guard”. E lo fa in una piazza che dal Rinascimento in poi è stata pensata e usata come agorà e palcoscenico figurativo, che da allora è diventata luogo paradigmatico del rapporto tra arte e spazio pubblico, e dove è stata configurata in modo esemplare la funzione simbolica-spettacolare del monumento moderno. Sempre dal 15 aprile sono visibili in Palazzo Vecchio una serie di sculture che dialogano con gli affreschi e i manufatti conservati in alcune sale del percorso museale del palazzo, in particolare quelle del Quartiere di Eleonora, assieme alla Sala dell’Udienza e alla Sala dei Gigli. Tra le opere esposte anche un grande mappamondo (2.50 m di diametro) rivestito interamente di scarabei dal carapace cangiante, la cui forma e dimensione sono state ispirate proprio dal celebre globo conservato nella Sala delle Mappe geografiche, opera cinquecentesca di Ignazio Danti.

Il 14 maggio, aprirà la mostra al Forte di Belvedere, dove tra i bastioni e la palazzina saranno presentate circa sessanta opere in bronzo e cera, oltre a una serie di film incentrati su alcune storiche performance dell’artista. Le curatrici Melania Rossi e Joanna De Vos, insieme al direttore artistico del progetto Sergio Risaliti, hanno scelto il Forte Belvedere come nucleo tematico dell’esposizione Jan Fabre. Spiritual Guards, per le sue caratteristiche spaziali e storiche. Una fortificazione che nel tempo è servita per difendere Firenze dalle minacce esterne, ma anche per proteggere la famiglia dei Medici in tempi di rivolte cittadine. Un luogo di difesa dall’esterno e dall’interno quindi, che suggerisce un percorso attraverso la vita, le ambizioni e le angosce dei potenti signori medicei e che allude a opposte percezioni e sensazioni umane come quelle di controllo e abbandono, ma anche a bisogni e desideri contrapposti come quelli di protezione armata e di slancio spirituale, così profondi e radicati da condizionare le forme architettoniche e la configurazione dello spazio naturale. Soprattutto qui al Forte Belvedere dove è evidente la necessità di fortificarsi nella consapevolezza di restare pur sempre indifesi.

 

Salvatore La Spina

 

Giovedì 5 maggio Concerto Sinfonico al Teatro Carlo Felice. Direttore René Bosc

La Stagione Sinfonica 2016 del Teatro Carlo Felice prosegue giovedì 5 maggio alle ore 20.30 con il dodicesimo concerto sinfonico.

Sul podio, a dirigere i Solisti dell’Orchestra del Carlo Felice, sarà la bacchetta di René Bosc, uno dei migliori direttori e compositori contemporanei francesi, responsabile, tra l’altro, della programmazione di musica contemporanea di Radio France di Parigi e Direttore musicale dell’Ensemble dell’Istituto Straninsky dell’omonima Fondazione di Ginevra, della quale verrà nominato Direttore nel prossimo settembre 2016.

Il programma della serata sarà un vero e proprio omaggio a Igor Stravinsky, con l’esecuzione dei Tre pezzi per clarinetto solo interpretati da Valeria Serangeli, ai quali cui seguirà e l’Ottetto per strumenti a fiato, eseguito da Francesco Loi al flauto, Valeria Serangeli al clarinetto, Luigi Tedone e Mauro Calligaris al fagotto, Paolo Amedeo Paravagna e Flavio Bergamasco alla tromba, Davide Masenga e Francesco Tritto al trombone.

A conclusione della serata, L’Histoire du Soldat, il  capolavoro di Stravinsky su testo di Charles-Ferdinand Ramuz, musicato dall’autore in uno spirito di autentica modernità, eseguito per la prima volta a Losanna nel 1917 sotto la direzione di Ernest Ansermet. Un’opera da “recitare, suonare e danzare”, una favola esemplare e divertente che, sposando la farsa alla tragedia, sembra anticipare l’impasse in cui si trova oggi la società: emblematica, infatti, la figura del Soldato ignorante che, irretito dal Diavolo, cede il suo violino (ovvero l’anima) in cambio di una ricchezza illimitata.

Sarà il musicattore Luigi Maio che porterà in scena il capolavoro stravinskyano, rappresentandolo in chiave trasformistica e con molta fedeltà alla volontà originaria degli autori, in una edizione che ha ricevuto il Premio dei Critici di Teatro e le lodi di Marie Stravinsky, bisnipote del grande compositore e presidente della Fondazione Igor Stravinsky di Ginevra, di cui Luigi Maio è ora rappresentante in Italia. Intrecciando note e parole in un pirotecnico fuoco di fila, Maio interpreterà  i ruoli del Soldato, del Diavolo, del Narratore e della Principessa, esaltando il tema del “Doppio” alla Jekyll & Hyde.

Giovedì 5 maggio 2016 ore 20.30

dodicesimo concerto in abbonamento

Omaggio a Igor Stravinsky

Direttore

RENÉ BOSC

Musicattore

LUIGI MAIO

 

Igor Stravinsky

Tre pezzi per clarinetto solo

Clarinetto VALERIA SERANGELI

 

Ottetto per strumenti a fiato

Flauto Francesco Loi

Clarinetto Valeria Serangeli

Fagotto Luigi Tedone

Fagotto Mauro Calligaris

Tromba Paolo Amadeo Paravagna

Tromba Flavio Bergamasco

Trombone Davide Masenga

Trombone Francesco Tritto

 

L’histoire du soldat

Clarinetto Corrado Orlando

Violino Elisabetta Garetti

Contrabbasso Elio Veniali

Fagotto Luigi Tedone

Cornetta Paolo Amedeo Paravagna

Trombone Davide Masenga

Percussioni Lorenzo Malacrida

 

Orchestra Teatro Carlo Felice

 

Marina Chiappa

 

Cornizzolo Cup, Italian Paragliding Open 2016


Dal 22 al 28 maggio presso il Cornizzolo, monte che sovrasta Suello
(Lecco) ed i laghetti di Annone ed Oggiono, si volerà la Cornizzolo Cup, Italian Paragliding Open 2016, gara internazionale e campionato italiano di
parapendio.
Organizzata dall’Aero Club Lega Piloti e dal Parapendio Club
Scurbatt, nome che nella lingua locale designa il corvo, lo scenario sarà quello del triangolo lariano e del braccio del lago di Como cantato dal Manzoni, con sconfinamenti nelle province di Como, Bergamo ed in Valsassina.
Dipenderà dalle condizioni del tempo.

Più che in letteratura, i 125 piloti, massimo numero ammesso, si
esibiranno, invece, in sette giorni di voli in parapendio mezzo che, insieme al
deltaplano, costituisce lo sport del volo libero, cioè senza motore.

Verranno da 20 nazioni, incluse Nuova Zelanda, Venezuela e Messico. Dopo
l’Italia, sarà la Francia la nazione più rappresentata.

I due mezzi si reggono in aria con un “motore” assolutamente
ecologico, zero consumi ed emissioni, perché sfrutta le masse d’aria ascensionali, dette termiche, a loro volta provocate dall’irraggiamento del suolo.
Queste consentono di guadagnare quota e con essa la possibilità d’avanzare
grazie all’efficienza delle ali. A sua volta l’avanzamento permette di
intercettare nuove termiche e di riguadagnare la quota eventualmente perduta in un continuo su e giù anche per centinaia di chilometri.

La delucidazione è sommaria, ma rende l’idea. Di certo la rendono
meglio i 514 chilometri del record mondiale stabilito lo scorso autunno in
Brasile ed i 401 di quello femminile stabilito nella stessa zona e periodo da
Nicole Fedele, pilota friulana. Questi risultati sono classificati dalla Federazione Aeronautica Internazionale (FAI) come “distanza libera”, cioè parto da un punto e volo il più lontano possibile. Invece, volare in un campionato presenta difficoltà diverse. Il pilota deve obbligatoriamente seguire un percorso prestabilito con obbligo di toccare punti prefissati del territorio, detti boe, prima di raggiungere l’atterraggio. Secondo le condizioni
meteo, i tracciati vanno dai 70 ai 110 chilometri. Vince chi impiega meno tempo. Il corretto aggiramento delle boe è certificato dal GPS in dotazione al
pilota, insieme al livetrack, strumento che consente di seguire la gara in
diretta dai computer. La somma delle classifiche di ogni singola prova dà la
classifica finale ed in questo caso i nuovi campioni. Silvia Buzzi Ferrari (Milano) e Marco Littamé (Torino) difenderanno i
rispettivi titoli conquistati lo scorso anno, il nono per Silvia ed il
quarto per Marco. Sito storico il monte Cornizzolo (1.241 m) perché vi nacque il volo libero nel 1972, quando il comasco Alfio Caronti spiccò il primo volo in
deltaplano d’Europa. Atterraggio ufficiale a Suello, sede del quartier
generale della gara giunta alla 12.a edizione e che si svolge sotto l’egida
dell’Aero Club d’Italia e della FAI. Ben 42 i volontari impegnati
nell’organizzazione.

Gustavo Vitali

 

La linea d’ombra di Roberto Rampinelli a Vicenza

18 Roberto Rampinelli,La foglia, 2014, colori ad acqua su tavola, cm 17x27

Presso l’Associazione TheArtsBox di Vicenza, fino al 22 maggio, è aperta la mostra “La Linea d’ombra” di Roberto Rampinelli, artista bergamasco classe 1948, fra i maggiori interpreti contemporanei dello Still Life, tendenza diffusa in Nord Europa ma poco affermata in Italia.

Anteprima della rassegna internazionale di poesia e musica “Poetry Vicenza 2016” ideata e diretta da Marco Fazzini con il supporto del Comune di Vicenza e delle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, la personale di Roberto Rampinelli, curata dallo stesso Marco Fazzini, presenta 30 opere fra paesaggi e nature morte di piccole e medie dimensioni, tutte realizzate con colori ad acqua su tavola, che dialogano con gli scritti di otto poeti: Ryszard Krynicki (Polonia), Ana Luisa Amaral (Portogallo), Douglas Reid Skinner (Sud Africa), Douglas Dunn (Scozia), Julio Llamazares e David Jou (Spagna), Marco Fazzini e Valerio Magrelli (Italia).

Per Roberto Rampinelli, esteticamente ispirato da Piero Della Francesca e dalla pittura quattrocentesca italiana, ma anche dalla lirica di De Chirico, Carrà, Morandi, senza dimenticare Kiefer, l’incontro con “Poetry Vicenza 2016” è dunque solo in parte casuale, perché la poesia è una delle matrici che ha sempre accompagnato l’artista nello sviluppo dei suoi dipinti.

Ricerca, senso del rigore, simmetrie, solitudini, trasparenze, silenzio: queste le linee dell’arte di Rampinelli, che vive e lavora tra Milano, Urbino e Amer in Catalogna.

Conchiglie, tulipani, garofani, foglie di ginkgo, brocche, scodelle, scatole, mestoli: questi invece i soggetti dei minuziosi dipinti di Roberto Rampinelli che espone a Vicenza, oltre a paesaggi brulli e senza piante, dove anche la presenza dell’uomo è quasi del tutto scomparsa.

In quella che è una perizia tecnica che sfiora spesso il virtuosismo, l’artista parte dall’elemento reale per sbocciare in una dimensione simbolica, dove la pittura rimane sospesa.

E la “linea d’ombra” è l’esile “spaccatura” che permette la leggibilità dell’opera di Rampinelli da parte dell’osservatore nel momento in cui decide di cogliere la consistenza linguistica degli oggetti rappresentati, decisione fondamentale per chiarire la dimensione poetica della sua pittura: “Tutto è reale nella sua pittura, ma nulla rimanda al realismo, alla concretezza di elementi rinvenibili nella fisicità del quotidiano” scrive Giuseppe Ardrizzo nel testo in catalogo.

 

ROBERTO RAMPINELLI

LA LINEA D’OMBRA

THEARTSBOX

Contrà San Paolo 23, Vicenza

Fino al 22 maggio 2016

Ingresso libero

 

Orari di apertura:

Sabato 10.30-12.30 / 17.30-19.30, Domenica: 17.30-19.30

 

Stefano De Angelis

 

Premio Golosario 2016

Ecco i vincitori del Premio Golosario alle aziende che hanno presentato alla Rassegna Internazionale dell’Agroalimentare di Qualità i prodotti ritenuti più interessanti, per gusto o innovazione, da una commissione che ha degustato in incognito durante i giorni di manifestazione.

Istituito in collaborazione con i critici enogastronomici Paolo Massobrio e Marco Gatti, il Premio Golosario è un riconoscimento per premiare le eccellenze emergenti dell’agroalimentare in mostra a Sol&Agrifood. I vincitori verranno poi inseriti nella guida Il Golosario.

Dalla bresaola di pecora al vinappeso fatto con il culatello stagionato nell’Amarone e nel Recioto della Valpolicella, dai biscotti salati alla curcuma ai formaggi pecorini, dalla crema al pistacchio però senza glutine e latticini fino al succo di frutta all’uva americana e alla confettura di goji, dai condimenti per la pasta in tubetto per finire con la crema di acciughe, i prodotti premiati sono la punta di diamante di una tradizione agroalimentare capace di evolversi ed essere moderna e al passo con i tempi.

Prossima edizione della Rassegna dell’Agroalimentare di qualità dal 9 al 12 aprile 2017.

I vincitori del Premio Golosario 2016

SALUMI

Re Norcino – San Ginesio (MC) – Campagnola

Allevamento Veneto Ovini Anguillara Veneta (PD) – Bresaola di pecora

Vigneto dei salumi Arbizzano di Negrar (VR) – Vinappeso

PANE E PASTA

Dalla Val – Cà di David (VR) – Crocca in bocca classici

Vannini –  Calenzano (Fi) – Biscotti salati alla curcuma

BIRRE

Timilia – Catania – Red Ale “Timili”

Birrificio Aurelio – Ladispoli (RM) – IGA Filo Bianco

Anima – Roccasparvera (CN) – Dante Birra Rossa

FORMAGGI

Il parco delle bontà – Forenza (Mc) – Pecorino di Forenza

Chironi – Montalcino (SI) – Pecorino di Montalcino

DOLCI

Alicos – Salemi (TP) – Crema di pistacchio senza lattosio e senza glutine

Sirianni – Cittanova (RC) – Confettura extra di goji

Marco Colzani –  Carate Brianza (MB) – Succhi di frutta all’uva americana

SFIZIOSITÀ

Solo Sole – Paterno (CT) – L’amoremio

Figulì – Villorba (TV) – Salsa volume 2

Frantoio Bianco – Pontedassio (IM) – Crema di acciughe U Machettu

 

Veronafiere

 

Sheroes: la mostra di Amnesty sulle spose bambine alla Triennale di Milano

A Milano dal 3 all’8 maggio nell’ambito della prima edizione del Festival dei Diritti Umani, Amnesty International Italia esporrà presso la Triennale di Milano la mostra fotografica “Sheroes” sulle spose bambine in Burkina Faso, con scatti di Leila Alaoui, la fotografa franco-marocchina rimasta uccisa negli attacchi del 15 gennaio 2016 a Ouagadougou. L’inaugurazione della mostra si terrà martedì 3 maggio alle ore 19.00 presso il Salone d’Onore della Triennale di Milano (Palazzo della Triennale, viale Alemagna, 6) nel giorno di inaugurazione del Festival e alla presenza di Danilo De Biasio, direttore esecutivo del Festival dei Diritti Umani e di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Saranno inoltre presenti i genitori di Leila Alaoui. La mostra fotografica, il cui titolo è una contrazione di “she” e “heroes”, presenta immagini positive di donne e ragazze provenienti da una varietà di ambienti e situazioni (ospiti e lavoratrici di case-rifugio, ginecologhe, responsabili di associazioni femminili, leader di comunità), storie di coraggio, determinazione, impegno, cambiamento positivo. Le “sheroes” sono le nostre eroine: le ragazze che hanno subito e hanno superato la violenza, lo stupro, il matrimonio precoce e forzato, l’esilio, il disagio; ma anche le donne che stanno con loro difendendo, proteggendo, nutrendo, abilitando, ispirando. Alla realizzazione hanno contribuito anche i fotografi Sophie Garcia e Nick Loomis. Ci sono due storie in questa mostra: la storia di coloro che sono sopravvissuti al terrore e alla brutalità e la storia di coloro che non ce l’hanno fatta. La prima storia che apre la mostra è quella delle nostre “sheroes”. É una storia di speranza e di luce. La seconda storia è quella di coloro a cui Amnesty International si è rivolta per raccogliere i ritratti delle nostre eroine. La fotografa Leila Alaoui e l’autista Mahamadi Ouedraogo non sono sopravvissuti ai terribili attacchi del gennaio 2016 che hanno privato Ouagadougou, il resto del Burkina Faso e altre città in tutto il mondo di tante persone care. La loro perdita è stata devastante. Ma anche in una tragedia come questa, c’è una storia di speranza e di luce. Questa è la storia che chiude la mostra. Attraverso questa mostra fotografica, Amnesty International rende onore a tutti coloro che vi sono ritratti, a Leila Alaoui e a Mahamadi Ouedraogo e ai molti altri come loro nel mondo. E invita tutti a partecipare a questo omaggio. Nel recente rapporto intitolato “Costrette e impedite: i matrimoni forzati e gli ostacoli alla contraccezione in Burkina Faso”, Amnesty International ha denunciato che i matrimoni forzati e precoci stanno derubando migliaia di bambine del Burkina Faso – anche di soli 13 anni – della loro infanzia e che gli elevati costi dei contraccettivi e ulteriori barriere impediscono loro di decidere se e quando avere figli. Il rapporto contiene anche storie di donne e bambine minacciate o picchiate per aver cercato di prendere decisioni autonome sul matrimonio e la gravidanza. Nel 2014 e nel 2015 i ricercatori di Amnesty International hanno intervistato 379 donne e bambine, documentando i molteplici ostacoli che impediscono l’accesso ai servizi medici di contraccezione. La legislazione nazionale prevede che le ragazze debbano avere almeno 17 anni prima di sposarsi ma nella regione settentrionale del Sahel più della metà (il 51,3 per cento) delle bambine tra i 15 e i 17 anni risulta già sposata. L’allestimento presso la Triennale di Milano costituirà la prima tappa del tour della mostra fotografica in Italia. Amnesty International sarà inoltre presente durante il Festival dei Diritti Umani con punti informativi, momenti di presentazione delle proprie attività e laboratori di Educazione ai diritti umani. Per firmare l’appello: http://appelli.amnesty.it/burkina-faso-matrimoni-forzati/

Amnesty International Italia

Dario Fo ha presentato a Verona il Museo Archivio Laboratorio

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E’ stato presentato nella sala convegni del Palazzo della Gran Guardia di Verona, dal premio Nobel Dario Fo, il nuovo Museo Archivio Laboratorio Franca Rame-Dario Fo, che ripercorre oltre sessant’anni di storia del teatro e della cultura italiana. Presente per l’occasione il Sindaco Flavio Tosi, che ha sottolineato “la soddisfazione per la città di Verona di ospitare lo spazio espositivo di un artista come Dario Fo, una figura eclettica e geniale, unica nel panorama culturale italiano. Un grande regalo offerto al mondo, ricco d’arte, cultura e, soprattutto, della storia di un’importante parte della mondo teatro italiano”.

Inaugurato lo scorso 23 marzo alla presenza dell’onorevole Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, l’Archivio Rame-Fo, ospitato negli spazi dell’Archivio di Stato di Verona, costituisce un patrimonio di straordinaria rilevanza, composto da copioni, manoscritti, stesure progressive dei lavori svolti, disegni, dipinti, bozzetti, manifesti, libri, articoli, costumi, pupazzi, marionette, scenografie, locandine e fotografie di scena. Per valore artistico e ricchezza dei contenuti, il Museo Archivio è stato riconosciuto patrimonio culturale della storia italiana e dichiarato, nel 2015, “d’interesse storico particolarmente importante” da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. In occasione dell’inaugurazione è stata allestita una mostra, che presenta le opere pittoriche di Dario Fo, oltre a manufatti artistici e arredi di scena.

Durante la presentazione, il premio Nobel Fo ha illustrato alle istituzioni culturali cittadine e al pubblico le finalità del MusAlab che, come egli stesso ha affermato, perseguono “… un’arte diffusa che arrivi ad aprire le porte di ogni città, usando il teatro e lo spettacolo per l’incontro e la conoscenza”. Il patrimonio artistico MusAlab Franca Rame-Dario Fo è anche centro internazionale di studi su arte e spettacolo.

Il MusAlab è visitabile da lunedì a venerdì dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 14 alle 17; sabato e domenica dalle ore 10 alle ore 19.

Informazioni: Archivio di Stato di Verona, via Santa Teresa 12 , tel 045-594580; archivioctfr@francarame.it; as-vr@beniculturali.it

Roberto Bolis

 

Brasile: 100 giorni alle Olimpiadi. Parla Amnesty International

Dall’inizio del mese la polizia ha ucciso almeno 11 persone nelle favelas di Rio de Janeiro, i cui abitanti stanno vivendo nel terrore. È quanto ha denunciato Amnesty International, a 100 giorni dall’inizio delle Olimpiadi. Lo scorso anno nella sola Rio de Janeiro la polizia ha ucciso almeno 307 persone, un quinto degli omicidi avvenuti nella città. Le autorità non solo non portano in giudizio i responsabili ma stanno assumendo un approccio sempre più deciso nei confronti di proteste di piazza, in larga parte pacifiche. “Nonostante le promesse di una città sicura per ospitare le Olimpiadi, gli omicidi ad opera della polizia sono regolarmente aumentati negli ultimi anni. Molte altre persone sono state ferite da proiettili di gomma, granate stordenti e persino armi da fuoco mentre prendevano parte alle proteste” – ha dichiarato Atila Roque, direttore generale di Amnesty International Brasile. “Finora la maggior parte degli omicidi commessi dalla polizia non è stata oggetto d’indagini. Le autorità devono ancora emanare linee guida per formare le forze di polizia all’uso delle cosiddette ‘armi non letali’ e tendono a considerare i manifestanti alla stregua di nemici pubblici” – ha aggiunto Roque. “C’è davvero molto che, nei prossimi 100 giorni, le autorità e gli organizzatori di Rio 2016 potranno e dovranno fare per assicurare che ogni singola operazione relativa alla sicurezza pubblica non violi i diritti umani. Ci aspettiamo che le forze di polizia di Rio assumano un approccio cauto e abbandonino la strategia del ‘prima spara, poi fai domande’” – ha continuato Roque. Negli ultimi anni nello stato di Rio de Janeiro vi è stato un profondo aumento dei casi di uso eccessivo della forza. La maggior parte delle vittime erano giovani neri delle favelas e di altre aree di emarginazione. Nel 2014, l’anno dei mondiali di calcio in Brasile, nello stato di Rio de Janeiro la polizia uccise 580 persone, il 40 per cento in più rispetto al 2013. Nel 2015 il numero è salito a 645. Sebbene non sia possibile collegare l’aumento degli omicidi da parte della polizia alla preparazione per le Olimpiadi, questi numeri rivelano una chiara tendenza all’uso eccessivo della forza, alla violenza e all’impunità che caratterizzano oggi le istituzioni che si occupano della sicurezza pubblica. Nell’agosto 2015, Amnesty International aveva pubblicato un rapporto sugli omicidi commessi dalla polizia militare a Rio de Janeiro, denunciando la prassi del “grilletto facile” invalsa nella favela di Acari dopo la fine dei mondiali di calcio. Sulla base delle ricerche di Amnesty International, la vasta maggioranza degli omicidi commessi dalla polizia militare ad Acari era da considerarsi alla stregua di esecuzioni extragiudiziali. Nonostante lo scandalo e la pressione dell’opinione pubblica, finora nessuno è stato portato di fronte alla giustizia. “È sconvolgente vedere quanto a Rio e in altre città brasiliane gli omicidi ad opera della polizia continuino a ritmo quotidiano e come la risposta delle autorità sia assai insufficiente. Il prezzo, in termini di sofferenza e perdita di vite umane, è pagato soprattutto dagli abitanti delle favelas e di altre zone povere, in particolare da giovani uomini neri” – ha sottolineato Roque. La repressione delle proteste da parte della polizia è secondo Amnesty International un altro elemento di preoccupazione. Due anni dopo aver ospitato i mondiali di calcio, occasione in cui Amnesty International denunciò casi di uso eccessivo e non necessario della forza da parte della polizia durante le proteste – compreso l’uso improprio di “armi non letali” (gas lacrimogeni, spray al peperoncino, granate stordenti, proiettili di gomma ecc.) – non è stata assunta alcuna misura per evitare ulteriori violazioni dei diritti umani da parte della polizia. L’unica novità dal punto di vista legislativo, relativa alla sicurezza pubblica in occasione delle Olimpiadi, è la normativa anti-terrorismo entrata in vigore nel febbraio 2016, che potrebbe essere usata per stroncare e criminalizzare le proteste.

Principali fatti e cifre Nel 2015 le forze di polizia si sono rese responsabili di un omicidio su cinque nella città di Rio de Janeiro. Nelle prime tre settimane dell’aprile 2016, almeno 11 persone sono state uccise nel corso di operazioni di polizia. Nei primi tre mesi del 2016 gli omicidi a seguiti di intervento delle forze di polizia nella città di Rio sono aumentati del 10 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015. Rispetto al 2013, nel 2015 gli omicidi a seguito di intervento delle forze di polizia nello stato di Rio sono aumentati del 54 per cento.

Amnesty International Italia