VINO, l’App dedicata al mondo del vino italiano

VINO – Vinitaly Wine Club, l’App che ha debuttato in occasione di Expo Milano 2015 come strumento sinergico al Padiglione VINO – A taste of Italy, è stata insignita del 1° premio Mediastars quale Miglior App italiana. La consegna del premio verrà fatta a giugno.

Mediastars è un premio indipendente, giunto alla ventesima edizione, voluto tra l’altro da alcune tra le più importanti agenzie pubblicitarie e di case di produzione e post-produzione audiovisiva e web factoring, che si propone di mettere in luce la professionalità di chi tecnicamente contribuisce con il proprio apporto alla riuscita di una comunicazione pubblicitaria.

Quattro le aree in cui è suddiviso il premio e VINO – Vinitaly Wine Club si è aggiudicata il primo posto in quella dedicata a Comunicazione Multimediale, Internet e Advertising on Line.

Sviluppata da DesignWine e Graffiti, l’App VINO è stata lanciata come guida “tascabile” per oltre 1,5 milioni di visitatori che hanno varcato la soglia del Padiglione del vino all’Expo, degustando oltre 1.000 etichette italiane presenti nella Biblioteca del Vino.

Da allora, sono decine di migliaia gli utenti attivi ogni giorno e ad oggi VINO è riconosciuta come la prima piattaforma digitale per l’acquisto di vino, così come la più rappresentativa e prestigiosa vetrina per le cantine italiane di qualità, che possono quindi far conoscere il proprio marchio e l’eccellenza della propria produzione a una foltissima community di wine lovers italiani e stranieri.

L’App VINO è l’estensione mobile di Vinitaly Wine Club e offre una wineexperience unica nel suo genere, volta non solo all’acquisto di vino in modo facile e veloce, ma anche ad accrescere e diffondere una maggior conoscenza del vino italiano, patrimonio enologico riconosciuto in tutto il mondo. La navigazione è semplice e sviluppata sui 3 punti chiave che caratterizzano un’autentica degustazione di vino:

  ENOTECA: il cuore e-commerce, interamente dedicato alla vendita di vini e selezioni tematiche guidate, con spedizione in Italia e in tutto il mondo. Offerte speciali settimanali e un ampissimo catalogo dei migliori vini provenienti dalle 20 regioni d’Italia, con più di 600 etichette sempre disponibili;

  GUSTA: l’area dedicata alle degustazioni, in cui l’utente può esprimere la propria valutazione del vino appena assaggiato e condividere le sue recensioni con tutta la community di Vinitaly Wine Club.

  ESPLORA: l’area formativa e informativa dell’App, che supporta l’utente nella scelta del vino preferito, proponendo approfondimenti tematici come storie di vitigni e territori, interviste ai produttori, schede dettagliate delle cantine, così come ricette, degustazioni e curiosità sul mondo del vino. 

“Siamo molto fieri ed orgogliosi del progetto e del successo conseguito con il lancio della nostra App VINO. Speriamo possa rappresentare un ottimo supporto ed un nuovo mezzo d’acquisto online sicuro e veloce per sempre più persone oggi in cerca del giusto vino”. Alessandro e Timothy, co-foundersVinitaly Wine Club.

 

Veronafiere
 

Incontri intorno a “Vaghezza e nobiltà” a Bologna

In occasione della mostra bolognese “Guido Reni e i Carracci. Un atteso ritorno. Capolavori bolognesi dai Musei Capitolini”, Genus Bononiae. Musei della Città propone a partire da oggi, mercoledì 3 febbraio, un ciclo di sei incontri dal titolo “Vaghezza e nobiltà”.

Ecco il calendario degli incontri ai quali è possibile accedere liberamente:

3 febbraio 2016, ore 18, Palazzo Fava, Sergio Guarino, “Nel Nostro Campidoglio”: un papa bolognese e la nascita della Pinacoteca Capitolina.

7 febbraio 2016, ore 17, Pinacoteca Nazionale, Angelo Mazza, La pala Hercolani di Guido Reni nella Pinacoteca Nazionale di Bologna. La storia di un’opera incompiuta.

17 febbraio 2016, ore 18, Palazzo Fava, Raffaella Morselli, Una commissione lunga 14  anni. Guido Reni, i mercanti della seta e la pala di San Giobbe per la chiesa della Misericordia a Bologna.

24 febbraio 2016, ore 18, Palazzo Fava, Sergio Bettini, Il decoro architettonico di Palazzo Fava al tempo dei Carracci.

2 marzo 2016, ore 18, Palazzo Fava, Fabrizio Capanni e Francesco Buranelli, La Confraternita dei bolognesi a Roma e la sua chiesa.

9 marzo 2016, ore 18, Palazzo Fava, Vincenzo Cioni, Da Palazzo Fava a Palazzo Farnese a Roma: i Carracci maestri dell’allegoria.

 

Per informazioni: tel. 051 19936305

Nuova cabinovia Falcade-Le Buse nella Ski Area San Pellegrino

I010577-inaugurazione4Inaugurata la cabinovia Falcade-Le Buse alla presenza del Presidente della Regione Veneto Luca Zaiache ha sottolineato come il riscatto delle Dolomiti e della montagna veneta sia strettamente legato alla realizzazione di infrastrutture al passo con i tempi: “Questo nuovo impianto di risalita costituisce un vero vanto per tutto il Veneto. Un grande applauso va a tutti coloro che ci hanno creduto fortemente e hanno lavorato per fare in modo che un sogno potesse diventare realtà. L’ingrediente fondamentale per lo sviluppo della montagna veneta è l’innovazione, la capacità di elevare costantemente la qualità dei servizi fruendo in maniera intelligente delle moderne tecnologie, senza però snaturare l’essenza e l’identità di questi luoghi di straordinaria bellezza e attrattiva”.

Con lui al taglio del nastro il Sindaco di Falcade Michele Costa, il Presidente della società Impianti Falcade – Col Margherita S.p.A. Mauro Vendruscolo, il Presidente di Dolomiti Superski Sandro Lazzari, il Consigliere Leandro Grones per la Provincia di Belluno, l’Assessore alla Cultura, Cooperazione, Sport e Protezione Civile della Provincia di Trento Tiziano Mellarinie l’Onorevole Roger De MenechPresidente del Comitato Paritetico per la gestione dei fondi delle province di Trento e Bolzano destinati ai comuni di confine delle regioni Veneto e Lombardia.

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“La cabinovia di Falcade darà un impulso importante al turismo e all’economia di tutta la Val Biois, sia per la stagione invernale sia per la stagione estiva. Un progetto portato a termine in tempi brevissimi, grazie ad un ottimo lavoro di squadra tra pubblico e privato, che ci ha regalato nuovo entusiasmo e sicuramente farà da traino a numerose altre attività e interventi che abbiamo in programma per il prossimo futuro” ha dichiarato il Sindaco di Falcade Michele Costa.

“Questo impianto si inserisce nel percorso di riorganizzazione della Ski Area San Pellegrino che dal 1999 ad oggi ha visto realizzati 5 impianti di risalita ed una importante riqualificazione delle aree sciabili e soprattutto il potenziamento del sistema di innevamento programmato” afferma invece Mauro Vendruscolo, Presidente della società Impianti Falcade – Col Margherita S.p.A. “Un impianto che parte dal paese, importante per l’offerta turistica della valle con un ruolo anche di mobilità alternativa in quanto oggi, come ci dicono i primi dati, si parcheggia a Falcade e si sale con gli sci a San Pellegrino e non più con la macchina, dando la possibilità a tutti sciatori e non sciatori, ma soprattutto a famiglie con bambini, anziani e diversamente abili di raggiungere comodamente la nostra ski area. Un impianto che aggiunge qualità ed eccellenza in quella che è sempre stata la nostra volontà di migliorare l’offerta sciistica nell’ambito del Dolomiti Superski”. La nuova cabinovia ad ammorsamento automatico Falcade-Le Buse, fruibile anche dai semplici pedoni, porta da Falcade (1199 m) a Le Buse (1884 m) sviluppandosi su una lunghezza di 1890 m con un dislivello di circa 685 m e una pendenza media del 39.4%. L’impianto di risalita è dotato di moderne e comode cabine a 8 posti di colore grigio e ha una portata oraria di 2400 persone all’ora. Ogni cabina può ospitare al suo interno l’attrezzatura da sci e consente di ammirare dalle sue ampie vetrate un magnifico panorama a 360° sulle vette dolomitiche di Focobon e Mulaz (gruppo delle Pale di San Martino), Civetta, Pelmo, Cime d’Auta e Marmolada.

SASP

Il Mattia Pascal di Tato Russo

Tato RussoIn scena al Teatro Sociale di Brescia il teatro di Tato Russo per il capolavoro pirandelliano “Il Fu Mattia Pascal” in un adattamento che rende pienamente giustizia ad un personaggio spesso interpretato come sconfortato, invischiato nei meandri del proprio malessere interiore, vivente in scena come perseguitato da una sfortuna di cui non riesce a disfarsi. Invece, con grande maestria che lo conferma uno dei grandi del teatro italiano, Tato Russo è un Mattia Pascal pienamente consapevole della sua esistenza, capace di cogliere le provocazioni del destino che, per bocca di un viaggiatore come lui oppure di una donna che percorrerà con lui un pezzo di vita, gli indicano di volta in volta la strada, che poi è un ritorno a se stesso, alle motivazioni profonde di una vita insulsa, dalla quale Mattia come la maggior parte delle persone non riesce ad uscire. E non si tratta di soldi, di fortuna al gioco, bensì di cercare di evadere senza assumersi il carico di sé. Quel sé che ai tempi di Pirandello era tanto di moda scandagliare e che il genio agrigentino ha capito accanto alla moglie malata. La realtà non è una soltanto: sono una moltitudine e, quel che è peggio, una moltitudine che ci naviga dentro senza voler uscire da quel granello di spazio che siamo nei confronti di un universo che ci accoglie come una mamma e che ci respinge come relitti alla deriva.

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Mattia non trova risposte univoche: torna alla sua storia, smascherando la carnefice suocera che adesso si occupa di un nuovo genero soltanto per posizione e soldi; torna al lavoro di aiuto bibliotecario perché non ha altra scelta. Torna ad occuparsi dei suoi soldi e forse a non occuparsene affatto, cercando di gestire quella situazione comica e assurda nel contempo di uno che ha già la tomba con il proprio nome. Russo propone il quesito che Pirandello ha confezionato così bene per il tempo di allora e per il nostro, adatto probabilmente anche per i futuri. Il nome, lo status, la famiglia hanno davvero un senso? Se poi ti identificano come un cadavere in una roggia e nessuno ti riconosce? Oppure ti vuole riconoscere come causa dei propri mali e festeggia inconsciamente la tua morte per avere un’occasione di vita nuova e forse più vera? Cos’è il vero? Tato Russo è davvero bravo nel porre tutte queste domande soltanto (si fa per dire) con una performance impeccabile, senza sbavature, essendo egli davvero Pascal e ciascun spettatore allo stesso tempo, proprio come il vero copione domanda. Rimandare le domande a chi deve trovare una risposta è il vero segreto di Pirandello, in questo suo romanzo e in altri capolavori, sia teatrali che scritti. Riproporre una realtà che non si dipana mai abbastanza, perché non è circoscritta al singolo evento o soggetto; non è iniziata e finita; non ha spazi e tempi, ma tutto è relativo a chi legge, chi ascolta, chi agisce. Se e quando deve agire. La verità, la comprensione, non è data e basta: si deve sentire il treno fischiare, si deve leggere la notizia della propria morte; si deve guardare la propria moglie negli occhi per sapere com’è stato possibile dichiararlo morto e via discorrendo. Tutti, in fondo, sapevano che poteva anche essere ancora vivo, ma imputano a lui la mancata chiarificazione. Imputano a lui lo sbaglio di essersi recato a Montecarlo per tentare una fortuna che portasse la sua situazione ad essere meno alienante. Il suo peccato, però, non è stato provare a cambiare, ma riuscirci proprio. Ha vinto al gioco un sacco di soldi e poi, addirittura capace di approfittare dell’altrettanta sfortuna di essere “morto” per tutti, ha viaggiato, visto il mondo, goduto della propria fortuna. Eppure, non è nessuno. Infatti, si ritrova a dover dire chi è, da dove viene. Non basta essere ricco e onesto, ma bisogna giustificarsi, spiegare, appartenere. Non essere solo per se stessi. Quindi la vita fa pagare a Pascal la sua fortuna, la sua capacità di dirsi di poter provare a cambiare. Moderno Ulisse che sfida il mondo conosciuto, va al di là ma, anziché sentirsi sconfitto, grazie all’interpretazione di Tato Russo adesso Pascal è ancora vincente. Smaschera la piccolezza di tutti, come se fosse un rinnovato Conte di Montecristo, e finisce, oh sì, finisce per non ritrovarsi più nemmeno lui, confuso dalle accuse e da chi, soprattutto, si erge ad avere le soluzioni per tutti.

La chiusa è perfetta, ricca di senso e con il senso che ciascuno spettatore vuole darle. Di nuovo uno spettacolo all’altezza della sempre buona stagione di spettacoli di prosa al Teatro Sociale di Brescia, sempre tutto esaurito.

 

Alessia Biasiolo