Trionfale il bilancio del Grande Teatro

Autori di grande rilievo, attori e registi di altissimo livello, capolavori di sicuro richiamo del Novecento e opere drammaturgiche dei giorni nostri: la stagione 2013/14 del Grande Teatro – pluridecennale rassegna di prosa organizzata dal Comune di Verona in collaborazione col Teatro Stabile di Verona, con Unicredit come main partner e con il contributo della Provincia di Verona – ha avuto un esito trionfale. Con le sue 30.044 presenze – 5.386 in più rispetto alla precedente edizione (pari a un incremento del 22% con un aumento di quasi centomila euro di incasso) – la rassegna ha letteralmente ribaltato la tendenza nazionale che purtroppo vede il teatro in crisi. La formula, consolidata negli anni, si è arricchita (in questa edizione, la ventottesima) di nuovi elementi fermo restando il criterio che sta alla base della rassegna: proporre al pubblico un ventaglio, ampio e di qualità, della drammaturgia classica quanto del teatro del secolo scorso e del nuovo millennio. Il tutto con messinscene che si sono avvalse degli attori più amati e stimati da pubblico e critica a livello nazionale e dei migliori registi italiani.

Il cartellone 2013/14 ha abbinato capolavori dell’Ottocento e del Novecento (come Hedda Gabler di Henrik Ibsen, Le voci di dentro di Eduardo De Filippo ed Erano tutti miei figli di Arthur Miller che appartengono a un filone drammatico) a commedie comiche e brillanti come I ragazzi irresistibili di Neil Simon e Servo per due che il cinquantasettenne drammaturgo inglese Richard Bean ha rielaborato dal Servitore di due padroni di Carlo Goldoni. Restando in ambito contemporaneo due testi in programma sono stati di sicuro e forte impatto per le tematiche che trattano: Prima del silenzio del regista e drammaturgo Giuseppe Patroni Griffi (scomparso nel 2005) che nel fare un raffronto tra generazioni, traccia il bilancio che un uomo maturo fa della sua vita, e La torre d’avorio del settantanovenne sudafricano Ronald Harwood, testo che affronta il tema della libertà di un artista durante il nazismo. E infine la poetica Ballata di uomini e cani, tributo di Marco Paolini allo scrittore Jack London e al “senso del limite” che la montagna ci impone.

Lo spettacolo che ha fatto registrare più presenze è stato, con 4.204 spettatori, La torre d’avorio con protagonista Luca Zingaretti. Seguono, nell’ordine, Ballata di uomini e cani (4.185) con Marco Paolini, Servo per due (4.177) con Pierfrancesco Favino, Le voci di dentro (4.100) con Toni Servillo, I ragazzi irresistibili (3.875) con Eros Pagni e Tullio Solenghi, Prima del silenzio (3.267) con Leo Gullotta e con il giovane veronese Eugenio Franceschini, Erano tutti miei figli (3.184) con Mariano Rigillo ed Hedda Gabler (3.052) con Manuela Mandracchia.

Enrico Pieruccini e Betty Zanotelli

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