Intervista alla band ExKGB

Due lunghi brani, un sound sempre più definito, la copertina di un noto fumettista, testi impegnati e provocatori, un’etichetta curiosa come “avant punk”: False Hope Corporation è il classico “disco che non ti aspetti”, se non dagli ExKGB. Cosa è cambiato dal debutto di I Putin?

La band è maturata in quanto a stile ed affinità. Nel contempo, grazie ad avventure musicali parallele dei membri del gruppo, altri stimoli creativi che se analizziamo, “distraevano” l’energia ed il messaggio, hanno trovato una più precisa appropriata collocazione. Affrontiamo i singoli elementi dell’opera. In primis le due lunghe tracce audio, che non rimandano alle classiche suite progressive ma a un’idea di larghi spazi cara ai Kyuss di Welcome to Sky Valley. Com’è nata questa idea?

FHC cover

La divisione di False Hope Corporation in due tracce, come se fosse un vinile, è dovuta ad una idea di Ronan Chris Murphy. Noi l’abbiamo sposata con entusiasmo per porci in antitesi alla comune moda del comprare in internet una singola traccia di un disco. False Hope Corporation è composto da 10 canzoni e ognuna di esse si completa con le altre creando un disco speciale che non è un concept album di progressive memoria. Pensiamo che sia veramente un disco di grande impatto e vogliamo fare in modo che l’ascoltatore ne venga sommerso senza interruzioni.

Come sempre gli ExKGB ragionano in termini di 33 giri, di vinile e di un’idea di suono lontana dalle produzioni major contemporanee, e questo accade con ogni uscita Prosdocimi. Il vostro produttore Ronan Chris Murphy, con curriculum straordinario e anni di esperienza, che opinione ha di questo modus operandi?

Lavorare assieme a Ronan al Prosdocimi Recording è stimolante e pensiamo, vedendone i risultati ed ascoltando le sue parole, che lo sia anche per lui. (Mike): Lo stimola probabilmente il fatto che con ExKGB, come nei miei precedenti progetti registrati allo studio, sa di poter lavorare in armonia dando sfogo alla fantasia con musicisti che si rispettano e che mirano alla crescita personale. Queste sono le produzioni che personalmente mi interessano e Ronan, come altri fortunatamente, apprezza che ci siano ancora luoghi e persone dove si dia estrema importanza all’elemento umano e all’interazione costruttiva.

Anni fa i Soft Machine suonavano una moto portata sul palco, a voi è venuta voglia di far suonare un Land Rover Defender… una fonte sonora che si aggiunge ad oggetti che raramente trovano spazio in un disco come damigiane e calieri di rame: voglia di stupire o precisa ricerca?

Con False Hope Corporation abbiamo deciso, sin dall’inizio, di realizzare un album che pur mantenendo un radicamento nelle origini proprie ai musicisti, fosse costantemente alla ricerca di spazi sonori e musicali al di fuori di queste. Così, con i vecchi calieri di rame e le damigiane, il Defender con il “roar” del suo V8 è entrato nel disco. L’intuizione è arrivata durante una pausa cena nel mezzo delle registrazioni: Ronan ascoltando il suono del Defender di Mike ha suggerito che il “ruggito” del suo V8 poteva costituire un vero e proprio assolo. Il mattino seguente, dopo aver sperimentato alcune tecniche di microfonaggio per catturare meglio il glorioso sound, abbiamo registrato l’assolo di Defender che duetta con la chitarra che mima il volo di quegli insetti spaziali che il titolo originario suggeriva. Una sorta di duello tra “Insectoids from outer space” e “Defender” che è notoriamente macchina di esploratori e dell’esercito Inglese. Come anticipato in parte, il titolo originale del pezzo era Insectoids’ invasion from Outer Space che, in omaggio alla parte meccanica del brano strumentale che stavamo terminando è mutato in The Defender.

False Hope Corporation è un disco di impatto ma anche sfuggente, non legato a una precisa area sonora ma figlio di diversi generi. Non è un caso che abbiate usato un ‘tag’ intrigante ma curioso come avant punk…

Nella necessità promozionale di inquadrare il lavoro abbiamo pensato che “avant punk” fosse un termine che poteva coprire l’unicità di questo nuovo lavoro. Vogliamo però invitare tutti ad ascoltare False Hope Coporation nella sua interezza per apprezzarne le sfumature delicate e la sua violenza esplosiva. Dietro a queste due parole si nasconde un articolato universo sonoro, buon ascolto.

Questa volta si ha la sensazione che le ex spie facciano sul serio, soprattutto per le posizioni espresse nei testi. D’altronde il titolo – la “corporazione delle false speranze” – allude a qualcosa di preciso…

Anche se con approcci diversi sia io, Mike, che Emanuele, abbiamo questa vena sognatrice e rivoluzionaria che trova sfogo nei testi delle nostre composizioni. Se con I Putin e le sue rivelazioni erano “ex spie”, con False Hope Coporation gli ExKGB sono estremamente incazzati e intenti a denunciare in maniera forte il marcio ci circonda. Sappiamo di essere scomodi e ci piace, non abbiamo peli sulla lingua e non abbiamo interesse a moderarci; che si aprano le orecchie e che gli impianti stereo suonino forte fino a notte inoltrata!

In linea con il concept c’è anche la copertina firmata da Hurrican Ivan, noto e apprezzato fumettista: com’è nato questo incontro? Quando abbiamo iniziato a pensare alla cover era chiaro da subito il bisogno di una rappresentazione artistica che traducesse per l’occhio quello che l’orecchio sarebbe andato ad ascoltare. Volevamo un’opera d’arte, forte, vivida che prendesse a schiaffi l’occhio del passante dagli scaffali dei negozi di dischi. Ivan è stato fenomenale, il suo lavoro illumina, colpisce.

Siete una delle poche band italiane ad avere un respiro e un approccio internazionali, come ha notato Tony Levin in un recente vostro concerto d’apertura agli StickMen: quali sono i vantaggi e quali i limiti del fare musica in Italia?

La più grande differenza tra l’Italia e gli altri paesi è che qui da noi è molto difficile e dispendioso il lato organizzativo da parte dei locali che propongono musica dal vivo. Si è creato purtroppo un clima di terrore tra i gestori che, anche se propositivi e interessati a promuovere nuova musica, devono far fronte a denuncie di vicini, controlli delle forze dell’ordine e, dispiace dirlo, avventori che non si possono certo definire responsabili. Abbiamo però anche il sentore che queste cose stiano cambiando, l’entusiasmo di certi gestori è forte e soprattutto il pubblico assetato di buona musica qui in Italia, come nel resto del mondo, non manca, e sta chiedendo di essere dissetato il prima possibile. C’è da scavare per creare nuovi pozzi, questo è vero, e di aridità ce n’è molta, ma noi come band siamo pronti a imbracciare il badile.

Il live è il vostro asso nella manica, vista la vostra capacità di unire impatto e complessità, energia e raffinatezza: cosa bolle in pentola nel reparto concerti?

La musica vive solo se ha un interlocutore, non esiste la musica fatta per se stessi, quella in cameretta. Per i primi tempi sono gli tessi musicisti ad assistere alla magia della musica, dopo non molto questa magia ha bisogno di essere rigenerata, ha bisogno di nuovo pubblico. Ora gli ExKGB stanno cercando nuova energia, nuovi interlocutori per far pulsare le idee di False Hope Corporation, quindi tenetevi forte, stiamo per distruggere Corporazioni di False Speranze anche nella vostra città.

Gli ExKGB si formano nel giugno 2009 per volontà di tre musicisti provenienti da diverse esperienze: Alberto Stocco (Batteria – Percussioni), Emanuele Cirani (Chapman Stick – Basso – Voce), Mike 3rd (Chitarra – Voce e Cori). L’avant punk degli ExKGB è un singolare mix di Funk, post punk, Groovy e art rock ed è caratterizzato dalla personalità timbrica del Chapman Stick, portato alla notorietà da Tony Levin (celebre bassista di John Lennon, Pink Floyd, Peter Gabriel, King Crimson etc.). Lo stesso Levin in più occasioni ha suonato con la band e con il chitarrista Mike 3rd, apprezzandone l’energia e l’originalità. Un’altra collaborazione significativa per il trio veneto è quella con Ronan Chris Murphy: il popolare produttore di Los Angeles (ha lavorato per King Crimson, Steve Morse, Terry Bozzio, Steve Stevens, Ulver, The California Guitar Trio, Chucho Valdes etc.) è una sorta di quarto elemento visto il suo lavoro per il primo singolo Dangerous Toys, per il disco d’esordio I Putìn e anche per il secondo, attesissimo album False Hope Corporation. Dopo il successo di pubblico e critica di I Putìn, accolto da lusinghieri apprezzamenti della stampa (Mucchio, XL, Rockerilla, Ondarock, L’isola della musica italiana etc.) e da un fortunato tour in giro per l’Italia, gli ExKGB tornano con il secondo album. False Hope Corporation presenta il trio in splendida forma, complice la fitta stagione live alle spalle e la forza delle idee: il drumming solido e diretto di Stocco, l’unicità dello Stick di Cirani, i suoni analogici e i riff di Mike 3rd, tutto contribuisce alla peculiarità di questo inossidabile avant punk. I lavori degli ExKGB sono tutti registrati in pieno regime analogico ai Prosdocimi Recording Studio (Carmignano di Brenta – PD) e pubblicati dalla Prosdocimi Records con distribuzione mondiale Ma.Ra.Cash. Records. ExKGB personnel Alberto Stocco: Batteria – Percussioni Emanuele Cirani: Chapman Stick – Basso e Voce Mike 3rd: Chitarra e Cori

Donato Zoppo

Giuliano Giuliani in mostra ad Ascoli Piceno

La città di Ascoli Piceno rende un omaggio importante allo scultore marchigiano Giuliano Giuliani (Ascoli Piceno, 1954). Ad ospitare un’ampia selezione dei suoi lavori è il Forte Malatesta di Ascoli che, con la sua scabra potenza, offre un’ambientazione ideale ad accogliere le pietre che l’artista ha piegato alla loro nuova natura.

Il primo paesaggio di Giuliani, ove negli anni Settanta egli ha formato il suo laboratorio d’immagine, è stato certo quello della cava di famiglia, nell’entroterra marchigiano. Può dirsi che quell’alba del suo fare gli sia rimasta lungamente nell’animo: ad essa egli è stato ed è fedelmente avvinto, serbandone gelosamente i valori ideali e fattuali. Dal che deriva in prima istanza la peculiarità della sua opera. Da allora, il suo materiale d’elezione è stato il travertino, con le sue forre profonde e le sue improvvise rivelazioni; solo raramente Giuliani ha avvertito l’urgenza di aggiungere alla pietra che ha scavato qualche elemento estraneo: gessi o materiali diversi, sempre attinti dalla natura.

L’opera di Giuliani non è stata tuttavia un’esperienza tutta in sé raccolta e tetragona alle suggestioni della ricerca plastica contemporanea: in realtà il suo fare è figlio di un vasto scrutinio dei vertici della scultura internazionale del secolo XX, a cominciare dal suo primo amore per Brancusi. Dopo quella lontana suggestione, egli ha ripensato gli esiti della ricerca di Henri Moore al tempo dell’incontro fecondo con il Surrealismo; quindi è la ricerca degli anni Quaranta e Cinquanta di Arp a sedurlo: quella volontà, in particolare, tante volte dichiarata dall’artista alsaziano di dar vita con la sua scultura a forme che, prossime ad una nuova nascita, conservino però il sentore del grembo, senza ripetere nessuna forma già esistente. Attraverso Arp, orienta infine Giuliani, soprattutto in certi suoi passaggi d’anni Novanta, l’opera di Alberto Viani.
Da fonti diverse, dunque, oscillanti fra ricerche d’ordine astratto e suggestioni umanistiche, muove Giuliani. Del quale forse troppo spesso, all’opposto, s’è sottolineata soltanto la vocazione a una separatezza, nell’eremo dei monti marchigiani, che se è certo reale condizione d’esistenza, e rispecchia una vocazione profonda dell’animo, non ne ha impedito uno sguardo largo e consapevole dato oltre, e ben oltre, quei suoi confini.

L’esposizione ascolana è organizzata dal Comune di Ascoli Piceno, in collaborazione con l’Associazione Mario Giuliani Onlus, ed è curata da Stefano Papetti, responsabile scientifico delle raccolte museali di Ascoli Piceno. L’allestimento della mostra è progettato e curato dallo scenografo Graziano Gregori. La mostra raccoglie un’ampia selezione di opere, alcune di dimensioni rilevanti, dagli anni Novanta alla sua ultima produzione.
In mostra verranno presentate anche le fotografie in bianco e nero realizzate da Mario Dondero, che documentano l’artista al lavoro e alcune delle sue opere negli ambienti suggestivi della cava dove Giuliani da sempre lavora.

Un’ampia monografia sull’artista, a cura di Paola Bonani e Fabrizio D’Amico, verrà pubblicata in occasione della mostra. Il volume raccoglierà le testimonianze di Giuseppe Appella, Mario Botta, Eugenio De Signoribus, Antonio Gnoli, Franco Marcoaldi, Paolo Mauri, Tullio Pericoli, Davide Rondoni; i saggi critici di Mariano Apa, Paola Bonani, Fabrizio D’Amico; le fotografie di Mario Dondero, oltre le immagini di tutte le sculture in mostra al Forte Malatesta. Il volume è edito da Lubrina Editore, Bergamo, con la cura editoriale di Arialdo Ceribelli.

“giuliano giuliani”, dal 15 marzo al 2 novembre.

Articolo di S. E.

 

Due giornate dedicate a Federcio II il Grande a Roma

Giovedì 6 e venerdì 7 marzo al Goethe-Institut di Roma (via Savoia 15) si svolgeranno due giornate su Federico II di Prussia, visto come musicista. È un progetto che si articola in concerti, incontri, workshop e proiezioni cinematografiche e nasce da una collaborazione tra il Goethe-Institut stesso e il Conservatorio di Musica “Santa Cecilia” di Roma, con il contributo di Istituto Svizzero e Centre de Recherches Musicologiques Flatus (Svizzera).

Nel corso di due concerti (giovedì alle 18.30 e venerdì alle 20.30) saranno eseguite cinque sonate inedite per flauto di Federico II insieme ad altre sue sonate edite e a due dei suoi quattro concerti per flauto e orchestra (in sol maggiore e do maggiore). Tra gli esecutori figurano alcuni illustri specialisti della musica antica, quali Andrea Damiani (tiorba), Bruno Re (viola da gamba) e Barbara Vignanelli (clavicembalo), docenti del dipartimento di musica antica del conservatorio romano. Insieme a loro suoneranno alcuni allievi dei corsi superiori del conservatorio.

Oltre ai concerti saranno proposti al pubblico vari eventi legati alla figura del grande sovrano e alla sua musica. Sono previsti un workshop con docenti del Conservatorio (giovedì dalle 10 alle 13); la proiezione del film Mein name ist Bach, con la partecipazione della regista Dominique de Rivaz (giovedì alle 20.30); una conferenza multimediale sulla figura di Federico il Grande a cura del M° Francesco Baldi (venerdì alle 20.30).

RadioCEMAT trasmetterà i concerti in live streaming (www.radiocemat.org).

Ricordato dai libri di storia come sovrano illuminato, grande generale e fondatore della tradizione militare prussiana, Federico II nutriva anche un sincero e profondo amore per l’arte. In particolare era un grande appassionato di musica e ospitò alla sua corte alcuni dei più grandi compositori tedeschi del suo tempo, tra cui Joachim Quantz, Carl Heinrich Graun ed Emanuel Bach, figlio del grande Johann Sebastian. A Sans Souci, la sua reggia presso Berlino, fu in più di un’occasione ospite anche Bach padre, che gli dedicò l’Offerta musicale, capolavoro dell’arte contrappuntistica.

Nonostante i pressanti impegni politici e militari, Federico II si dedicava quotidianamente allo studio del flauto, esibendosi volentieri davanti alla corte. Non sappiamo come effettivamente suonasse: i commenti di chi lo ascoltò sono sempre postivi… ma bisogna considerare che l’unico cui fosse permesso criticarlo era il suo maestro Joachim Quantz.

Invece una concreta testimonianza delle sue effettive doti musicali è fornita dalle sue composizioni. Dai suoi quattro concerti e dalle oltre centoventi sonate (in cui il flauto è sempre protagonista) emerge un compositore di reale e profonda qualità artistica, perfettamente in sintonia con le migliori espressioni del suo tempo, quel tardo barocco che di lì a poco sarebbe confluito nel più limpido classicismo.

Mauro Mariani

 

Parmadanza 2014

Torna sul palcoscenico del Teatro Regio di Parma dal 9 al 25 maggio 2014 il festival internazionale ParmaDanza.

Sylvie Guillem e Russel Maliphant saranno i protagonisti di PUSH nella serata inaugurale. Le stelle dell’Opéra di Parigi affiancheranno Eleonora Abbagnato nel Gala in scena il 12 e 13 maggio. Il balletto classico  Giselle sarà  portato in scena dal Balletto di Maribor in prima nazionale il 17 e 18 maggio e  sarà riproposto in una nuova lettura coreografica dalla Compagnia Junior Balletto di Toscana il 21 e 22 maggio. Chiuderà l’undicesima edizione di ParmaDanza, il 24 e 25 maggio, la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto con Certe notti.

Prelazioni dal 15 al 25 marzo, nuovi abbonamenti dal 26 al 29 marzo, biglietti dal 1 aprile e online su teatroregioparma.it dal 2 aprile. Promozioni e agevolazioni dedicate ai giovani fino a 30 anni, alle scuole di danza e ai lavoratori in stato di disoccupazione, cassa integrazione e mobilità.

Il Teatro Regio di Parma è sostenuto da Comune di Parma, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Major partner Fondazione Cariparma. Il Teatro Regio di Parma è sostenuto anche da Camera di Commercio di Parma, Fondazione Monte di Parma. ParmaDanza è realizzata in collaborazione con ATER.

Il Teatro Regio di Parma ringrazia Luca Barilla per il prezioso sostegno allo spettacolo inaugurale di ParmaDanza 2014.

Paolo Maier

 

Intervista a Chiara Rosso

Chiara Rosso_01

A distanza di 7 anni dal tuo esordio con Libero Arbitrio, torni con un album che mette in mostra tutto il tuo talento, la tua esperienza, le tue aspettative, Elemento H2O. Cosa è successo in questo lungo lasso di tempo?

Gli Hederix Plenn hanno portato in giro il loro lavoro fino al 2010, partecipando a parecchi concorsi, con grande successo di pubblico e critica, tra i quali l’Atina Jazz Festival 2010, dove siamo arrivati in finale attraverso il voto radiofonico degli ascoltatori di Demo (Radio Rai). Nel frattempo io ho portato avanti i miei progetti come interprete di Jazz e di Musical, due grandi passioni che mi coinvolgono da sempre e grazie alle quali ho ottenuto grossi risultati. Inoltre ho continuato a scrivere, presentando le mie canzoni in vari concorsi, ho lavorato in jingle pubblicitari, ho realizzato due colonne sonore, non mi sono fatta mancare neanche il teatro… Infine ho ultimato i miei studi in Conservatorio, diplomandomi ufficialmente in Jazz. Ma non ho mai smesso di scrivere. Nei ritagli di tempo, nelle domeniche libere c’è sempre stato il desiderio di comporre…

Che differenze ci sono tra quel tuo lavoro del 2007 e Elemento H2O?

Libero arbitrio era un album più indie rock, lo abbiamo definito etno-rock. La contaminazione la faceva già da padrona in quel caso: il rock, il blues, la ricerca di suoni vocali etnici. L’organico era composto solo da una chitarra e una voce, molto sobrio, dunque. Noi eravamo un duo… Era un’autoproduzione indipendente che però è piaciuta al compositore-arrangiatore Enrico Sabena, il quale ha deciso di inserire nella colonna sonora di Corazones de mujer una delle canzoni contenute nell’album, Marrachek. É stato un bellissimo lavoro, che meriterebbe di essere ripreso e distribuito sul territorio nazionale.

Elemento H2O è un disco più introspettivo, sicuramente più maturo. Dietro ci sono anni di jazz, ma non ho dimenticato l’amore per il rock, la canzone d’autore, la musica etnica. É stato in qualche modo anticipato da una crisi personale, umana, spirituale. Ma dalle crisi si rinasce più forti. E in questo percorso di ricostruzione, l’acqua ha avuto una funzione fondamentale per me…

Il titolo non passa certo inosservato: come mai questa scelta?

Perchè l’Acqua è elemento di purificazione e ne sento il bisogno. In questo momento storico-sociale molto confuso e, per così dire, in decadenza, io sento il bisogno di tornare alla mia “essenza”, ricondurmi al mio essere, ritrovare la mia autenticità di persona, donna e musicista. L’acqua col suo fluire è emblema di femminilità, è pace, e rigenerazione. Dopo l’uragano, la quiete…

Elemento H2O ti vede al centro dell’opera, tra canzone d’autore, jazz e altre influenze. Quali sono i tuoi riferimenti, quali gli artisti ai quali ti ispiri, quelli che ti fanno da “bussola”?

Ho ascoltato parecchia musica e cantato repertori e stili differenti. Tra i miei artisti preferiti ci sono indubbiamente le grandi donne del jazz, da Ella a Nina Simone, le moderne interpreti del jazz, da Dianne Reeves a Cassandra Wilson. Ma non mancano le cantautrici americane, da Jony Mitchell alle attuali Alanis Morissette e  Sheryl Crow. E poi la canzone d’autore italiana e il tango di Piazzolla. Ho ascoltato anche parecchio rock, amato Jimi Hendrix, i Police e poi Sting. Il pop elegante e contaminato di Sade e Noa, il genio di Bjork e la musica elettronica, e le cantanti indie come Fiona Apple e P.J. Harvey. Il musical mi ha sempre affascinato, perché amo le arti “altre”, la danza e il teatro.

Elemento H20 copertina

Come nasce solitamente un brano di Chiara Rosso?

Generalmente mi metto al pianoforte per studiare qualcosa e poi immancabilmente le dita vanno oltre quello che c’è scritto sullo spartito e creano un’idea armonica. Su quella poi nascono melodia e testo quasi contemporaneamente, come a dipingere un quadro, che con il pennello non saprei realizzare… ma con la musica e la voce credo di si… A volte l’idea armonica non è mia ma di qualcun altro, che me la propone. Però il procedimento è sempre lo stesso. Sono io a creare melodia e parole.

Oltre ad essere autrice delle musiche, firmi anche i testi: ci sono tematiche e argomenti che ti stanno particolarmente a cuore o nella tua musica entra di tutto?

Divenire, il brano di apertura, affronta il divenire delle cose, il cambiamento, la trasformazione, un tema a me molto caro. Parigi è un affresco musicale della città, che mi affascina da sempre, Dindalan è dedicata a mia nonna, che mi cantava una ninna nanna in dialetto molto nota dalle mie parti in Piemonte, una sorta di mantra. Rain e Niente stelle raccontano del turbamento interiore e sono piuttosto introspettive; Acqua esprime la gioia del viaggio interiore; Salto nel vuoto è un invito a credere nei propri sogni e a lanciarsi con coraggio nella vita. L’amore compare in Adone, storia di un amore dei nostri tempi, tra una donna molto più matura e un acerbo amante, e in Sogno, dove ho scritto la dichiarazione d’amore che vorrei sentirmi cantare… Leggera è il brano che ho scelto come singolo, racconta la fine di un amore, ma soprattutto la leggerezza della libertà.

Tu sei l’autrice e la “mente” del progetto ma non sei totalmente da sola, avendo scelto una squadra di musicisti di prim’ordine: che apporto hanno dato alle tue composizioni?

Gli arrangiamenti sono quasi tutti di Franco Olivero, musicista, compositore e arrangiatore che stimo moltissimo, oltre che un grande amico. I brani sono tutti miei, con alcune parentesi a quattro mani. L’apporto che hanno dato i musicisti è assolutamente fondamentale. Hanno suonato esattamente come avrei voluto che fosse il suonato Elemento H2O, anzi, molto meglio! La loro classe, la loro esperienza hanno contribuito a rendere questo lavoro raffinato, elegante e di grande qualità.

Un quadro naif con una misteriosa sagoma femminile e la tua figura: cosa simboleggia questa copertina?

Il quadro è opera di Paola Rattazzi, pittrice e artista cuneese, la quale ha curato la grafica di tutta la collana al femminile di Geco Records. Geco ha prodotto, prima di me, artiste come l’americana Patty Wicks, Rechel Gould, Aisha Ruggieri e Silvia Bolognesi, la saxofonista Carol Suldhalter. Insomma, è un’etichetta che crede parecchio nella musica scritta e interpretata da musiciste.

La copertina simboleggia una, anzi due, come si vedrà nella label, sagome femminili. Quella in copertina è una sirena. Quelle nella label potrebbero essere fate. Mi sono piaciuti i colori pastello, il contrasto col rosso, che è anche il mio cognome. La figura della sirena mi affascina da sempre, donna-pesce che ammalia col canto, e le fate mi fanno sognare da quando sono bambina. É una copertina che ho  fortemente voluto e che mi ha conquistata. Credo che possa catturare l’attenzione ed incuriosire, oltre che rispecchiare la classe del disco.

Cosa ti  aspetti da questo disco?

Io sono un’entusiasta di natura e amo profondamente quello che faccio. Spero di poter condividere questo disco con moltissima gente. Conosco la difficoltà del momento, ma onestamente mi è di stimolo. Elemento H2O sarà una splendida avventura e la vivrò come tale. Mi auguro di poter fare molti live, soprattutto all’estero. A breve uscirà anche un video su Leggera e in primavera girerò un altro video su Acqua. Mi diverto a scrivere le sceneggiature… ah ah!

 

Chiara Rosso è nata e vive a Saluzzo (CN).

Dopo la Laurea in Lettere Moderne approfondisce il suo amore per la musica nera studiando e laureandosi in Vocalità Afroamericana e Jazz presso il Conservatorio “Ghedini” di Cuneo. Frequenta le Clinics di Umbria Jazz e annovera tra i suoi maestri Riccardo Zegna, Danila Satragno, Gianni Negro, Darcel Wilson, Denny Montgomery e Anne Peckam.

Vocalist poliedrica, ha militato in varie formazioni cimentandosi in repertori di diversa natura, dalla musica sudamericana e d’autore con i Nonsolojazz al pop-rock dei Mantequilla, dal funk dei Talkinjg Loud all’acustico degli Unplugged, passando per il jazz dei Jazy. Tra le sue collaborazioni spiccano quelle con Paola Gassman, Federico Sirianni, Mario Brusa, Matteo Beccucci e l’Orchestra Sinfonica di Savona. La sua voce e la sua musica compaiono in spot, film d’animazione e colonne sonore; ha partecipato a spettacoli teatrali, a musical come Broadway Broadway ed è comparsa come ospite in numerosi festival canori, tra i quali il Festival di Mantova 2008 con il quartetto vocale Jazz’n Soul. Parallelamente all’attività artistica si occupa di insegnamento: è docente di Canto Moderno e Jazz presso l’Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo e insegna nella scuola pubblica.

In veste di cantautrice Chiara Rosso ha pubblicato nel 2007 Libero arbitrio, il suo primo lavoro inedito, nato dal sodalizio musicale con il chitarrista e compositore torinese Daniele Cuccotti. Il duo Hederix Plann ha ottenuto importanti passaggi radiofonici e ha partecipato a diversi concorsi musicali.

Nel gennaio 2014 Chiara pubblica il secondo album Elemento H2O (pubblicato da Geco Records con Egea Music Distribuzioni): un lavoro totalmente inedito, nato in collaborazione con fior di musicisti quali Franco Olivero, Enzo Fornione, Paolo Franciscone, Francesco Bertone, Marco Allocco, Gianni Virone, Matteo Negrin, e con la speciale partecipazione di Riccardo Zegna.

 Donato Zoppo

 

 

 

Un attore da Oscar al teatro “Santa Chiara Mina Mezzadri” di Brescia fino al 16 marzo

Tempo fa, in un’intervista, disse che in molti sarebbero stati disposti a fare carte false pur di entrare nel cast de “La grande bellezza”, film italiano che ieri, alla notte degli Oscar è stato premiato come ‘miglior film straniero’. Chi parlava, augurandosi che il film conquistasse il meritato riconoscimento, era Dario Cantarelli scelto da Sorrentino per sostenere la parte dell’assistente della Santa che a Roma incontra Jep Gambardella – interpretato da Toni Servillo – giornalista e scrittore sulla cresta dell’onda. E ora che la statuetta è arrivata, la soddisfazione di Cantarelli, interprete accanto a Laura Curino, Luca Micheletti e Claudia Scaravonati dello spettacolo “La Metamorfosi”, da Kafka, per la regia di Luca Micheletti, in scena al teatro Santa Chiara Mina Mezzadri nel ruolo del padre di Gregor Samsa, è grande. L’attore cremonese che ho interpretato molto ruoli importanti nei film di Nanni Moretti, e alterna la sua attività tra cinema e teatro, è quindi al teatro Santa Chiara fino al 16 marzo, per poi proseguire la tournée dello spettacolo alle Passioni di Modena, dal 18 al 30 marzo 2014.

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“Au cœur de la matière” al Castello Gamba di Châtillon

“Siamo particolarmente lieti di presentare un’esposizione che ha come protagonista un’artista valdostana conosciuta e apprezzata in Italia e all’estero”, sottolinea l’Assessore all’Istruzione e Cultura, Joël Farcoz, “e che è già presente con le sue opere nel nostro percorso museale permanente. L’utilizzo di vari media artistici, dalla videoinstallazione alla pittura, dalla fotografia fino agli screen painting, rende questa mostra particolarmente attuale e accattivante per un pubblico attento al rapporto tra scienza e arte”.
Il progetto espositivo, curato da Bruno Corà, specificatamente studiato per l’occasione, si articola sui tre piani dell’edificio, intorno a un nucleo di 40 opere, e comprende sculture e stampe digitali, video e screen painting (schermi dipinti). Per l’occasione è stata realizzata Cabinet de neige, una wunderkammer ispirata al paesaggio montano dove uno stipo in legno, che ricorda la tradizione, custodisce al suo interno un video e microsculture circondate da un manto bianco simile alla neve.

Come ha scritto Corà in catalogo, la modalità linguistica, formale e contenutistica di Giuliana Cunéaz non pronostica o auspica una modificazione dell’arte per perpetrarne l’attività immaginativa, ma, senza frapporre indugi o rinvii, è già essa stessa il futuro.

Prima di entrare nell’affascinante universo del 3D, lo spettatore è accolto da Corpus in fabula, una videoscultura realizzata nel 1996 che anticipa l’attuale fase di ricerca.

Alta due metri, l’opera è avvolta da centinaia di petali in plexiglass che la rendono una sorta di dea della bellezza. La seduzione dell’epidermide, tuttavia, si relaziona con tre video che documentano, con realismo, le parti interne del corpo e le loro pulsazioni svelando il lato nascosto, spesso invisibile, del nostro corpo. Corpus in fabula è un’opera che pone l’osservatore di fronte a se stesso: il volto è rappresentato dal video di un manichino che si modifica lentamente all’interno del quale ciascuno si può specchiare.
“Sono da sempre attratta dalla componente metamorfica che attraversa l’io, così come il paesaggio che ci circonda. Fondamentalmente, tra le due dimensioni, quella esterna e quella interna, non c’è alcuna differenza”, afferma Giuliana Cunéaz.

Dal 2003 l’applicazione della tecnica 3D consente all’artista di addentrarsi nel cuore della materia, di avvicinarsi alle sue forme più segrete e di coglierne i processi di cambiamento.

La rassegna documenta questo passaggio fondamentale e lo spazio espositivo ospita una scultura abitabile a forma di dodecaedro realizzata per l’occasione che contiene Zone fuori controllo, un video in 3D dedicato ai disordini ecologici e ambientali dove le immagini entrano in relazione diretta con la dimensione reale consentendo un viaggio imprevedibile tra le onde di una tempesta, gli spazi misteriosi di una grotta, le colate laviche di un vulcano e la collisione di mastodontici iceberg. Il ciclo si ispira al tema del sublime e vuole essere un omaggio ai grandi protagonisti della pittura romantica come Caspar David Friedrich o William Turner. Per Giuliana Cunéaz la ricerca artistica rappresenta un tentativo di andare oltre il piano tradizionale della rappresentazione insinuandosi all’interno di un universo fluido, caratterizzato dalla disarticolazione delle forme secondo una rinnovata ipotesi percettiva.
Intorno all’installazione 3D si sviluppa la serie degli screen painting, gli schermi dipinti, in base ad una tecnica inventata dall’artista nel 2006 dove l’immagine virtuale dialoga con quella pittorica incisa come un tatuaggio sul plasma. “Il segno unico e autonomo della pittura dialoga con la tecnologica infinitamente replicabile creando un cortocircuito tra due universi solo in apparenza incompatibili. Ne nascono quadri in movimento che sviluppano un linguaggio rinnovato con ampie potenzialità. Tra gli screen painting spicca The God Particle che analizza, in chiave estetica la mitica particella elementare destinata a generare la massa dell’universo.

Giuliana Cunéaz lavora sul nomadismo dei linguaggi proponendo una continua ibridazione degli elementi nell’ambito di universo unico e affascinante.
In questa logica il secondo piano della mostra è occupato interamente da Neither snow nor meteor showers, una videoinstallazione del 2010 che si espande per oltre dieci metri. Come suggerisce il titolo, non si tratta né di un paesaggio né di un fenomeno atmosferico, ma ricorda, piuttosto, un luogo germinale dove si evocano montagne con pini innevati. In realtà, il lavoro prende spunto da un’immagine di vitamina B12 che, attraverso ingrandimenti esponenziali, assume un aspetto paradossalmente naturalistico dove il segno animato si deposita e si disgrega. Il terzo piano della mostra è interamente dedicato al lavoro progettuale attraverso 24 opere su carta cotone che consentono di ripercorrere l’ideazione e la creazione delle più significative installazioni in 3D realizzate dall’artista negli ultimi otto anni.

Quello a cui assistiamo, insomma, è un mondo ibrido, biomorfo e nanotecnologico dove arte e natura tendono a coincidere e, come afferma Bruno Corà, “quelle di Giuliana Cunéaz sono opere con un’intrepida volontà di confrontarsi con le frontiere avanzate della scienza, superando il limite dell’oscurità annidata nella coscienza umana; autentici viaggi nell’ignoto, su sonde esplorative concepite con la poesia e l’arte.”

L’esposizione, che resterà aperta fino al 5 ottobre 2014, dal mercoledì alla domenica con orario 10-17 (10-18 a partire da aprile), è accompagnata da un catalogo, edito dalla Tipografia Valdostana, posto in vendita al prezzo di 5 euro.
Castello Gamba, località Cret de Breil, 11024 Châtillon

http://www.castellogamba.vda.it

Articolo di Regione VdA

I perfetti equivoci dei Menecmi di Tato Russo al Sociale di Brescia

Nell’azzeccato cartellone del Teatro Sociale di Brescia, è andata in scena l’esilarante commedia “Menecmi” per la compagnia T.T.R., Il teatro di Tato Russo. Tratto da Plauto e da Shakespeare, per la riscrittura strepitosa di Tato Russo, la commedia, diretta da Livio Galassi, ha raggiunto centinaia e centinai di repliche, con sempre rinnovato successo.

Ne risulta una compagnia ben congegnata, ma che ormai ha raggiunto quella perfezione di recitazione e scenica che fa diventare la commedia degli equivoci un vero capolavoro dello spasso collettivo. In sala le sonore risate non si sono fatte attendere, anche da parte di chi è meno avvezzo a frequentare il teatro, dai ragazzi a qualche signore trascinato in sala da gentili signore. Oltre due ore di risate per quello che si vedeva e per gli equivoci della vita, animati da vestali, femminielli, scenate di gelosia, ripicche e tutto quanto tramuta l’essere umano da perfetto uomo del foro a personaggio trascinato dagli eventi fino ad essere considerato pazzo e a pensare di esserlo diventato. Tutti bravi gli attori in scena, mentre Tato Russo si dimostra ancora una volta un vero mostro sacro del teatro. Afferma: “Sono venticinque anni che porto in giro per l’Italia i miei Menecmi, ispirati a Plauto: in tutto questo tempo è cambiata la mia età anagrafica, e mi è diventato faticoso interpretare due parti. Ma il pubblico e i teatri continuano a richiedermelo, e oggi mi ritrovo a inventarmi le forze per essere di nuovo in scena con questo mostruoso composto di fatica e di follia creativa”. Miscellanea di teatro greco, con maschere e grottesche, riti propiziatori in una Napoli stregata e in cui si è certi vivano le streghe, intrecci e colpi di scena, la commedia è una vera delizia.

Veniamo alla trama, con il prologo recitato da Eva Sabelli. Anni addietro un uomo di Naepolis ha due gemelli talmente identici che né la madre né la nutrice sono in grado di riconoscerli. Quando i bambini hanno sette anni, uno dei due si perde al mercato e il padre non riesce più a trovarlo. Una donna di Capua lo vede disperso e lo porta a casa con sé. L’uomo, disperato per le vane ricerche, per l’amore che portava per quel figlio, cambia il nome a quello che gli era rimasto e da allora lo farà chiamare Menecmo. In questo modo i Menecmo saranno due. Trent’anni dopo, il Menecmo di Capua torna a Napoli in cerca delle sue origini e della sua ricca famiglia, accompagnato dal fedele schiavo Messenione (Rino Di Martino applauditissimo). In effetti si ritrova poco distante dalla casa del fratello gemello che non conosce e che è diventato illustre avvocato del foro, rispettato da tutti, anche se un po’ meno dalla moglie che si lamenta di essere trascurata per l’amante di lui Erozia (Clelia Rondinella). Il Menecmo di Napoli è seguito dal fedele Spazzola, Massimo Sorrentino, che è fedele sono fino a quando non pensa di essere stato tradito dall’amico e rivela le trame nascoste di lui alla moglie. Intanto, però, la moglie stessa si lamenta con il vecchio suocero che non fa altro che sostenere il figlio, mentre apparentemente appoggia la nuora, e per i suoi sollazzi gli fornisce anche laute borse di monete d’oro. In tutto questo maneggio di amori e amanti, vestiti d’oro e gioielli, fedeltà e infedeltà, giunge il Menecmo vero, quello di Capua, che si stupisce di essere conosciuto da tutti e che si ritrova suo malgrado, e a suo più o meno beneficio, a interpretare ignaro la parte dell’altrettanto ignaro fratello gemello. Gli equivoci, com’è facile immaginare, si sommano e si moltiplicano, in una scena che diventa sempre più coinvolgente, divertente ed entusiasmante, perché si vuole sapere come andrà a finire. Ne fanno le spese alcuni personaggi come il femminiello di eccezionale bravura interpretativa Cilindro, Antonio Rampino, e di volta in volta Spazzola o Messenione, Dorippide o Erozia, Menecmo di Napoli o suo fratello, in un crescendo di divertimento. Naturalmente il cambio abiti e ruoli di Tato Russo è di incredibile efficacia e rapidità, sempre convincente e mai con una sbavatura, fino al finale strappa applausi. Ottime le scene di Tony di Ronza, i costumi di Giusi Giustino e i movimenti coreografici curati da Aurelio Gatti. Da non perdere!

Alessia Biasiolo

 

 

Paris Rockin’ Festival 2014

Torna la primavera e Suona francese.

Anticipando di un giorno la presentazione ufficiale della settima edizione del festival di musica francese, prevista il 21 marzo a Palazzo Farnese, arriva a Roma il famosissimo Paris Rockin’ Festival che, questa volta, sceglie la sede del Lanificio 159 di Via di Pietralata per una maratona di tre giorni orientata alle scene musicali contaminate: musica elettronica, rock, hip-hop, e avanguardia.
Dopo 5 anni di serate e concerti in diversi luoghi romani ed italiani, Paris Rockin’ cambia così forma e propone, dal 20 al 22 marzo 2014, una vetrina ricca di proposte più note ed altre emergenti che rappresentano il futuro creativo di Parigi, ma anche cucina francese, creazioni video e mostre.
Successivamente, in un periodo di oltre tre mesi di programmazione (fino al 30 giugno) distribuito in molteplici altri luoghi e contesti italiani, Suona francese entrerà nel vivo con un calendario dedicato principalmente a giovani talenti e nuove sonorità, con appendici rivolte anche al classico e contemporaneo, nel perfetto dialogo e connubio musicale tra Italia e Francia.

Dopo 5 anni di serate e concerti in diversi luoghi romani ed italiani, Paris Rockin’ cambia forma per diventare Paris Rockin’ Festival: tre giorni all’insegna della scoperta con una particolare attenzione per le nuove sonorità di musica elettronica negli spazi del Lanificio, luogo di cultura romano, attivo per la produzione e l’organizzazione di numerose attività artistico culturali.

Giovedì 20 marzo, in collaborazione con Natural Gizmo (rassegna mensile di concerti di matrice elettronica del Lanificio), proponiamo il live pop-soul di Freddy McQuinn, le contaminazioni electro-rock di Jamaica e l’acid house orientale degli Acid Arab, in versione dj-set.

Invece venerdì 21 marzo è più orientato alla scena clubbing parigina con il maestro Agoria, i paesaggi sonori più intimi di Rone, la french-touch balcanica dei Nôze o ancora la house-dubstep di Bambounou.

Sabato 22 marzo sarà articolato intorno alle sinergie che si possono creare tra Parigi e Roma allargando il discorso ad altre arti con una mostra/concorso di artisti italiani sul tema di Parigi organizzato in collaborazione con Aracne – Arti per la Città, la possibilità di degustare le ricette francesi del Lanificio Cucina e un mapping video dedicato a Parigi. Per la musica sarà presenta una nuova generazione di produttori francesi ultra promettente (Stwo, Everydayz, Dream Koala…) e i romani Equohm e Massimo Voci (dj-resident Paris Rockin’), ospite fisso delle 3 serate del festival.

Paris Rockin’ festival si propone come una vetrina della cultura francese con la musica (live e dj-set) come vettore principale ma esplora anche le collaborazioni che possono nascere tra Parigi e Roma nell’arte, la video-art o la cucina.

Programma
Giovedì 20 marzo @ Lanificio 159 con Natural Gizmo

FREDDY MCQUINN (FR – live)

JAMAICA (FR – live)

ACID ARAB (FR – dj-set)

MASSIMO VOCI (IT – dj-set)
Venerdì 21 marzo @ Lanificio 159 + Lanificio Galleria

AGORIA (FR – dj-set)

NÔZE (FR – live)

RONE (FR – live)

BAMBOUNOU (FR – dj-set)

ALEX PALETTA (IT – dj-set)

MASSIMO VOCI (IT – dj-set)
Sabato 22 marzo @ Lanificio Atelier con Aracne

STWO (FR – live)

EVERYDAYZ (FR – live)

DREAM KOALA (FR – live)

EQUOHM (IT – live)
MASSIMO VOCI (IT – dj-set) + ART, CUISINE & VIDEO

Giovedì 20 marzo 2014

In collaborazione con Natural Gizmo

 Acid Arab è il progetto creato da Guido Minisky e Hervé Carvalho (residenti del club parigino Chez Moune) che vuole riunire due stili di dance-music: la house dei clubs occidentali e la musica ancestrale orientale. Il ponte è l’acid-house, musica dei ghettos con suoni saturati e una ricchezza ritmica che porta il ballerino allo stato di trance, che risponde perfettamente alle registrazioni ‘underground’ del Maghreb, della Turchia e del Medio-Oriente. Sono stati firmati sulla prestigiosa etichetta Versatile che ha pubblicato due EP e un LP con collaborazioni con Omar Souleyman, Pilooski, I:Cube, Turzi, Legowelt, Crackboy …

 Freddy McQuinn è un cantante, musicista e produttore parigino che ha vissuto a Londra per più di 15 anni, prima di venire vivere a Roma qualche anno fa. Dopo il successo del suo primo disco ‘Exile On Brick Lane’, pubblica nel 2013 il suo secondo disco ‘Positive Spin’ con la partecipazione di tanti ottimi musicisti (Seb Martel, Sandra Nkake, Fixi, Cyril Atef ..). La musica di Freddy McQuinn è al 100% organica, rifletto della sua musicalità eclettica : blues underground, ballate old school, groove rock-funk. Questi stili musicali si mescolano con maestria per creare un ambiente unico che prende vità sul palco son la sua presenza.

I francesi di Jamaica tornano alla grande nel 2014 con un nuovo disco ‘Ventura’ pubblicato il 31 marzo per Coop-Music. A tre anni dal loro debutto “No Problem” prodotto da Xavier De Rosnay dei Justice, la band è maturata molto grazie ad un intenso periodo fatto di concerti in tutto il mondo e lunghe pause in studio. ‘Ventura’ è stato prodotto a Los Angeles con Peter Franco (Daft Punk – Random Access Memories) nel suo studio in ‘Ventura Boulevard’ e finalizzato a Parigi con l’aiuto di Laurent d’Herbencourt (Phoenix – Bankrupt), con contributi di Tunde Adebimpe dei TV on The Radio e di Chris Caswell (Paul Williams) alle tastiere.

Massimo Voci, dj-resident di Paris Rockin’ dal 2009, è uno dei più attivi della scena romana.
 Label Manager di Black Moka Records, è uno dei fondatori U-FM Radio, lavora anche per Radio Capital, ha la sua trasmissione Club Moka su m2o ed è pure il dj di ‘Webnotte’ su Repubblica Tv. Dal soul all’elettronica, dal dubstep alla minimal, riesce sempre a sentire il polso di una serata, ed è diventato uno dei dj più apprezzati della scena romana. Ha suonato insieme a Carl Craig, Laurent Garnier, Sebastian, Nicola Conte, Francois K, Para One, Agoria, Busy P, Gesaffelstein, Birdy Nam Nam, dOP, Caribou, Popof, Breakbot.

 Venerdì 21 marzo 2014

AGORIA
Dagli inizi nei club di Lione al suo ultimo remix per Moby, Agoria è sempre stato alla ricerca di nuove direzioni senza mai dimenticare le sue radici. Il suo primo disco ‘Blossom’ è stato pubblicato nel 2003, seguito nel 2006 di ‘The Green Armchair’ e di una compilation per la prestigiosa serie ‘At The Controls’ che lo porta ad un riconoscimento internazionale. Poi crea l’etichetta Infiné sulla quale pubblica nel 2012 ‘Impermanence’, completamente libero di ogni influenza esterna. Il suo ultimo brano ‘Scala’ (Innervisions) ha fatto il giro del mondo nel 2013. Tra le altre collaborazioni durante la sua carriera : Tricky, Neneh Cherry, Francesco Tristano…
NÔZE
I Nôze sono uno stravagante duo che nel loro sound mescolano con sapienza e maestria estetica pop e groove minimale, melodia e ricerca, suoni acustici e sintetici, atmosfere balcaniche e sofisticato tocco parigino, realizzando coinvolgenti live set all’insegna di una caotica irriverenza. Il beat che li caratterizza è ormai uno stile riconosciuto: l’unione perfetta della musica balcanica e il ritmo elettronico di una french touch rinnovata. E’ questo il segreto del successo di Nicolas Sfintescu e Ezechiel Pailhes, bohémiens nella penombra dei dancefloor, illusionisti prestati alla musica suonata, cultori a 360 gradi, esteti con l’indole del clown
RONE
L’artista francese Rone (che vive a Berlino) è diventato in pochi anni uno degli artisti di musica elettronica preferiti dei francesi. Crea e sviluppa dei paesaggi sonori bellissimi con delle melodie additive accompagnate di beats raffinatissimi. Nel 2009 pubblica il suo primo disco ‘Spanish Breakfast’ (Infiné), gioiellino elettronico seguito nel 2012 dal suo secondo disco ‘Tohu Bohu’ sempre per Infiné, capo lavoro assoluto acclamato dalla stampa francese ed europea, che ha dato a Rone una visibilità meritata (tante cover di magazine di musica e non solo). Nel 2013 pubblica ‘Tohu Bonus’, con una collaborazione con John Stanier dei Battles.

BAMBOUNOU
Bambounou è un ragazzo parigino, ventenne e amante della Chicago house si ispira alla dubstep, all’ UK bass e alla techno pura. La sua musica viene definita compulsiva e sincera, i suoi battiti possono far comparire un oasi in mezzo al Sahara. Con alcuni Ep pubblicati per CleckCleckBoom Recordings, per 50Weapons, e Sound Pellegrino, e dei remix per Canblaster, French Fries o Count&Sinden ha già interessato tutto il pianeta.

ALEX PALETTA

Radioman & DJ, appassionato di musica e di radio. Da una decade si occupa di regia e produzione di radioso. Se volete sapere cosa suona, andatevi ad ascoltare U-FM Radio, lui è uno dei 3 fondatori, nonché responsabile dei programmi. Membro della crew U-fm Soundsystem, lo trovate in giro … in ogni posto dove c’è bisogno di buona musica.

Sabato 22 marzo 2014

In collaborazione con Aracne – Arti Per La Città per l’organizzazione di un concorso per artisti italiani sul tema di ‘Parigi’. Le opere saranno esposte all’Atelier del Lanificio nell’ambito del Paris Rockin’ Festival.
Stwo (pronunciato ‘stew’) è un produttore parigino di 20 anni firmato sull’etichetta di Los Angeles ‘Soulection’. Con il brano ‘You’ seguito del EP ‘Moans’ si guadagna decine di migliaia di ascolti, e un’attenzione da parte di tanti siti sul web (Mixmag, Hypetrak …). Con la pubblicazione del suo ultimo EP, ha definitivamente convinto tutti del suo talento con mezzo milione di ascolti su Soundcloud. Sta iniziando un tour mondiale per farsi conoscere al gran pubblico, eccolo per la prima volta in Italia per Paris Rockin’.
EVERYDAYZ
E con la strada, i muri del conservatorio e le musiche elettroniche che Ilia « Everydayz » Koutchoukov ha nutrito il suo gusto per la composizione. Non solo ‘beatmaker’, perché la sua ricerca creativa va aldilà, produttore e dj per alcuni rapper, ha anche scritto le colonne sonore di spettacoli di danza (inauguro dello spazio ‘Made’ a Berlino) e di serie TV (Les Lascars su Canal+). Crea e sviluppa anche le sue produzioni da solo, dove s’incrociano tutte le sue influenze, che vanno dall’hip-hop alla house, la pop, la musica concreta o la musica black degli ani 70. Segno del suo talento collabora ormai anche con Agoria nel duo Sunlune che hanno creato insieme.

Dream Koala è un giovane artista parigino. Compone musica per mantenere vivi i suoi sogni, creando in questo modo un intero universo. Nel settembre 2012 ha realizzato l’EP “Blur” per Highlife Recordings e nel 2013 il singolo ‘Odyssey’ per la Splendid Music (etichetta di Telepopmusik). Influenzato da gruppi e produttori come Slowdive, FlyLo e Shlohmo, mette in scena suggestivi live set nei quali suona la chitarra, canta e campiona suoni con il suo SP404. Ha già catturato i cuori degli appassionati di musica più esigenti in Europa come negli Stati Uniti. Considerato una delle rivelazioni del 2013, ha recentemente ipnotizzato il pubblico della Boiler Room con il suo live set shoegaze / dream pop.

Equohm è un producer e sound designer classe ’89 con base a Roma. Dopo essersi diplomato all’Istituto Italiano Tecnologie Musicali, ha coltivato una forte passione per la sintesi del suono, il sampling ed il field recording (spina dorsale delle sue tracce), oltre ad aver lavorato in veste di compositore, fonico e sound designer su diverse produzioni audio-video, anche con il progetto Fango del quale è co-founder dal 2010. Nel 2011 ha lavorato come resident dj per il party capitolino “Fake, I Have No Face”, per poi fondare lo scorso anno il collettivo Since, all’interno del quale ricopre i ruoli di art director, talent scout e resident dj.

Il Lanificio è la sintesi perfetta tra un centro di produzione ed un laboratorio creativo. Ha sede nel complesso post-industriale di Via di Pietralata, ed è polo attivo per la produzione e organizzazione di numerose attività artistico culturali. Il Lanificio ospita dal 2007 concerti live, dj-set, mostre ed eventi di arti visive e performative ed è punto di riferimento del clubbing metropolitano. Inoltre produce rassegne e concerti al di fuori dai propri spazi, promuovendo la ricerca dell’avanguardia musicale e della sperimentazione di nuove forme di intrattenimento culturale, puntando sulla sperimentazione creativa, la ricerca del gusto, l’integrazione tra le professionalità e le diverse forme della comunicazione. L’identità si riconosce come l’attitudine ad assorbire la fluidità del contemporaneo e a trasformarla continuamente in esperienze e format di intrattenimento atipici, usando il talento, le competenze, le energie creative di chi è convinto che sia possibile produrre un’offerta culturale indipendente e di qualità.

Natural Gizmo è la nuova rassegna di concerti – 100% Lanificio – che esplora un filone musicale di matrice elettronica. Un salto in una terra di confine, ondeggiando tra nu dubstep, future hiphop, uk garage e dintorni, alla scoperta dei producer più originali, eclettici e imprevedibili della scena elettronica internazionale. Un giovedì al mese da ottobre a giugno il Lanificio159 di Roma diventa la cassa di risonanza per nuove esperienze d’ascolto, tutte rigorosamente live. Sul palco arrivano producer che sperimentano una particolare zona d’ombra decentrata e giocano a ridefinire i suoni poco prima di trasformarli in avanguardia musicale. Sono artisti di nicchia, innovatori a proprio agio nel canone sonoro di oggi, che la mainstream osserva per raccoglierne costantemente i segnali (vedi alla voce Thom Yorke, Ninja Tune, FourTet). Come guardando dentro un caleidoscopio, a ogni giro di ghiera corrisponde un universo sonoro inaspettato: dalla fluidità a 90-120 bpm ogni musicista sfida le proprie macchine non per giocare con stilemi autoreferenziali, ma per forgiare nuove molecole, stringhe, sequenze ritmiche.

Aracne, Lanificio e Paris Rockin’ propongono un concorso per artisti italiani e una mostra sul tema di ‘Parigi’ il sabato 22 marzo. Le opere selezionate saranno esposte negli spazi dell’Atelier.

Il Lanificio e l’associazione culturale Mercoledi da Leoni presentano Aracne, contest di pittura, scultura e fotografia rivolto ad artisti e creativi – anche non professionisti, che attraverso il coinvolgimento diretto del pubblico, del settore accademico, di soggetti privati e delle istituzioni municipali stimola la crescita di un nuovo patrimonio artistico cittadino e trasforma spazi pubblici inaspettati in ambienti espositivi permanenti. Aracne-Arti per la Città usa la metafora mitologica della tela sottile, resistente e creatrice e la reinterpreta sotto la forma di un concorso che è una piattaforma di dialogo tra artisti, opere, cittadini e istituzioni, e allo stesso tempo si pone come una moderna declinazione della “mostra” in un contesto – temporale e spaziale – non proprio.

Il festival Suona francese è organizzato e promosso dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français Italia, con il sostegno dell’Institut français, della Fondazione Nuovi Mecenati, della Sacem, del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca – Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica, del Ministero della Cultura e della Comunicazione francese e del Mibact italiano, e con Edison in qualità di main partner.

Elisabetta Castiglioni

 

 

Un incontro con Amedeo Minghi e Milena Vukotic a Roma

Mercoledì 5 marzo sarà una giornata ricca di musica per l’Università Tor Vergata. Sono infatti due gli appuntamenti della stagione di concerti organizzata dall’Associazione Roma Sinfonietta nell’auditorium “Ennio Morricone” della Facoltà di Lettere e Filosofia, in via Columbia 1.

Alle 12.00, ad ingresso libero, si svolgerà un incontro con Amedeo Minghi.

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Romano, cantautore talmente noto da non aver bisogno di presentazione, Minghi parlerà di come nascono le sue canzoni e ne interpreterà alcune accompagnandosi da solo al pianoforte. Ma racconterà anche le sue esperienze di compositore e produttore per altri interpreti e di autore di colonne sonore, che completano il ritratto di una personalità musicale ricca e completa. Coordina l’incontro al professoressa Serena Facci, docente di Etnomusicologia a Tor Vergata.

Lo stesso giorno, alle 18.00 è la volta da un concerto con la partecipazione straordinaria di Milena Vukotic. La parte specificamente musicale è affidata a Mario Ancillotti, che a Roma tutti ricordano perché, giovanissimo, divideva il posto di primo flauto dell’orchestra di Roma della Rai con il grande Severino Gazzelloni. Poi ha intrapreso la carriera di solista, che l’ha portato in giro per il mondo. Con lui suona il pianista Alessando Marangoni.

La presenza di una grande attrice come Milena Vukotic significa che questo non è un semplice concerto ma un intreccio di letture e musica, per spiegare la nascita di alcuni capolavori musicali, in  un affascinante viaggio alle sorgenti dell’ispirazione musicale.

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Vukotic infatti leggerà lettere, poesie e testi narrativi che renderanno chiare la motivazioni psicologiche e letterarie delle musiche eseguite.

Ecco dunque il Wolfgang Amadeus Mozart fanciullo della Sonata per flauto e pianoforte K 14 accanto alle sbarazzine lettere alla cugina. Segue la bellissima Sonata K 304, intima, dolorosa e visionaria, che fu scritta in occasione della morte della mamma e rielabora un minuetto infantile come tenera rimembranza dell’amore materno, cui sono accostate due lettere scritte ad un amico e al padre per dare la notizia di quel tragico avvenimento.

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Poi le meravigliose Sei Epigrafi Antiche di Claude Debussy, scritte sulla musica delle precedenti Chansons de Bilitis, in cui Debussy aveva previsto che la sua musica fosse intervallata dalle stupende liriche di Pierre Louys: verrà ora ripristinata l’alternanza della musica con la poesia, per illustrarne in maniera stupenda la comune poetica.

Infine, prima della bella Sonata “Undine”  di Carl Reinecke, che ripercorre la storia della ninfa dei boschi e del principe Huldebrand in un clima di romanticismo naturalistico e fantastico, verranno letti alcuni estratti della omonima favola di La Motte Fouquè.

La presenza di un’attrice come Milena Vukotic, che nasce da una famiglia di musicisti e che nella musica ha sempre avuto un punto di riferimento per la sua arte, è una splendida valorizzazione per un programma particolarmente raffinato e bello.

L’incontro con Amedeo Minghi sarà ad ingresso gratuito, mentre “Lettere in musica” prevede un biglietto di ingresso di 10,00 o 8,00 euro.

Mauro Mariani