“Guardare la “Musica Classica” come si fa con un quadro impolverato, con qualcosa da osservare con soggezione o filtri vari, uccide la Musica stessa e i principi che l’hanno generata. La Musica è l’unica arte che riesce veramente a sopravvivere ai segni del tempo, in quanto la sua “immagine sonora” è soltanto uno dei suoi aspetti. Io cerco di strapparne l’essenza e farla mia, il suo contenuto più metafisico, attraversando quelle armonie per restituirle agli altri pregne della mia personale esperienza del mondo”. È quanto dichiara Vito Ranucci, autore di “KTC – Killing The Classics”, tredici brani audaci, profondi, riscritture e reinterpretazioni di brani dal Medioevo al Novecento in chiave post contemporanea.
Presentato in Olanda (Istituto Italiano di Cultura/Pianola Museum), durante un lungo speciale a cura di Peter Krause trasmesso dal network “Deutschlandfunk” (Germania) e un concerto napoletano (Teatro Mercadante) nel dicembre 2013, “KTC – Killing The Classics” aggiunge al ricco curriculum di Vito Ranucci un nuovo accattivante esperimento sonoro. “Ho iniziato a lavorare sul materiale di musica sacra che amo particolarmente (Bach, Vivaldi) contaminandolo liberamente ed espandendolo fino al trip-hop o alla techno. Così ho intrapreso un sound che mi affascinava tantissimo e di getto ho voluto continuare senza pormi limiti reverenziali o precauzionali, e cercando di non perdere quella temperatura iniziale. Ho voluto cambiare il posizionamento delle melodie, invertirle, valorizzarne altre, o utilizzarle come background per ulteriori elementi, ho lavorato ai testi originali, al linguaggio, cambiando le strutture, utilizzando macchine e campionamenti. Tutta questa libertà nel rivivere quelle incredibili composizioni ha aperto una finestra sull’infinito”.
Come dichiara Girolamo De Simone, compositore e agitatore culturale sempre attento alla ‘musica di frontiera’, “La prima parola che viene in mente ascoltando “Killing the Classics” è ‘trasfigurazione’. Non si tratta di rivisitazione, trascrizione, commemorazione, allitterazione… Ranucci parte dai classici e a conti fatti non li uccide affatto, anzi! Il titolo del disco, provocatorio e stimolante, viaggia a braccetto con quello straordinario statement di Giuseppe Chiari, nato in piena era Fluxus: “Quit classic music”, nella consapevolezza che la musica classica è memoria, arricchimento, purché non diventi repertorio, e, subito dopo, gabbia soffocante o cassetto polveroso”. In questa trasfigurazione, in questa uccisione del maestro per trarre nuova linfa e rinnovata ispirazione, sfilano brani di Mozart, Satie, Vivaldi, Bach, Puccini e altri, tra i quali Ranucci inserisce anche composizioni proprie quali Tempus Fugit (ispirata all’Epistola a Lucilio di seneca) e Lost In The Garden, ispirata al Giardino delle Delizie di Bosch.
C’è molto in questo CD: connessioni tra diverse forme di musica, dalla colta alla popular, senza concedere nulla all’affrettato e al non pensato. Anche quando le note sembrano stridere, troppo il contrasto con le arie note, eseguite nel modo in cui erano state pensate inizialmente. È il caso di “Amadeus”, arrangiamento della sinfonia n. 40, oppure dell’interpretazione di Vivaldi, nel suo “Concerto in Sol, alla Rustica”, oppure dell’aria famosissima “E lucevan le stelle” dalla Tosca di Puccini; ma ci sono anche dei Carmina Burana, Bach, Chopin, Ravel. Un disco colto a sua volta, in cui le note si rincorrono e rincorrono i ricordi di chi le ascolta, per creare nuovi istanti di bellezza, nuove sensazioni, nuovi modi di vivere dei classici assoluti, talmente dentro la nostra anima da chiederci come mai sono fuori, in una traccia sonora. L’uso dei sintetizzatori vocali, del sax, del piano con Ernesto Vitolo, del violoncello elettrico di Pasquale Termini, delle percussioni di Gabriele Borrelli, delle chitarre con Mimmo Langella e Gigi Borgogno, del liuto con Marco Vidino; e poi ancora con i contributi musicali di Arcangelo Michele Caso, Guido Russo, Federica Mazzocchi, Francesco Motta&Francesco Villani, Mauro Smith, l’effetto complessivo è accattivante, talvolta ruffiano, da ascoltare e approfondire.
Importante compositore, arrangiatore, saxofonista napoletano, Vito Ranucci convince ancora una volta dunque, producendo musica basata su una fitta rete di riferimenti extra-musicali, biografici, letterari, pittorici, trattati in modo da elevare la composizione musicale ad un rango poetico-filosofico. È considerato oggi tra i maggiori esponenti della scena “World” italiana, nonché tra i più eclettici compositori della nuova generazione.
Molto attivo nel mondo delle colonne sonore per il cinema ed il teatro, Ranucci collabora con Mario Monicelli per il quale realizza il tema principale della colonna sonora dell’ultimo film Le rose del deserto, con Michele Placido, Giorgio Pasotti, Alessandro Haber. Il brano Cala ‘a sera, dopo la collaborazione con Monicelli, viene pubblicato in svariate compilation, prodotto come singolo, programmato dai maggiori network italiani, e selezionato per il libro-cd Mario Monicelli (Cinedelic), tributo alla carriera del maestro del cinema, in una selezione di 20 tra le più belle musiche dei suoi circa 100 film, insieme a brani celebri di Nino Rota, Ennio Morricone, Nicola Piovani, etc. Collabora con il regista drammaturgo Renato Giordano in grandi produzioni come il Satyricon, rappresentazione teatrale in musica del testo di Petronio Arbitro, con protagonisti Giorgio Albertazzi, Michele Placido e Maria Letizia Gorga, e in Amore e Psiche, rappresentazione teatrale in musica del testo di Apuleio con Peppe Barra e André DeLaRoche, di cui realizza le colonne sonore, e molto altro.
La sua musica già negli anni ’90 era distribuita in tutto il mondo dalla celebre etichetta francese Harmonia Mundi, con gli album Distanze, Terres du sud Italie, Le tarantelle del Gargano, realizzati con la band Neroitalia di cui è leader e fondatore. Nella sua carriera ha inoltre collaborato con una moltitudine di artisti e frequentato i generi musicali più diversi: Roberto De Simone & Media Aetas Teatro, Osanna, Pino De Vittorio, Banco del Mutuo Soccorso, Renato Carpentieri (Museum), Lina Wertmuller (Ferdinando e Carolina), Museo Nazionale Archeologico di Napoli, Radio Rai International (Notturno Italiano), Radio 3 Suite, Jethro Tull, P.F.M., e tanti altri.
L’album Il giardino delle delizie (CNI/ RaiTrade 2006) rielaborazione in chiave contemporanea/urbana del concetto di “musica a programma“ (ispirato all’opera di Hieronymus Bosch), con cui ottiene immediatamente l’ammirazione della critica e degli addetti ai lavori, è la testimonianza tangibile del suo linguaggio innovativo e visionario. Con Dialects, vincitore del premo nazionale Radici 2011, lavoro che esplora i confini della globalizzazione in musica, continua a riscuotere consensi dal mondo della critica e degli addetti ai lavori.
Nel 2013 realizza la colonna sonora del film Ero un Re di Antonio Longo (vincitore Napoli Film Festival). Attualmente è impegnato nella realizzazione della colonna sonora per l’opera teatrale QUANTUM, spettacolo sulla fisica quantistica di Caravan Teatro, e nella realizzazione di un’installazione in 3Dsound denominata NEAPOLIS MACELLUM, sul tema della Napoli Sotterranea. Il suo ultimo album KTC – Killing The Classics, presentato ufficialmente a Napoli nel dicembre 2013, è pubblicato da CNI nell’autunno del 2014.
Alessia Biasiolo