Mangiare come Dio comanda

Martedì 5 marzo alle ore 11, al teatro Bolognini di Pistoia, si terrà il secondo incontro sul tema della XV edizione dei Dialoghi di Pistoia con l’antropologa Elisabetta Moro. L’appuntamento, dal titolo Mangiare come Dio comanda sarà visibile anche in diretta streaming, sui canali Facebook e YouTube del festival.
Autrice di Mangiare come Dio comanda, saggio scritto a quattro mani con l’antropologo della contemporaneità Marino Niola (Einaudi, 2023), Elisabetta Moro, docente di Antropologia Culturale all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ha come oggetto principale dei suoi studi il cibo e l’alimentazione.
Nella conferenza preparatoria alla prossima edizione del festival analizza il modo in cui in Occidente, negli ultimi anni, si è diffusa una vera e propria “religione del cibo” cercando di indagarne le ragioni. Se in passato, infatti, la religione costituiva il codice di tutti i comportamenti alimentari, oggi dilaga un culto della tavola che va ben al di là della semplice nutrizione. È un fenomeno di dimensioni epocali che vede da una parte la cibomania e dall’altra la cibofobia.

La cibomania consiste nella sovraesposizione del piacere, della conoscenza e dell’esperienza gastronomica: gli chef sono elevati al rango di sacerdoti di una liturgia della gola sempre più suntuaria ed esclusiva; la ricerca maniacale dell’eccellenza riflette forme di narcisismo e di egolatria tipiche della società della connessione permanente; schiere di addicted consumano compulsivamente foto, video, esperienze, guinness dei primati, fino ad arrivare a performance estreme come il Mukbang Watching (la condivisione/spettacolarizzazione sui social dell’ingordigia iperbolica). È il trionfo del food porn, una miscela inedita di pornografia alimentare e voyerismo.

All’opposto, la cibofobia è la negazione più totale del piacere della tavola: assume le forme del salutismo estremo, della santificazione dei presunti cibi salvavita e della scomunica dei presunti cibi killer. È una tendenza che sfocia nella demonizzazione di un cibo dopo l’altro, trasformando la nutrizione in un gancio a cui appendere il fascio delle proprie insicurezze e paure, fino a perdere un rapporto equilibrato e felice con l’alimentazione e con il nostro corpo.

Elisabetta Moro è Docente ordinaria di Antropologia Culturale presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, dove è anche co-direttrice del Museo Virtuale della Dieta Mediterranea e del MedEatResearch. È membro dell’Assemblea della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, e presiede il Comitato Scientifico della Cattedra UNESCO in Intangible Cultural Heritage and Comparative Law dell’Università di Roma Unitelma Sapienza. Collabora con il Corriere della Sera, il Mattino, e con diversi programmi televisivi. Con Marino Niola ha scritto: Andare per i luoghi della dieta mediterranea (il Mulino, 2017); I segreti della dieta mediterranea (il Mulino, 2020); Baciarsi (Einaudi, 2021); Il presepe (il Mulino, 2022); Mangiare come Dio comanda (Einaudi, 2023). Ha curato l’antologia Sirene. Il mistero del canto (Marsilio, 2023).

Delos

L’antropologo Marco Aime racconta il tema dei Dialoghi 2024

Giovedì 18 gennaio, ore 11, teatro Bolognini | live-streaming dalle 11.15

Aspettando la XV edizione dei Dialoghi di Pistoia giovedì 18 gennaio alle ore 11, al teatro Bolognini, l’antropologo culturale Marco Aime approfondirà il tema di quest’anno: Siamo ciò che mangiamo? Nutrire il corpo e la mente. Come da tradizione lelezioni introduttive al festival di antropologia del contemporaneo si rivolgono a ragazzi e ragazze, insegnanti e appassionati di Pistoia ma sono seguite da un pubblico molto vasto grazie allo streaming, sui canali Facebook e YouTube del festival, che consente di raggiungere ogni angolo del Paese.
L’incontro prende avvio da un’analisi delle modalità con cui ogni comunità costruisce una propria idea di gusto condiviso: scegliamo per tabù religiosi, per motivazioni ecologiche, per norme sociali o mode e, nel tempo, ogni società costruisce una propria “commestibilità culturale”.
«Non ci cibiamo solo per nutrirci, ma siamo anche mangiatori sociali – spiega Marco Aime. Dobbiamo ribaltare il rapporto tra il gusto e l’abitudine a mangiare un determinato alimento: non è vero che non mangiamo una cosa perché non ci piace, non ci piace perché non la mangiamo. Il gusto collettivo non nasce quindi da un’attitudine innata, ma da una scelta».

L’abitudine al consumo è anche l’elemento che determina la “tipicità” di un piatto, che se da un lato appaga il gusto – costruito e modellato proprio sulla consuetudine – su un piano simbolico si trasforma in una sorta di marchio d’identità.

Il cibo è anche un grande viaggiatore, e tutte le cucine “tradizionali” sono in realtà meticce. Ogni tradizione culinaria è multiculturale: i commerci, le scoperte, le esplorazioni hanno sempre portato cose nuove sulle tavole della gente. «Il nostro panorama alimentare dopo l’arrivo di Colombo nelle Americhe si è modificato. Alimenti come la patata, il pomodoro erano sconosciuti in Europa. Il mais non esisteva in quelle vallate alpine, dove la polenta viene oggi considerata il più autentico dei piatti, tanto da far pensare che sia sempre esistita – racconta Aime. La polenta è “tradizionale” non perché autoctona o perché storicamente legata a un territorio, lo è perché viene pensata così. La tradizione è spesso il prodotto di una proiezione del presente sul passato, piuttosto che il prodotto di una continuità storica profonda. Il cibo, in quanto risultato di una lunghissima serie di scambi, mescolamenti e rielaborazioni, è un’ottima metafora della cultura, con buona pace di chi si affanna a ricercarne i confini netti e la “purezza”».

«Con questo incontro – dice Lorenzo Zogheri, presidente della Fondazione Caript – comincia il percorso verso le giornate del festival di maggio. È un avvio dedicato agli studenti, cioè una delle platee che più siamo interessati a coinvolgere. In particolare quest’anno, perché i Dialoghi sviluppano un tema che, a esempio per le implicazioni sulla sostenibilità, è molto vicino alla sensibilità delle nuove generazioni».

Alla lezione di Aime seguirà martedì 5 marzo quella dell’antropologa Elisabetta Moro, dal titolo Mangiare come Dio comanda.

Delos (anche per la fotografia)

Dialoghi di Pistoia.Siamo ciò che mangiamo? Nutrire il corpo e la mente

La XV edizione dei Dialoghi di Pistoia, festival di antropologia del contemporaneo promosso dalla Fondazione Caript e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli, si svolgerà da venerdì 24 a domenica 26 maggio 2024.

Quest’anno, il tema scelto è: Siamo ciò che mangiamo? Nutrire il corpo e la mente (www.dialoghidipistoia.it).

«Siamo ciò che mangiamo» ha scritto Ludwig Feuerbach, un’affermazione in apparenza cinica, ma che in realtà non è così distante dal vero. Non basta, infatti, che una pianta o un animale siano commestibili per annoverarli nella lista dei cibi che ogni società ritiene buoni da mangiare: scegliamo per tabù religiosi, per motivazioni ecologiche, per norme sociali o mode e, nel tempo, ogni comunità umana costruisce una propria idea di gusto condiviso.

Siamo anche, quando è possibile, consumatori “culturali” di cibo, che, come diceva Claude Lévi-Strauss, deve essere “buono da pensare” oltre che capace di sfamare il corpo: infatti non nutriamo il corpo solo con cibo, acqua, vino… ma anche con la cultura, le passioni e il gioco.

«Mangiare, cucinare e produrre cibo sono esperienze sociali, espressioni culturali di collettività e frutti di scambi, che alimentano la nostra mente e il nostro vivere comune. Sono attività inserite nel dinamismo del pianeta, tra l’alternarsi delle stagioni e l’unicità di specie e territori, profondamente legate all’ecologia della Terra – riflette Giulia Cogoli. Il cibo è anche un grande viaggiatore, e tutte le cucine “tradizionali” sono in realtà meticce: ogni tradizione culinaria è multiculturale e, in questo, il cibo è un’ottima metafora della cultura».

La scelta del cibo è anche indicativa di gusti, ideologie, mode e persino di prospettive sul futuro. Oltre a dividerci in “tribù” alimentari – vegetariani, vegani, fruttariani, strenui difensori dell’onnivoro – il ricorso a cibi tradizionali o innovativi è oggi più che mai causa di fratture politiche.

Ecologia, cibo e politica si intrecciano più di quanto non si immagini, visto che la produzione di cibo è la maggiore responsabile di emissioni di Co2 nell’atmosfera. Nonostante ciò, milioni di persone soffrono ancora di denutrizione o di malnutrizione, mentre in alcune parti del mondo si spreca e si getta via il cibo in abbondanza, e le malattie legate all’alimentazione sono sempre più frequenti.

Fin dalla loro prima edizione, i Dialoghi hanno sempre riservato grande attenzione ai giovani.

Per stimolarli all’approfondimento del tema del festival, è stato ideato un ciclo di incontri per le scuole, che ha coinvolto finora circa 34.000 studenti di Pistoia e della provincia e che, grazie allo streaming, negli ultimi anni è stato seguito anche da studenti e insegnanti di tutta Italia.

Anche quest’anno sono due le lezioni in programma per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, in presenza, al teatro Bolognini di Pistoia, e in diretta streaming: giovedì 18 gennaio alle ore 11 l’antropologo Marco Aime introdurrà e analizzerà il tema del 2024.

Seguirà, martedì 5 marzo, sempre alle 11, una lezione dell’antropologa Elisabetta Moro, dal titolo Mangiare come Dio comanda.

Le prime 14 edizioni i Dialoghi hanno ospitato 400 relatori e visto la partecipazione di 250.000 persone. Sono stati circa 4.700 i volontari coinvolti; 700 le registrazioni video e audio disponibili gratuitamente sul sito e sulle principali piattaforme audio e video; 3,5 milioni sul canale YouTube dedicato; 23 i libri della serie Dialoghi di Pistoia – UTET, di cui l’ultimo in uscita a febbraio.

Delos (anche per la fotografia della direttrice Giulia Cogoli, foto di Mattia Modica)


Lezione online di Marco Aime sul tema “Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire”

Riprendono le lezioni preparatorie in attesa della XII edizione di Pistoia – Dialoghi sull’uomo, in programma dal 18 al 20 giugno: l’antropologo Marco Aime introduce il tema del festival di antropologia del contemporaneo, Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire. Una lezione online, disponibile per tutti gratuitamente sul sito e sul canale YouTube del festival (dialoghisulluomo.it), pensata appositamente per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Il 24 marzo è in programma un altro appuntamento online, sempre con Marco Aime che in collegamento streaming risponderà alle domande degli studenti sul tema della lezione.

I momenti di approfondimento sul tema del festival – ideati dalla direttrice della manifestazione, Giulia Cogoli, e promossi dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia – sono da sempre molto attesi: negli 11 anni passati hanno coinvolto circa 27.000 studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Pistoia e della provincia e, grazie allo streaming, anche di altre regioni italiane. A loro si è unito nel tempo un pubblico adulto di appassionati.

Nella prima lezione, Marco Aime spiega come l’andare oltre, il superare l’orizzonte, sia l’anelito di ricerca che ha caratterizzato l’intera evoluzione del genere umano. Dalle esplorazioni della terra e dello spazio, che hanno consentito di creare nuovi habitat e di sviluppare nuove conoscenze, all’esigenza di andare al di là del qui e ora, della quotidianità, alla ricerca di forme di spiritualità tanto religiosa quanto laica.

Ciò che caratterizza la nostra specie, racconta Aime, è la capacità dell’uomo di superare i confini, di camminare verso nuovi orizzonti: il cammino dei migranti che fuggono dalla povertà e dalla morte, quello dei pellegrini di tutte le religioni, il cammino avventuroso degli esploratori, quello di ricerca di scienziati, di artisti e filosofi.

È lo stesso cammino che i nostri lontani antenati hanno intrapreso uscendo dall’Africa, che non è stato fatto solo con i piedi, ma anche con l’immaginazione, la speranza, la fede, la fiducia negli altri, l’aspettativa di nuove scoperte e dimensioni dell’umano, che ha permesso non solo di scoprire il nostro pianeta, ma anche di trascenderlo.

Il tema dei Dialoghi 2021 è stato scelto anche per mettere in luce il come e il perché l’intera storia dell’umanità, anche se con intensità diverse, sia costantemente segnata dalla ricerca del nuovo, dello sconosciuto, dell’ignoto. È stata proprio questa voglia di scoperta che ha fatto sì che da insignificante animale della savana, divenissimo Homo Sapiens.

Marco Aime insegna Antropologia culturale all’Università di Genova. Ha condotto ricerche sulle Alpi e in Africa Occidentale (Benin, Burkina Faso, Mali). Ha pubblicato favole per ragazzi, testi di narrativa e saggi, tra cui: Le radici nella sabbia (EDT, 1999); Il primo libro di antropologia (2008), L’altro e l’altrove (con D. Papotti, 2012), La fatica di diventare grandi (con G. P. Charmet, 2014) per Einaudi; Verdi tribù del Nord (Laterza, 2012), African graffiti (Stampa Alternativa, 2012), Gli specchi di Gulliver (2006), Timbuctu (2008), Il diverso come icona del male (con E. Severino, 2009), Gli uccelli della solitudine (2010), Cultura (2013), L’isola del non arrivo (2018) per Bollati Boringhieri; La macchia della razza (2013), Etnografia del quotidiano (2014) per elèuthera; Tra i castagni dell’Appennino. Conversazione con Francesco Guccini (2014), Senza sponda (2015) per UTET; Comunità (il Mulino, 2019); Classificare, separare, escludere. Razzismi e identità (Einaudi, 2020). Per Add ha curato Atlante delle frontiere (2018) e scritto Pensare altrimenti. Antropologia in 10 parole (2020). Ha da poco pubblicato nella collana Dialoghi sull’uomo di UTET Il mondo che avrete. Virus, antropocene, rivoluzione (con Francesco Remotti e Adriano Favole).

Delos

Pistoia – Dialoghi sull’uomo, dodicesima edizione

Nuove date per la dodicesima edizione del festival di antropologia Pistoia-Dialoghi sull’uomo che quest’anno si terrà da venerdì 18 a domenica 20 giugno, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli (www.dialoghisulluomo.it).

I Dialoghi riprendono il loro cammino di conoscenza e di approfondimento sui temi di antropologia del contemporaneo, dopo la scorsa edizione svoltasi necessariamente con incontri tutti on-line, che pur hanno riscosso un grandissimo successo, raggiungendo un pubblico di mezzo milione sui canali social del festival con circa 100.000 visualizzazioni delle videoconferenze.

Nel 2021 l’obiettivo, e la ragione dello slittamento di data vista l’attuale contingenza sanitaria, è tornare nelle piazze e nel centro storico di Pistoia per proseguire il confronto fra pubblico e grandi pensatori italiani e stranieri sul percorso, iniziato 11 anni fa, di un impegno culturale e civile, volto a comprendere meglio come convivere in una società complessa quale la nostra. Gli organizzatori auspicano di ricreare e rivivere quel clima di festa che solo il condividere e il ritrovarsi insieme genera. Lo si farà senza abbandonare la strada aperta grazie alla tecnologia di potersi collegare anche a distanza.

Il tema del 2021 sarà “Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire”. È stato questo anelito di ricerca a caratterizzare l’intera evoluzione del genere umano. Dalle esplorazioni della terra e dello spazio, che hanno consentito di creare nuovi habitat e di sviluppare nuove conoscenze, all’esigenza di andare al di là del qui e ora della quotidianità, alla ricerca di forme di spiritualità tanto religiosa quanto laica.

Gli incontri della nuova edizione dei Dialoghi sull’uomo vedranno avvicendarsi studiosi di diverse forme di spiritualità religiosa, che spiegheranno la tensione a trascendere la vita terrena, al fianco di scienziati che esplorano la materia, alla ricerca di una chiave di comprensione della vita, di viaggiatori ed esploratori che tentano di superare i limiti e i confini, così come di artisti e studiosi d’arte, per comprendere cosa li spinge a creare nuove realtà.

Il festival richiama nella scelta del tema i festeggiamenti dell’anno iacobeo e l’apertura della Porta Santa a Pistoia in onore della reliquia di San Jacopo, conservata nel Duomo da nove secoli, che collega il percorso di Santiago di Compostela a Pistoia stessa.

Un festival che avrà dunque come fil rouge il cammino verso nuovi e altri orizzonti, il cammino dei pellegrini di tutto il mondo e di molte religioni, quello dei migranti che fuggono dalla povertà e dalla morte, quello avventuroso degli esploratori, quello di ricerca di scienziati, artisti e filosofi.

«Il cammino che i nostri lontani antenati hanno intrapreso uscendo dall’Africa, non è stato fatto solo con i piedi – dichiara Giulia Cogoli ideatrice e direttrice del festival – ma anche con l’immaginazione, la speranza, la fede, la fiducia negli altri, l’aspettativa di nuove scoperte e dimensioni dell’umano, che ha permesso non solo di scoprire il nostro pianeta, ma anche di trascenderlo».

Delos

Annullata la XI edizione del festival Pistoia – Dialoghi sull’uomo

La XI edizione del festival di antropologia del contemporaneo Pistoia – Dialoghi sull’uomo, che era in programma dal 22 al 24 maggio 2020, è stata annullata.

L’organizzazione, a fronte della situazione di emergenza sanitaria nazionale e internazionale, ritiene che sia un dovere pensare prima di tutto alla salute e alla sicurezza delle persone.

«La decisione di annullare la XI edizione dei Dialoghi è estremamente triste e difficile, ma la drammatica situazione in cui il nostro Paese si trova non lascia alternative. Dopo il successo dell’edizione 2019, che ha chiuso il primo decennio dei Dialoghi sull’uomo con circa 200.000 presenze, torneremo nel 2021 con un festival ancora più ricco e che ci aiuterà a condividere e rielaborare quanto sta succedendo, perché i Dialoghi credono che la cultura ci renda essere umani migliori, perché convivere significa che tutti ci prendiamo cura di tutti» dichiarano Giulia Cogoli, ideatrice e direttrice del festival, Luca Iozzelli, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia.

Ma i Dialoghi non si fermano, infatti sin dal primo giorno hanno aderito alla campagna #iorestoacasa, nella convinzione che la convivenza civile passi anche attraverso la scelta di un isolamento responsabile per sé, per i propri cari e per tutta la società a cui apparteniamo.

Sui canali social, su YouTube e sul sito del festival vengono pubblicati da 4 settimane brevi contributi video di relatori della manifestazione – tra i quali gli antropologi Marco Aime e Adriano Favole, il genetista Guido Barbujani, l’attore Ascanio Celestini, lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi, la psicoterapeuta infantile Manuela Trinci – che riflettono sui dubbi, le paure e soprattutto le idee per superare le difficoltà assieme. Le visualizzazioni sono state oltre 50.000.

Inoltre sul canale YouTube dei Dialoghi, sono disponibili 320 fra conferenze e interviste sui temi che la manifestazione ha trattato negli anni, tra i quali: la convivenza, il dono, la condivisione, l’identità, il gioco, la creatività, le regole, il viaggio.

Pistoia – Dialoghi sull’uomo dà appuntamento a tutti nel 2021!

 

Paola Nobile

“Dire e fare il mondo: tra antropologia e linguistica”. Favole a Pistoia

Adriano Favole

Adriano Favole, antropologo e consulente al programma del festival di Pistoia Dialoghi sull’uomo, martedì 4 febbraio alle ore 11 al Teatro Manzoni di Pistoia rifletterà su: “Dire e fare il mondo: tra antropologia e linguistica”.

Che relazione c’è tra la lingua e la cultura di una società? È la lingua oppure il contesto socio-culturale a determinare la nostra visione e, insieme, la costruzione del mondo? Favole si concentrerà principalmente sul rapporto tra società, lingua e cultura e sulla diversità linguistica e culturale tra gli esseri umani, fornendo diversi spunti etnografici.

In antropologia si sono alternati due principali modelli teorici per spiegare il rapporto tra lingua e cultura. Da un lato la teoria che sostiene che la lingua che usiamo influenza pesantemente la nostra costruzione del mondo; dall’altro, un secondo modello teorico dà molta importanza al contesto sociale e culturale nel quale la lingua prende forma.

Per lo più, gli antropologi ritengono che si possa fare ricorso a entrambi i modelli: le lingue condizionano il pensiero e l’agire sociale e, viceversa, il contesto sociale modella le lingue. Attraverso la lingua si veicolano rapporti gerarchici e di potere. La lingua trasmette diseguaglianze, oltre che informazioni e sapere.

«Come abbiamo constatato anche negli ultimi tempi – afferma Favole – la lingua può esprimere odio in senso profondo, ma è anche uno dei pochi strumenti di condivisione tra gli esseri umani».

Gli antropologi hanno lavorato molto sul modo in cui il contatto culturale cambia i sistemi linguistici. Perché alcune lingue divengono egemoniche? Perché in alcuni contesti si sono formate lingue creole? Esistono lingue globali? I nuovi media sono un pericolo per la diversità linguistica, oppure possono favorire l’uso scritto di alcune lingue a tradizione orale? Come possiamo costruire insieme il mondo del futuro senza perdere l’incredibile ricchezza della diversità linguistica?

Adriano Favole insegna Antropologia culturale e Cultura e Potere all’Università di Torino. L’incontro è visibile in diretta streaming sul sito http://www.dialoghisulluomo.it. Le classi collegate in streaming potranno inoltre dialogare o porre domande attraverso Twitter usando l’hashtag #DialoghiPistoia.

 

Delos (anche per la fotografia)

 

I Dialoghi sull’uomo compiono dieci anni

 

Dialoghi sull’uomo si prepara a festeggiare un compleanno importante: la decima edizione del festival di antropologia del contemporaneo, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto fin dalla prima edizione da Giulia Cogoli, è in programma dal 24 al 26 maggio 2019.

Nati nel 2010 come progetto di condivisione e approfondimento di taglio antropologico, i Dialoghi – che nell’ultima edizione hanno registrato oltre 30.000 presenze – sono stati animati fin da subito da un forte impegno culturale e civile e dalla volontà di offrire un nuovo modo di fare approfondimento culturale, con contenuti inediti e nuovi sguardi sulle società umane. Un percorso lungo e intenso, premiato da numeri in continua crescita: nelle prime nove edizioni le presenze sono state circa 167.000 (più che triplicate dalla prima edizione); i relatori – italiani e internazionali – 250; gli eventi 249; i volontari più di 3.000; i follower sui social circa 43.000.

Negli anni, al festival si sono affiancate una serie di importanti iniziative di produzione e documentazione culturale: i 13 volumi editi da UTET nella serie Dialoghi sull’uomo, con 19 edizioni e una tiratura di 65.000 copie; un vasto archivio di 252 registrazioni audio e video disponibili sul sito della manifestazione; un canale YouTube dedicato che ha avuto oltre un milione di visualizzazioni; un progetto di divulgazione antropologica per le scuole che ha visto la partecipazione di circa 25.000 giovani; il Premio Internazionale Dialoghi sull’uomo, oggi alla sua terza edizione; 5 mostre con grandi maestri della fotografia che ogni anno completano il percorso del festival.

Inoltre, nel 2018, il festival ha valicato i confini nazionali, organizzando una serie di incontri all’Istituto Italiano di Cultura di Londra e portando all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi la mostra fotografica di Gianni Berengo Gardin ideata appositamente per la manifestazione.

Il tema scelto per il decennale è: Il mestiere di con-vivere: intrecciare vite, storie e destini.

Con-vivere significa “vivere con”, “vivere assieme” rispettandoci e rispettando la Terra su cui ci è dato vivere. Con-vivere è un “mestiere”, nel senso che la società è un luogo di costruzione. In un mondo ogni giorno più segnato da un’accelerazione generale, in cui i rapporti sono sempre più mediati dal digitale e i legami si indeboliscono a causa del venire meno di quelle narrazioni che stanno alla base di ogni comunità, diventa sempre più difficile stabilire un rapporto reciproco, profondo ed egualitario. Un percorso, dunque, di tematiche che si tengono assieme e che compongono, anche grazie ai contributi di alcuni fra i più importanti intellettuali contemporanei, un grande mosaico culturale, fatto di tante tessere, pensieri, approfondimenti, con una forte visione e valenza unitaria. Questo è forse il punto di forza dei Dialoghi: produrre cultura – una cultura della convivenza – e farlo in un percorso ideato e costruito appositamente, sia all’interno del singolo programma di ogni anno, sia nella visione più ampia del decennale.

«Dieci anni fa è sembrato molto innovativo dedicare un festival all’antropologia contemporanea. – commenta Giulia Cogoli – Ma il mondo sta cambiando sotto i nostri occhi, e forse oggi cercare di capire la realtà che ci circonda dall’angolatura antropologica è quanto di più utile si possa proporre. Perché significa rilanciare l’interesse per gli altri, per le altre culture, a cui non ci deve legare solo il rispetto e il dialogo, ma la consapevolezza di essere su un’imbarcazione comune, in un viaggio attorno all’umanità, liberi da quelle zavorre del razzismo e dell’indifferenza che tanto pesano sulla vita quotidiana».

La terza edizione del Premio Internazionale Dialoghi sull’uomo, conferito a una figura del mondo culturale che testimonia la centralità del dialogo per lo sviluppo delle relazioni umane, dopo David Grossman e Wole Soyinka, quest’anno andrà a Vandana Shiva, fisica ed economista indiana, tra i massimi esperti mondiali di ecologia sociale, già premiata con il Right Livelihood Award, premio Nobel alternativo per la Pace, per le sue battaglie a difesa dell’ambiente. Sabato 25 maggio alle 21.15, in piazza del Duomo, Vandana Shiva terrà una lectio dal titolo: Impariamo a condividere il nostro pianeta: è di tutti! Il dialogo permette di imparare a riconoscerci come membri della comunità della Terra, che ha strabilianti capacità e il potenziale per rigenerarsi, nonostante ci si trovi sull’orlo del baratro. Si deve coltivare la speranza, fondata sulla filosofia della Terra intesa come un’unica famiglia, sostiene Vandana Shiva: ce la faremo solo credendo nella capacità di trascendere le divisioni, di pensare, agire e vivere come un’umanità unita, impegnandoci a partecipare in ogni momento alla difesa e alla rigenerazione del tessuto naturale e sociale della vita.

 

Delos

I Dialoghi tagliano il traguardo dei dieci anni, a Pistoia dal 24 al 26 maggio

ph Laura Pietra

Dopo il successo della scorsa edizione con oltre 30.000 presenze, il festival di antropologia del contemporaneo Pistoia – Dialoghi sull’uomo, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, si prepara a festeggiare un compleanno importante: la decima edizione, che si terrà a Pistoia dal 24 al 26 maggio 2019.

La direttrice Giulia Cogoli, che firma il programma sin dalla prima edizione, ha scelto per il 2019 il tema: “Il mestiere di con-vivere: intrecciare vite, storie e destini”.

Con-vivere significa “vivere con”, vivere assieme nel rispetto dell’altro. Come e perché noi umani stiamo insieme? Come ci rapportiamo con gli altri esseri viventi e, più in generale, con il mondo in cui ci è dato vivere, con gli animali e la natura?

Proporre il tema convivenza significa evocare la questione dell’essere umano nella sua completezza e nell’accezione aristotelica di animale politico. Significa riflettere su come si forma il legame sociale e sul rapporto tra convivenza e conflitto, analizzare come altre società e altre epoche hanno organizzato e realizzato la convivenza. Significa inoltre parlare della famiglia, nucleo basilare della società, dei suoi modelli e della sua evoluzione.

Con-vivere è un “mestiere”, nel senso che la società è un ambito di costruzione, non un approdo naturale dell’essere umano. In una società ogni giorno più segnata da un’accelerazione generale, in cui i rapporti sono costantemente mediati dal digitale, diventa sempre più difficile dialogare in modo profondo ed egualitario.

«Riflettere sui linguaggi e sulle pratiche del vivere insieme, vuole essere anche un modo per valorizzare e riprendere il percorso decennale che i Dialoghi hanno compiuto – afferma Giulia Cogoli – Un percorso di tematiche che si tengono assieme e che compongo, anche grazie ai contributi di alcuni fra i più importanti intellettuali contemporanei, un grande mosaico culturale, fatto di tante tessere, pensieri, approfondimenti, con una forte visione e valenza unitaria. Questo è forse il punto di eccellenza e di forza dei Dialoghi: produrre cultura – una cultura della convivenza – e farlo in un percorso ideato e costruito appositamente, sia all’interno del singolo programma di ogni anno, sia nella visione più ampia del decennale».

Nati nel 2010, i Dialoghi sono stati animati fin da subito dalla volontà di offrire un nuovo modo di fare approfondimento culturale, con contenuti inediti e nuovi sguardi sulle società umane. Un percorso lungo e intenso, premiato da numeri in continua crescita: nelle prime nove edizioni le presenze sono state 167.000; i relatori – italiani e internazionali – 250; i volontari più di 3.000.

Negli anni, al festival si sono affiancate una serie di iniziative di produzione e documentazione culturale: dai volumi editi da UTET nella serie Dialoghi sull’uomo (dodici titoli già pubblicati e due in arrivo nel 2019), a un vasto archivio di registrazioni audio e video che sul canale YouTube dedicato ha raggiunto le 800.000 visualizzazioni; dal Premio Internazionale Dialoghi sull’uomo a mostre con grandi nomi della fotografia che ogni anno completano il percorso del festival.

Nel 2018, il festival ha valicato i confini nazionali, organizzando un ciclo di incontri all’Istituto Italiano di Cultura di Londra e portando all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi la mostra di Gianni Berengo Gardin ideata appositamente per i Dialoghi.

I Dialoghi hanno sempre dedicato grande attenzione ai giovani e fin dalla prima edizione, per avvicinare gli studenti al tema del festival, organizzano un ciclo di incontri per le scuole: un vero e proprio mini corso di antropologia culturale, che in nove anni ha coinvolto circa 20.000 giovani di tutt’Italia.

Dopo la lezione di oggi, ancora due le lezioni in programma, al Teatro Manzoni di Pistoia, fruibili anche in diretta streaming:

il 26 febbraio il genetista Guido Barbujani parlerà di: “Tutti parenti tutti differenti. Contro la tentazione del razzismo, la verità spiegata dalla scienza”;

il 2 aprile lo storico Carlo Greppi terrà la lezione: “La frontiera come luogo di incontro”.

Delos

 

Dialoghi sull’uomo

Si terrà da venerdì 25 a domenica 27 maggio la nona edizione di Pistoia – Dialoghi sull’uomo, festival di antropologia del contemporaneo promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli.

“Rompere le regole: creatività e cambiamento” è il tema del 2018, sul quale verteranno i 26 incontri con antropologi, filosofi, storici, scrittori e pensatori italiani e internazionali, chiamati a riflettere su cosa abbia fatto evolvere la civiltà umana, quale sia il motore che spinge costantemente l’essere umano al cambiamento e quanto sia importante rompere le regole per rinnovarsi. La creolitudine, il meticciato, gli incroci e le ibridazioni culturali sono stati da sempre occasione di forte impulso creativo: in un momento storico caratterizzato da imponenti flussi migratori e da una globalizzazione pervasiva, l’antropologia può offrire una diversa angolatura dalla quale riflettere su cosa sia oggi la creatività e quali siano le sue leve, per sopravvivere o semplicemente per vivere meglio.

Il festival è animato, fin dalla sua prima edizione, da un forte impegno culturale e civile e dalla volontà di offrire un nuovo modo di fare approfondimento culturale, con contenuti inediti e nuovi sguardi sulle società umane. I dialoghi sono quelli tra i relatori, quelli con il pubblico e quelli tra le diverse discipline, perché dialogare è fondamentale per meglio capire, conoscere e confrontarsi. Sono stati anni di grande riconoscimento e attenzione da parte del pubblico – di tutte le età e proveniente da tutt’Italia – che è triplicato dalla prima edizione e che nel solo 2017 è cresciuto del 38%.

In nove anni il centro storico di Pistoia ha accolto circa 250 appuntamenti culturali tra conferenze, spettacoli, incontri con relatori italiani e internazionali.

Inoltre, negli anni, al festival si sono affiancate una serie di importanti iniziative di produzione e documentazione culturale: una collana di volumi editi da UTET, un vasto archivio di registrazioni audio e video (che sul canale Youtube dei Dialoghi ha raggiunto il mezzo milione di visualizzazioni), un progetto di divulgazione antropologica per le scuole che ha visto la partecipazione di circa 20.000 giovani, e una serie di mostre con grandi firme della fotografia che ogni anno completano il percorso del festival.

Torna con la seconda edizione il Premio Internazionale Dialoghi sull’uomo, conferito a una figura del mondo culturale che con il proprio pensiero e la propria opera abbia testimoniato la centralità del dialogo per lo sviluppo delle relazioni umane. Quest’anno vede vincitore lo scrittore africano Wole Soyinka, Premio Nobel per la Letteratura 1986. Soyinka – che nell’intera sua opera ha spiegato come la vitalità e la spiritualità africane potrebbero aiutarci ad affrontare un presente sempre più difficile – è la guida perfetta per accompagnarci verso un incontro che deve avvenire, per la salvezza della nostra specie e per fronteggiare il flusso migratorio a cui assistiamo oggi. Sabato 26 maggio in piazza del Duomo una serata sulla grande letteratura: Wole Soyinka, in un dialogo con l’antropologo Marco Aime, indicherà come recuperare valori forti attraverso il riconoscimento reciproco, conoscersi e dialogare è necessario: occorre abbandonare vecchi pregiudizi e guardarsi negli occhi. Come diceva Plinio Il Vecchio: ex Africa semper aliquid novi, dall’Africa ci arriva sempre qualcosa di nuovo.

 

Delors (fotografia di Laura Pietra)