Piero Della Francesca. La seduzione della prospettiva

 

Modello per studio di prospettiva, Piero Della Francesca

Presso il Museo Civico di Sansepolcro, fino al 6 gennaio prossimo, è aperta la mostra “Piero Della Francesca. La seduzione della prospettiva”. L’esposizione, curata da Filippo Camerota e Francesco P. Di Teodoro, e promossa dal Comune di Sansepolcro, è un progetto del Museo Galileo di Firenze con la collaborazione della Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia ed è organizzata da Opera Laboratori Fiorentini.

Per Mauro Cornioli, Sindaco di Sansepolcro: “E’ un gran privilegio poter rappresentare l’amministrazione comunale di Sansepolcro quando è svelato al mondo, dopo lunghi anni di restauro, il vero colore di Piero della Francesca. È inoltre una straordinaria occasione per i visitatori, poter approfondire l’immensa cultura scientifica del nostro più celebre concittadino grazie all’esposizione Piero Della Francesca. La seduzione della prospettiva, organizzata negli ambienti adiacenti agli affreschi”.

Il progetto espositivo, che si articola intorno al De prospectiva pingendi, trattato composto da Piero della Francesca intorno al 1475, ha anche l’obiettivo di illustrare, attraverso riproduzioni di disegni, modelli prospettici, strumenti scientifici, plaquette e video, le ricerche matematiche applicate alla pittura di Piero della Francesca e la conseguente eredità lasciata ad artisti come Leonardo da Vinci, Albrecht Dürer, Daniele Barbaro e ai teorici della prospettiva almeno fino alla metà del Cinquecento.

La mostra mira, inoltre, a mostrare al pubblico le due anime di Piero della Francesca: raffinato pittore e grande matematico. Oltre ad essere Maestro d’abaco, geometra euclideo, studioso di Archimede, Piero è stato anche un innovatore nel campo della pittura poiché per lui, quest’ultima, nella matematica e nella geometria, trovava il suo sostanziale fondamento. I suoi scritti, infine, soprattutto il De prospectiva pingendi, composto in volgare per gli artisti e in latino per gli umanisti, hanno dato inizio alla grande esperienza della prospettiva rinascimentale.

La Mostra è suddivisa in otto sezioni che approfondiscono gli studi affrontati da Piero nel corso della sua vita. Nella prima sezione La prospettiva tra arte e matematica, attraverso le riproduzioni di alcuni disegni, dimostra che il De Prospectiva Pingendi è il primo trattato sistematico di prospettiva interamente illustrata, e il primo in cui sono giustificati matematicamente i procedimenti descritti. Suddiviso in tre libri, il trattato approfondisce nei primi due libri le tecniche prospettiche per le figure piane e i solidi geometrici, nel terzo, per le figure più complesse come la figura umana. Nella seconda sezione “I principi geometrici”, si analizza la relazione di Piero con Firenze, quando vi giunge, nel 1439, per lavorare con Domenico Veneziano ai perduti affreschi di Sant’Egidio. Attraverso un pannello che illustra lo schema prospettico della Trinità di Masaccio e alcuni calchi dei bassorilievi della Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti, si può comprendere il grande fermento economico e culturale della città gigliata. Città dove già le opere di Donatello e Masaccio manifestavano la straordinaria innovazione figurativa di Filippo Brunelleschi, con l’invenzione della prospettiva lineare e dove, da qualche tempo, circolavano scritti di Leon Battista Alberti, come il De Pictura, che proponeva una codificazione teorica del nuovo linguaggio pittorico. Nella terza sezione “Le regole del disegno prospettico”, attraverso modelli e disegni, si comprende che Piero fu il primo a scrivere veramente per gli artisti. Mentre Alberti si era preoccupato di gettare i fondamenti teorici della nuova disciplina pittorica e Ghiberti aveva voluto riassumerne le premesse ottiche, Piero si concentrò notevolmente sulle regole del disegno. A differenza di Alberti, infatti, corredò ampiamente il trattato di numerosi disegni, estremamente precisi, puliti e di straordinaria finezza. La sua mano era in grado di tracciare linee sottilissime, veri e propri segni euclidei che ricordavano l’abilità del mitico Apelle. La “prospectiva” per Piero era essenzialmente “commensurazione”, ossia rappresentazione misurata dei corpi sulla superficie del dipinto. Il quadro per lui era il “termine” dei raggi visivi. Sul quadro, le grandezze osservate subivano una diminuzione apparente proporzionale alla distanza di osservazione. Su questo principio proporzionale si fonderà il pensiero scientifico della pittura moderna. Nella sezione “I corpi geometrici”, si approfondisce la relazione tra Piero e il matematico Luca Pacioli. Qui è analizzato il celebre ritratto del matematico, dipinto attribuito a Jacopo de’ Barbari e custodito a Capodimonte e un altro importante trattato di Piero della Francesca: il Libellus de quinque corporibus regularibus. Concluso attorno al 1482 e dedicato al duca Guidubaldo, figlio e successore di Federico da Montefeltro il Libellus permette a Piero di riprendere il tema dei corpi regolari già trattato nella parte geometrica dell’Abaco, sviluppandolo in quattro parti, dedicate, rispettivamente, ai poligoni, ai cinque poliedri inscritti nella sfera, ai poliedri inscritti in altri poliedri, e ai poliedri irregolari. Ed è proprio attraverso il Libellus che Piero diventa artefice di quella rinascita d’interesse per i poliedri che caratterizzerà il Rinascimento e che è testimoniata anche dalle stupende “tavole leonardesche” che illustrano il De divina proportione di Luca Pacioli. Con la sezione “I maestri della prospettiva”, si comprende come, attraverso la frequenza con cui i disegni di Piero appaiono nelle tarsie del Quattrocento e l’amicizia che legava il pittore ai famosi intarsiatori Lorenzo e Cristoforo Canozzi da Lendinara, l’arte dei legnaioli era una delle prime aree di diffusione del De prospectiva pingendi. Tarsie prospettiche che sicuramente l’artista di Sansepolcro aveva potuto ammirare, durante il soggiorno fiorentino, nella Sacrestia delle Messe di Santa Maria del Fiore e che, negli anni tra il 1474 e il 1476, fecero dello studiolo di Federico da Montefeltro uno dei massimi capolavori del Rinascimento. Nella sezione “Il disegno di architettura: ichnographia, orthographia, scaenographia” si pone l’attenzione sull’interesse per il disegno architettonico. Per Piero un buon pittore doveva possibilmente essere anche un buon architetto o, almeno, conoscere dell’architettura tutto ciò che riguardava il disegno degli ornamenti, dalle proporzioni alla sintassi degli ordini classici. Attraverso alcune riproduzioni e disegni della sezione “La figura umana”, si può comprendere come Piero abbia risolto uno degli esercizi prospettici più complessi che si possano immaginare: il disegno prospettico della testa umana. Per risolvere il problema Piero trasforma il corpo naturale in un solido geometrico, sezionando la testa con piani meridiani e paralleli, quasi come fosse un globo terrestre. L’ultima sezione “Gli inganni della visione”, analizza, infine, gli studi di Piero sugli inganni della visione e gli effetti bizzarri della rappresentazione causati dalla forzatura del rapporto tra occhio e distanza di osservazione, portando Piero a terminare il trattato con alcuni esercizi che anticipano gli sviluppi dell’anamorfosi. Conclude la mostra un video che aiuta a rendere tangibile la dimensione geometrica della bellezza che contraddistingue tutta l’opera pittorica di Piero della Francesca.

Il catalogo, a cura di Filippo Camerota e Francesco Paolo Di Teodoro è edito da Marsilio.

 

Museo Civico Piero Della Francesca, Sansepolcro

Fino al 6 gennaio 2019

 

Barbara Izzo

A Reggio Emilia una grande mostra su Piero della Francesca

Vi sono personaggi, nella storia dell’arte, che sono portatori di novità tali da innescare una vera e propria rivoluzione. Uno di questi è sicuramente Piero della Francesca che sarà protagonista della mostra “PIERO DELLA FRANCESCA. Il disegno tra arte e scienza”, curata da Filippo Camerota, Francesco Paolo Di Teodoro e Luigi Grasselli, in programma a Palazzo Magnani di Reggio Emilia dal 14 marzo al 14 giugno 2015. Attorno al Maestro di Sansepolcro aleggia da sempre un velo di mistero e di enigmaticità dovuto sia ai pochi documenti che lo riguardano, sia alla singolarità del suo linguaggio espressivo che coniuga, magicamente in equilibrio perfetto, la plasticità e la monumentalità di Giotto e Masaccio con una straordinaria capacità di astrazione e sospensione. Un’essenzialità e purezza di forme che trovano fondamento nei suoi interessi matematici e geometrici mirabilmente espressi nei trattati che ci ha lasciato: l’Abaco, il Libellus de quinque corporibus regularibus, il De Prospecitva pingendi e il da poco scoperto Archimede. Ed è proprio su questi preziosi testimoni dell’opera scritto-grafica di Piero, in specie sul De prospectiva pingendi, che la mostra di Palazzo Magnani prende corpo. “PIERO DELLA FRANCESCA. Il disegno tra arte e scienza”, presenta la figura del grande Maestro di Sansepolcro nella sua doppia veste di disegnatore e grande matematico. Per l’occasione sarà riunito a Palazzo Magnani – fatto straordinario, per la prima volta da mezzo millennio – l’intero corpus grafico e teorico di Piero della Francesca: i sette esemplari, tra latini e volgari, del De Prospectiva Pingendi (conservati a Bordeaux, Londra, Milano, Parigi, Parma, Reggio Emilia) i due codici dell’Abaco (Firenze), il Libellus de quinque corporibus regularibus (Città del Vaticano) e Archimede (Firenze). Ma la mostra non è ‘solo’ l’occasione, prima e unica, per ammirare tutte insieme le opere grafiche del Maestro di Sansepolcro (evento, di per sé, straordinariamente importante per gli studiosi d’ogni Paese); essa è anche un viaggio straordinario nel Rinascimento, unicità italiana che ha influenzato per secoli l’arte e il sapere dell’Occidente (e non solo) producendo i più grandi capolavori, oggi icone insuperate, della cultura figurativa mondiale e dell’immaginario collettivo. Un viaggio, commentato nell’audioguida da Piergiorgio Odifreddi, condurrà il visitatore tra le opere grafiche e pittoriche di Piero (sarà esposto il suo magnifico affresco staccato del “San Ludovico da Tolosa” del Museo di Sansepolcro) e tra i capolavori pittorici e grafici di altri grandi maestri del XV e XVI secolo quali Lorenzo Ghiberti, Ercole de’ Roberti, Domenico Ghirlandaio, Giovanni Bellini, Francesco di Giorgio, Albrecht Dürer, Bernardo Zenale, Antonio da Sangallo il Giovane, Baldassarre Peruzzi, Amico Aspertini, Michelangelo, e molti altri; opere concesse in prestito da prestigiose istituzioni italiane e straniere (Sbb-Pk Staatsbibliothek di Berlino, Bibliothèque Municipale di Bordeaux, Bibliothèque Nationale de France, British Museum, British Library, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Galleria Nazionale dell’Umbria, Musei Vaticani, Biblioteca Medicea-Laurenziana, Biblioteca Nazionale di Firenze, Biblioteca Ambrosiana, Biblioteca Palatina di Parma, Galleria Estense di Modena, Museo Comunale di Sansepolcro … solo per citarne alcune). Fulcro dell’esposizione è l’esemplare del De Prospectiva Pingendi della Biblioteca “Panizzi” di Reggio Emilia, uno dei più importanti testimoni della fondamentale opera prospettica di Piero della Francesca. Il manoscritto, opera di un copista, reca numerose correzioni, note marginali ed estese aggiunte di mano di Piero. Esso fa fede del lavoro di continua revisione del testo e ospita nei suoi 110 fogli numerosi disegni di mano dell’artista: linee sottilissime che solcano le pagine del codice a illustrazione del testo, manifestando la straordinaria perizia grafica dell’autore. I cosiddetti “maestri della prospettiva”, ossia gli intarsiatori, fondarono la propria arte sul repertorio di temi e di immagini contenuto nel trattato e l’amicizia fraterna che legava Piero ai fratelli Lorenzo e Cristoforo Canozi da Lendinara, intarsiatori per eccellenza, fu degna della menzione di Luca Pacioli. Albrect Dürer dimostra in più luoghi dei suoi scritti la conoscenza del trattato di Piero, mentre Daniele Barbaro compilò addirittura gran parte del suo celebre trattato prospettico (1569) seguendo il De Prospectiva Pingendi. Se risale solo a Constantin Winterberg (1899) la notizia – mai dimostrata né rintracciata – che Leonardo, dopo aver saputo da Pacioli che Piero aveva compilato un trattato di prospettiva, rinunciò a redigerne uno suo, è però un fatto non trascurabile per la fortuna dell’opera maggiore pierfrancescana che si sia voluto sottolinearne l’eccezionalità e la novità con un paragone eccellente, che pone Piero teorico al di sopra di tutti i pittori prospettici della sua epoca. Le opere presenti in mostra – un centinaio tra dipinti, disegni, manoscritti, opere a stampa, incisioni, sculture, tarsie, maioliche e medaglie – accompagnano il visitatore in un percorso che segue a grandi linee le tematiche affrontate nei capitoli del De Prospectiva Pingendi e attraversare le sale sarà un po’ come sfogliarne le pagine. Si inizia dai principi geometrici e si prosegue con le figure piane, i corpi geometrici, l’architettura, la figura umana, la proiezione delle ombre e l’anamorfosi. La mostra è inoltre concepita come uno strumento e una “macchina didattica” che consente di entrare nell’arte e nella creatività di questo singolarissimo artista. I disegni del trattato sono trasformati in modelli tridimensionali per illustrare al meglio la logica delle loro costruzioni geometriche, mentre una serie di macchine matematiche dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia riproducono scientificamente gli strumenti della bottega dell’artista rinascimentale, permettendo al visitatore di toccare con mano e comprendere gli accorgimenti tecnici adottati dai pittori per sfruttare creativamente gli inganni della visione. Suggestive installazioni multimediali saranno parte integrante del percorso di mostra. Alcuni apparati multimediali e app di navigazione in realtà aumentata permetteranno di comprendere meglio la celebre “Città ideale” di Urbino, uno dei capolavori della prospettiva rinascimentale, necessario complemento della trattatistica prospettica. Per la realizzazione di questi supporti la Fondazione Palazzo Magnani si è avvalsa della preziosa collaborazione scientifica di Imago rerum team/Università Iuav di Venezia/dCP Dip. Culture del Progetto, del Dipartimento ricerche multimediali dell’Università politecnica della Marche. La mostra si svolgerà in Palazzo Magnani che tuttavia sarà al centro di una rete di luoghi e segni che coinvolgeranno l’intera città. Infatti, parte integrante del percorso di mostra sarà la Basilica di San Prospero dove gli stalli del coro cinquecentesco focalizzeranno l’attenzione sulla produzione emiliana di tarsie lignee. Atra tappa fondamentale è l’allestimento presso la sede centrale reggiana dell’Università di Modena e Reggio Emilia, di una nutrita sezione dedicata alle macchine matematiche che sarà interessata da laboratori per scuole, bambini, adolescenti e adulti. “PIERO DELLA FRANCESCA. Il disegno tra arte e scienza” è dunque un appuntamento imperdibile, di rilevanza internazionale, che consentirà di comprendere il linguaggio espressivo di Piero della Francesca – “Monarca a li dì nostri della pictura e architectura” come lo definì Luca Pacioli nella Divina proportione (1509) –, e di decifrare i codici di lettura della sua opera, gettando nuova luce su un artista che ha tramutato la scienza in arte e che ha saputo influenzare, a distanza di tempo, le Avanguardie del primo Novecento e la pittura Metafisica. PIERO DELLA FRANCESCA. Il disegno tra arte e scienza Palazzo Magnani Reggio Emilia 14 marzo – 14 giugno 2015 con il Patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo nell’ambito degli eventi culturali Expo Milano 2015 Orari: dal martedì alla domenica e festivi 10.00 – 19.00 sabato 10.00 – 22.30. Lunedì solo per le scuole. Aperture straordinarie 5 Aprile 2015 Domenica Pasqua, 6 Aprile 2015 Lunedì dell’Angelo, 25 Aprile 2015 Sabato Festa della Liberazione, 1 Maggio 2015 Venerdì Festa dei Lavoratori, 2 Giugno 2015 Martedì Festa della Repubblica per informazioni e prenotazioni: Palazzo Magnani – Biglietteria Tel. 0522 454437 – 444446 – info@palazzomagnani.it

S.E.

Rivisitazioni/1. Burri incontra Piero della Francesca

Il centenario lungo della nascita di Alberto Burri entra nel vivo con due mostre di grande suggestione che pongono vis-à-vis il grande maestro del Novecento con due colossi del passato: Piero della Francesca e Luca Signorelli. Gli incontri avverranno attraverso due successivi appuntamenti, per dar conto di taluni fattori che, pur in personalità così diverse e lontane, non fosse altro che per le temporalità, si possono comunemente individuare. Lontane per tempi ed esiti iconografici le loro opere dunque, ma vicine geograficamente e per umori di tradizione culturale, poiché i tre artisti hanno vissuto e compiuto le loro esperienze nella stessa area dell’Alta Valle del Tevere. Inoltre, se la geografia da sola non è sufficiente a garantire assonanze e un comune sentire, in questo caso però è oggettivo che l’interesse di Burri nei confronti dei suoi conterranei, conosciuti sin dalla giovane età per la “prossimità” delle loro opere con Città di Castello, luogo natale e di prima formazione del maestro contemporaneo, non è risultata ininfluente sul suo percorso artistico. Il primo dei due appuntamenti è quello tra le opere di Burri e quelle di Piero della Francesca e lo si attua con una mostra di ‘masterpieces’ di Burri allestita nella Pinacoteca Civica di Sansepolcro, città di Piero. Per la circostanza saranno esposte le opere Sacco e Verde, 1956, Rosso plastica, 1962, Grande Bianco Cretto, 1974, Cellotex, 1975, in una sala appositamente allestita vicino alla Resurrezione, il San Ludovico, il San Giuliano e il Polittico della Misericordia di Piero della Francesca. Concepita come “visitazione laica” (dunque “RiVisitazione”) tra i due artisti, la mostra evidenzia idealmente il rapporto tra la pittura di Burri e quella di Piero della Francesca. “Un rapporto” chiarisce Bruno Corà, curatore della mostra insieme allo staff scientifico della Fondazione Burri, “che deve essere inteso idealmente per condivisione di registri, quali l’equilibrio delle forme e dello spazio, la tensione geometrica, il respiro classico e un forte amore per i luoghi natali”. L’evento, primo tra quelli dedicati al Centenario, a cura della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri è promosso dall’Associazione Sbandieratori di San Sepolcro e dalla Pinacoteca Civica, con il patrocinio dei Comuni di San Sepolcro e di Città di Castello. In occasione dell’esposizione è prevista la preparazione di una pubblicazione che, oltre a raccogliere le immagini delle opere in mostra, reca alcuni significativi saggi storico-critici di Carlo Bertelli, Bruno Corà e Chiara Sarteanesi relativi all’importante scadenza. Il secondo incontro, avverrà a Morra (Perugia) nell’Oratorio di S. Crescentino, dove sono presenti alcuni affreschi di Luca Signorelli per la cui tutela e conservazione Burri si adoperò concretamente. Questa nuova iniziativa, in collaborazione con l’Associazione per la Tutela dei Monumenti dell’Alta Valle del Tevere, prevista per il maggio 2015 avverrà nella cornice di un convegno scientifico dedicato a “Burri e Signorelli”, ricco di contributi di studio e di documenti a testimonianza della significativa relazione tra i due artisti. Sansepolcro, Pinacoteca civica, fino al 15 marzo 2015.