L’antropologo Marco Aime racconta il tema dei Dialoghi 2024

Giovedì 18 gennaio, ore 11, teatro Bolognini | live-streaming dalle 11.15

Aspettando la XV edizione dei Dialoghi di Pistoia giovedì 18 gennaio alle ore 11, al teatro Bolognini, l’antropologo culturale Marco Aime approfondirà il tema di quest’anno: Siamo ciò che mangiamo? Nutrire il corpo e la mente. Come da tradizione lelezioni introduttive al festival di antropologia del contemporaneo si rivolgono a ragazzi e ragazze, insegnanti e appassionati di Pistoia ma sono seguite da un pubblico molto vasto grazie allo streaming, sui canali Facebook e YouTube del festival, che consente di raggiungere ogni angolo del Paese.
L’incontro prende avvio da un’analisi delle modalità con cui ogni comunità costruisce una propria idea di gusto condiviso: scegliamo per tabù religiosi, per motivazioni ecologiche, per norme sociali o mode e, nel tempo, ogni società costruisce una propria “commestibilità culturale”.
«Non ci cibiamo solo per nutrirci, ma siamo anche mangiatori sociali – spiega Marco Aime. Dobbiamo ribaltare il rapporto tra il gusto e l’abitudine a mangiare un determinato alimento: non è vero che non mangiamo una cosa perché non ci piace, non ci piace perché non la mangiamo. Il gusto collettivo non nasce quindi da un’attitudine innata, ma da una scelta».

L’abitudine al consumo è anche l’elemento che determina la “tipicità” di un piatto, che se da un lato appaga il gusto – costruito e modellato proprio sulla consuetudine – su un piano simbolico si trasforma in una sorta di marchio d’identità.

Il cibo è anche un grande viaggiatore, e tutte le cucine “tradizionali” sono in realtà meticce. Ogni tradizione culinaria è multiculturale: i commerci, le scoperte, le esplorazioni hanno sempre portato cose nuove sulle tavole della gente. «Il nostro panorama alimentare dopo l’arrivo di Colombo nelle Americhe si è modificato. Alimenti come la patata, il pomodoro erano sconosciuti in Europa. Il mais non esisteva in quelle vallate alpine, dove la polenta viene oggi considerata il più autentico dei piatti, tanto da far pensare che sia sempre esistita – racconta Aime. La polenta è “tradizionale” non perché autoctona o perché storicamente legata a un territorio, lo è perché viene pensata così. La tradizione è spesso il prodotto di una proiezione del presente sul passato, piuttosto che il prodotto di una continuità storica profonda. Il cibo, in quanto risultato di una lunghissima serie di scambi, mescolamenti e rielaborazioni, è un’ottima metafora della cultura, con buona pace di chi si affanna a ricercarne i confini netti e la “purezza”».

«Con questo incontro – dice Lorenzo Zogheri, presidente della Fondazione Caript – comincia il percorso verso le giornate del festival di maggio. È un avvio dedicato agli studenti, cioè una delle platee che più siamo interessati a coinvolgere. In particolare quest’anno, perché i Dialoghi sviluppano un tema che, a esempio per le implicazioni sulla sostenibilità, è molto vicino alla sensibilità delle nuove generazioni».

Alla lezione di Aime seguirà martedì 5 marzo quella dell’antropologa Elisabetta Moro, dal titolo Mangiare come Dio comanda.

Delos (anche per la fotografia)

Lezione online di Marco Aime sul tema “Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire”

Riprendono le lezioni preparatorie in attesa della XII edizione di Pistoia – Dialoghi sull’uomo, in programma dal 18 al 20 giugno: l’antropologo Marco Aime introduce il tema del festival di antropologia del contemporaneo, Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire. Una lezione online, disponibile per tutti gratuitamente sul sito e sul canale YouTube del festival (dialoghisulluomo.it), pensata appositamente per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Il 24 marzo è in programma un altro appuntamento online, sempre con Marco Aime che in collegamento streaming risponderà alle domande degli studenti sul tema della lezione.

I momenti di approfondimento sul tema del festival – ideati dalla direttrice della manifestazione, Giulia Cogoli, e promossi dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia – sono da sempre molto attesi: negli 11 anni passati hanno coinvolto circa 27.000 studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Pistoia e della provincia e, grazie allo streaming, anche di altre regioni italiane. A loro si è unito nel tempo un pubblico adulto di appassionati.

Nella prima lezione, Marco Aime spiega come l’andare oltre, il superare l’orizzonte, sia l’anelito di ricerca che ha caratterizzato l’intera evoluzione del genere umano. Dalle esplorazioni della terra e dello spazio, che hanno consentito di creare nuovi habitat e di sviluppare nuove conoscenze, all’esigenza di andare al di là del qui e ora, della quotidianità, alla ricerca di forme di spiritualità tanto religiosa quanto laica.

Ciò che caratterizza la nostra specie, racconta Aime, è la capacità dell’uomo di superare i confini, di camminare verso nuovi orizzonti: il cammino dei migranti che fuggono dalla povertà e dalla morte, quello dei pellegrini di tutte le religioni, il cammino avventuroso degli esploratori, quello di ricerca di scienziati, di artisti e filosofi.

È lo stesso cammino che i nostri lontani antenati hanno intrapreso uscendo dall’Africa, che non è stato fatto solo con i piedi, ma anche con l’immaginazione, la speranza, la fede, la fiducia negli altri, l’aspettativa di nuove scoperte e dimensioni dell’umano, che ha permesso non solo di scoprire il nostro pianeta, ma anche di trascenderlo.

Il tema dei Dialoghi 2021 è stato scelto anche per mettere in luce il come e il perché l’intera storia dell’umanità, anche se con intensità diverse, sia costantemente segnata dalla ricerca del nuovo, dello sconosciuto, dell’ignoto. È stata proprio questa voglia di scoperta che ha fatto sì che da insignificante animale della savana, divenissimo Homo Sapiens.

Marco Aime insegna Antropologia culturale all’Università di Genova. Ha condotto ricerche sulle Alpi e in Africa Occidentale (Benin, Burkina Faso, Mali). Ha pubblicato favole per ragazzi, testi di narrativa e saggi, tra cui: Le radici nella sabbia (EDT, 1999); Il primo libro di antropologia (2008), L’altro e l’altrove (con D. Papotti, 2012), La fatica di diventare grandi (con G. P. Charmet, 2014) per Einaudi; Verdi tribù del Nord (Laterza, 2012), African graffiti (Stampa Alternativa, 2012), Gli specchi di Gulliver (2006), Timbuctu (2008), Il diverso come icona del male (con E. Severino, 2009), Gli uccelli della solitudine (2010), Cultura (2013), L’isola del non arrivo (2018) per Bollati Boringhieri; La macchia della razza (2013), Etnografia del quotidiano (2014) per elèuthera; Tra i castagni dell’Appennino. Conversazione con Francesco Guccini (2014), Senza sponda (2015) per UTET; Comunità (il Mulino, 2019); Classificare, separare, escludere. Razzismi e identità (Einaudi, 2020). Per Add ha curato Atlante delle frontiere (2018) e scritto Pensare altrimenti. Antropologia in 10 parole (2020). Ha da poco pubblicato nella collana Dialoghi sull’uomo di UTET Il mondo che avrete. Virus, antropocene, rivoluzione (con Francesco Remotti e Adriano Favole).

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