Nell’azzeccato cartellone del Teatro Sociale di Brescia, è andata in scena l’esilarante commedia “Menecmi” per la compagnia T.T.R., Il teatro di Tato Russo. Tratto da Plauto e da Shakespeare, per la riscrittura strepitosa di Tato Russo, la commedia, diretta da Livio Galassi, ha raggiunto centinaia e centinai di repliche, con sempre rinnovato successo.
Ne risulta una compagnia ben congegnata, ma che ormai ha raggiunto quella perfezione di recitazione e scenica che fa diventare la commedia degli equivoci un vero capolavoro dello spasso collettivo. In sala le sonore risate non si sono fatte attendere, anche da parte di chi è meno avvezzo a frequentare il teatro, dai ragazzi a qualche signore trascinato in sala da gentili signore. Oltre due ore di risate per quello che si vedeva e per gli equivoci della vita, animati da vestali, femminielli, scenate di gelosia, ripicche e tutto quanto tramuta l’essere umano da perfetto uomo del foro a personaggio trascinato dagli eventi fino ad essere considerato pazzo e a pensare di esserlo diventato. Tutti bravi gli attori in scena, mentre Tato Russo si dimostra ancora una volta un vero mostro sacro del teatro. Afferma: “Sono venticinque anni che porto in giro per l’Italia i miei Menecmi, ispirati a Plauto: in tutto questo tempo è cambiata la mia età anagrafica, e mi è diventato faticoso interpretare due parti. Ma il pubblico e i teatri continuano a richiedermelo, e oggi mi ritrovo a inventarmi le forze per essere di nuovo in scena con questo mostruoso composto di fatica e di follia creativa”. Miscellanea di teatro greco, con maschere e grottesche, riti propiziatori in una Napoli stregata e in cui si è certi vivano le streghe, intrecci e colpi di scena, la commedia è una vera delizia.
Veniamo alla trama, con il prologo recitato da Eva Sabelli. Anni addietro un uomo di Naepolis ha due gemelli talmente identici che né la madre né la nutrice sono in grado di riconoscerli. Quando i bambini hanno sette anni, uno dei due si perde al mercato e il padre non riesce più a trovarlo. Una donna di Capua lo vede disperso e lo porta a casa con sé. L’uomo, disperato per le vane ricerche, per l’amore che portava per quel figlio, cambia il nome a quello che gli era rimasto e da allora lo farà chiamare Menecmo. In questo modo i Menecmo saranno due. Trent’anni dopo, il Menecmo di Capua torna a Napoli in cerca delle sue origini e della sua ricca famiglia, accompagnato dal fedele schiavo Messenione (Rino Di Martino applauditissimo). In effetti si ritrova poco distante dalla casa del fratello gemello che non conosce e che è diventato illustre avvocato del foro, rispettato da tutti, anche se un po’ meno dalla moglie che si lamenta di essere trascurata per l’amante di lui Erozia (Clelia Rondinella). Il Menecmo di Napoli è seguito dal fedele Spazzola, Massimo Sorrentino, che è fedele sono fino a quando non pensa di essere stato tradito dall’amico e rivela le trame nascoste di lui alla moglie. Intanto, però, la moglie stessa si lamenta con il vecchio suocero che non fa altro che sostenere il figlio, mentre apparentemente appoggia la nuora, e per i suoi sollazzi gli fornisce anche laute borse di monete d’oro. In tutto questo maneggio di amori e amanti, vestiti d’oro e gioielli, fedeltà e infedeltà, giunge il Menecmo vero, quello di Capua, che si stupisce di essere conosciuto da tutti e che si ritrova suo malgrado, e a suo più o meno beneficio, a interpretare ignaro la parte dell’altrettanto ignaro fratello gemello. Gli equivoci, com’è facile immaginare, si sommano e si moltiplicano, in una scena che diventa sempre più coinvolgente, divertente ed entusiasmante, perché si vuole sapere come andrà a finire. Ne fanno le spese alcuni personaggi come il femminiello di eccezionale bravura interpretativa Cilindro, Antonio Rampino, e di volta in volta Spazzola o Messenione, Dorippide o Erozia, Menecmo di Napoli o suo fratello, in un crescendo di divertimento. Naturalmente il cambio abiti e ruoli di Tato Russo è di incredibile efficacia e rapidità, sempre convincente e mai con una sbavatura, fino al finale strappa applausi. Ottime le scene di Tony di Ronza, i costumi di Giusi Giustino e i movimenti coreografici curati da Aurelio Gatti. Da non perdere!
Alessia Biasiolo