Vasco Ascolini, Capitali della Cultura

La mostra Vasco Ascolini, Capitali della Cultura.Immagini e incarichi dei più prestigiosi musei del mondo, allestita nell’ex chiesa di San Ludovico a Parma (orari dalle 11 alle 18 sabato e domenica fino all’11 settembre prossimo) e prodotta dal Comitato per Parma 2020 con il sostegno di Enel, raccoglie gli scatti di Ascolini che, con il suo punto di vista e stile inconfondibili, ha colto i dettagli di città capitali della cultura nazionali e internazionali, come Arles, Berlino, Il Cairo, Ginevra, Parma, Versailles e Tunisi.

Immagini di sculture, musei, chiese, palazzi e giardini che si incontrano nella quotidianità – a colori, in movimento, immersi in rumori di fondo – segnaletiche, cancelli e automobili, negli scatti selezionati per la mostra perdono la scala, e il loro senso è modificato da un nero potente, che confligge con la luce.

Vasco Ascolini, Parma

Vasco Ascolini è l’unico fotografo italiano di cui abbiano scritto lo storico dell’arte sir Ernst H. Gombrich e il grande medievalista Jacques Le Goff. Le sue fotografie sono state definite “eccezionali” dal critico Federico Zeri, la sua poetica è stata collegata alla messa in scena della scultura e ai gesti del teatro Kabuki dallo storico dell’arte Arturo Carlo Quintavalle. Cavaliere delle Arti e delle Lettere della Repubblica Francese, Ascolini personifica il motto nemo propheta in patria, perché, nonostante il riconoscimento internazionale, in Italia resta poco noto. Questa mostra si propone di far conoscere la sua fotografia al grande pubblico.

Ascolini, che proprio a Parma negli anni Settanta ha iniziato la sua formazione come artista, partecipando da uditore alle lezioni universitarie di Quintavalle, ora torna in città con una mostra che vuole far vivere agli spettatori un’esperienza diversa e totalizzante: un maxischermo installato al centro della navata di San Ludovico proietterà le fotografie per un tempo adeguato a coglierne gli elementi rappresentati, con i soli testi descrittivi a interrompere il bianco del layout. In sottofondo, una selezione di suoni registrati in presa diretta in tutti i luoghi fotografati contribuirà ad aumentare lo straniamento. Non una mostra tradizionale, dunque, ma un film, con un inizio e una fine, il visivo associato all’audio, gli spettatori seduti e il buio in sala.

«Al contrario di quello che ordinerebbe la logica, attraverso le immagini di Ascolini, noi riusciamo a leggere il senso di una scultura anche solo vedendone una mano o un suo dettaglio che, scoperto dalla luce, riemerge dall’ombra nera della memoria – afferma Michele Guerra, sindaco di Parma. Lo slogan di Parma Capitale Italiana della Cultura è stato La Cultura batte il tempo e nelle fotografie di Ascolini il Tempo è rappresentato dall’uso del Nero, colore-assenza che isola, nasconde, riduce, sino a quando il fotografo, attendendo la luce giusta, deciderà di svelarci la sua visione».

Nei primi scatti realizzati in contesti teatrali negli anni Settanta – celebri le fotografie dello spettacolo del coreografo, ballerino e regista Lindsay Kemp scattate nel 1979 – Ascolini dimostra uno stile inconfondibile. Forzando le possibilità del mezzo, spinge la grana della pellicola, estremizza i toni del bianco e nero, avvicina i corpi con l’obiettivo e applica ad essi tagli inaspettati, lasciando a un nero assoluto gran parte della stampa. Il risultato è un’immagine che gioca sulle asimmetrie per mantenersi in equilibro.

Verso la metà degli anni Ottanta, il rapporto tra Ascolini e il teatro si esaurisce, e il fotografo inizia a dedicarsi all’architettura e alla statuaria storiche, applicando su pietre e marmi, sale e giardini gli stessi stilemi del teatro. Continua a tagliare le prospettive e i soggetti, con le sculture che fanno capolino da dietro una parete o mostrando la propria silhouette. Così accresce la sensazione di disagio per ciò che non ci è dato vedere, per quel qualcosa che sembra voler sfuggire alla nostra percezione. Proprio lasciando la porta del reale socchiusa, Ascolini contribuisce a ravvivare la capacità immaginativa e ci spinge a scavare nell’inconscio e nella memoria.

La mostra è accompagnata dal catalogo edito Electa Vasco Ascolini, Capitali della Cultura. Fotografie 1980-2013, a cura di Amedeo Palazzi e Cesare Di Liborio. Il volume contiene, oltre alle fotografie della mostra, gli scambi epistolari con illustri nomi della fotografia internazionale, con i curatori di prestigiosi musei e il nuovo saggio di Quintavalle dedicato al fotografo oltre a quelli già editati di Ernst H. Gombrich e Jacques Le Goff.

Per info sulla mostra: www.parma2020.it

Delors (anche per la fotografia)