Poeti italiani incontrano il Parlamento europeo

Alessia Biasiolo, direttrice del giornale, accompagnata da Renato Hagman, ha fatto parte di una Delegazione italiana di Poeti ospiti al Parlamento Europeo di Strasburgo il 22 novembre 2023 su invito. Accolti con i dovuti riguardi, i circa quaranta italiani componenti la Delegazione, tra i quali circa la metà erano Poeti, hanno avuto la possibilità di presenziare ai lavori d’Aula dell’Assemblea plenaria, incontrare Eurodeputati scambiando con loro interessanti approfondimenti sulla loro attività e su come l’Italia viene vista dai colleghi dell’Unione Europea, condividendo l’idea che soltanto con un forte lavoro di squadra è possibile portare a casa risultati per l’Italia in chiave soprattutto di rispetto per le nostre particolarità, la nostra creatività, la nostra straordinaria capacità di innovare, pur restando fedeli alle tradizioni. Anche i Poeti ospiti a Strasburgo hanno dimostrato, ancora una volta, la freschezza della Cultura italiana che non si fregia soltanto del passato, ma produce e diffonde punti di vista odierni.

Nel caso specifico, l’argomento principe è stata la Pace. In una sala riservata, i Poeti hanno potuto leggere in presenza di illustri ospiti i propri componimenti, raccolti da MAGI Editore in una elegante antologia, ricevendo un riconoscimento per la propria attività prima di recarsi alla Sala delle Bandiere per la fotografia di rito, sia singolarmente che in gruppo. Le poesie scelte da Alessia Biasiolo, specificamente, sono tratte da una plachette dedicata a Kalil Gibran dal titolo “Dissetarsi di parole”, editata nel settembre 2023. Partendo dallo stile de “Il Profeta”, la poetessa ha scelto alcune tematiche naturalistiche (in modo particolare la recente scarsità di acqua potabile, richiamando i contenuti della sua precedente raccolta “Acqua e Luna”), umane e sociali per sviluppare l’omaggio al grande poeta in occasione del 140esimo anno dalla nascita, incontrando il positivo commento critico degli esperti e dei lettori. Il premio ricevuto a Strasburgo appaga l’Autrice per i molti anni dedicati alla poesia, suo primo cimento letterario che l’ha accompagnata per tutta la vita. Il senso della poesia, come bene è stato sottolineato da Luigi Ruggeri e dall’eurodeputato Marco Campomenosi, è quello del seme che continuamente fa nascere letteratura e pensiero, per quanto si cerchi di dire che è la cenerentola delle parole. Significativo, secondo la Biasiolo, è anche l’incontro avvenuto a Strasburgo: persone che viaggiano, in auto, in treno, in aereo, si spostano, per la poesia e i suoi contenuti condivisi dal vivo, non da faccine su uno schermo. Non un’usanza desueta, ma il modo di dimostrare che soltanto l’incontro con l’altro è importante, e lo diventa nel momento in cui avviene a metà strada, nel cammino, non nella staticità di fatti e di pensieri.

Tutto questo è stato ribadito a Strasburgo, evento che segue l’incontro poetico al Senato della Repubblica italiana e a Palazzo Marino di Milano, “opportunità di uno scambio di riflessione diretta con gli esponenti della Presidenza e del Parlamento, con cui, sulle rive della poesia, abbiamo parlato di integrazione, nell’obiettivo comune di mettere insieme arti, culture, storie e personaggi europei, instaurando collegamenti tra i diversi popoli come fattore chiave della civiltà europea”, ribadisce Luigi Ruggeri, anima dell’organizzazione, che a breve ora produrrà un folder fotografico dell’emozionante ed entusiasmante incontro.

La Redazione

Vederci: un dono da utilizzare bene

Sembra un titolo scontato, ma non vuole essere un monito moralista, soltanto una considerazione. Conosco Bruno da tanti, tantissimi anni e, anche in questo caso, non mi lascio distrarre dall’amicizia quando devo recensire un libro. Di certo la prima nota da scrivere su di lui è che è cieco, e così l’ho sempre definito se serviva, non amo definire le persone, tanto meno gli amici. Bruno è cieco, parola correttamente italiana per dire che non vede. Eppure ho passato ore al telefono a sentirgli raccontare e, soprattutto, descrivere la vita intorno a lui, tra il serio e il faceto, qualche volta l’arrabbiato. Ad esempio quando gli chiedono di leggere il codice di qualcosa, magari proprio gli organi preposti ad aiutare chi non vede. Tornando ai racconti di Bruno, non soltanto sono accurati, ma divertiti e divertenti. E a me piacciono un sacco, perché non sono mai superficiali, mai scontati, mai ovvi. Viaggiare… Avere paura di perdersi, di non trovare le coincidenze degli aerei, delle strade, i taxi che ti accompagnano all’albergo (sbagliandolo poi), i bagagli che non arrivano, i musei da visitare, le conferenze da tenere in Sud America o il corso di arabo negli Emirati. Negli anni della nostra amicizia, Bruno ha riempito la mia mente di colori, di risate, di appunti precisi che sono in grado di disamine che talvolta nemmeno gli esperti d’area sanno fare. Eppure Bruno non ci vede, o almeno non ci vede con gli occhi. Che dire allora del suo libro? Ne abbiamo parlato tanto, per tanti motivi, e alla fine ecco raccolti alcuni capitoli della sua vita e dei suoi viaggi scritti, e descritti, così, com’è lui, senza mettere righe in mezzo alla vita e senza la paura di non saper preparare una valigia e poi un’altra ancora, per capire cosa ci sta attorno, in quel buio della mente che è molto ma molto peggiore del non vederci affatto. Qui si sprecano le belle parole, anche dei poeti che amo, e le considerazioni che ho avuto modo di fare frequentando gruppi di non vedenti o ipovedenti, oppure visitando (io che ci vedo) il bellissimo Museo Omero di Ancona. Cos’è la vita per chi non può goderne appieno, come si suol dire? E cosa vuol dire viaggiare? Prima di tutto in se stessi, nella propria mente, nella capacità di farsi carico del sé e condurlo per mano senza paura di dover cercare qualcun altro disposto a farlo. Imparare a capirsi e accettarsi e poi, appunto, accompagnarsi per le strade della vita a conoscerla per imparare un po’ più di se stessi e di quel tesoro che i saggi, e i grandi scrittori, hanno identificato come sepolto nel giardino di casa. Proprio quella “geografia della mente” che ha portato Bruno a studiare musica, a scrivere, ad imparare e ad insegnare e non già adesso, che se vedi una persona cieca camminare con il bastone bianco o il cane guida non ci fai neanche caso, ma da anni, quando (e lo ricordo io personalmente, quante volte l’ho sentito con le mie orecchie) si sentiva dire: “Ma perché non è stato/a a casa?”, oppure “Perché ha portato fuori di casa un ragazzino Down che non capisce niente? Perché non se lo tengono a casa?”, e cose così. Passiamo dalla persona che ha indicato a Bruno la strada con il numero preciso di passi da percorrere prima di girare a destra e a sinistra, al tassista che non si è accorto che lui non è arabo, tanto l’aveva imparato bene in un mese di studio. E gli aneddoti sono tanti. Li leggiamo in “Allora ci vedo” che comincia a raccontare il viaggio in Egitto del 1980 per finire con quello in Madagascar nel 2014. Non sono tutti e nemmeno gli ultimi, ma abbastanza perché questo scrittore si faccia conoscere e permetta a chi ne dovesse avere bisogno, di imparare a fidarsi di sé e degli altri, della vita e delle abilità che si possono sviluppare ed allenare semplicemente senza porsi il limite da soli.

Dati i tempi tristi che stiamo vivendo, mi soffermo sul capitolo dedicato al viaggio in Giordania e in Israele, effettuato da Bruno nel 1985. “È impressionante, ad esempio, la strettissima sorveglianza degli israeliani sul confine ed in tutti i punti sensibili del territorio. A tal proposito, non posso fare a meno di raccontare un aneddoto simpatico. Come detto in precedenza, le frontiere sono sorvegliate e ci era stato severamente proibito fare delle fotografie in questi punti sensibili. Sono allora andato in fondo al pullman e ho detto ad alta voce: “Ferma ferma! Voglio fare una foto”. Ricordo molto bene come la guida si sia precipitata in fondo per cercarmi e dicendomi affannosamente: “No! Per favore!”. Mi ha poi trovato accucciato dietro ad un sedile, ma naturalmente senza la macchina fotografica ed a quel punto c’è stata una ilarità generale.

Uno scherzo davvero ben riuscito dove si sono divertiti un po’ tutti, meno il nostro accompagnatore.

Eravamo nel 1985, quando esistevano seri problemi tra lo Stato di Israele e gli stati confinanti. Tutti sono stati perquisiti all’entrata del cosiddetto Muro del Pianto, ciò che resta del Tempio di Salomone.

Abbiamo dovuto lasciare fuori le borse e le macchine fotografiche, ma a me è stato consentito di entrare con il borsello senza subire alcun controllo perché, dopo avermi osservato attentamente, i soldati di guardia hanno “chiuso un occhio”.

Durante quella visita ho provato moltissime emozioni: ho potuto ascoltare i Rabbini in preghiera mentre recitavano i Salmi e, nel contempo, osservare i soldati armati che controllavano il flusso dei turisti, cosa assolutamente normale da queste parti.

Ho avuto inoltre l’opportunità di conoscere alcuni archeologi francescani. In particolare, ho avuto l’onore di conoscere Padre Michele Piccirillo, il predecessore di Padre Pizzaballa Custode di Terra Santa, archeologo che ha portato avanti degli scavi importantissimi. Mentre giravamo per Gerusalemme, siamo andati a visitare quello che un tempo era stato il Cenacolo, oggi trasformato in una scuola ebraica. Siamo poi passati per l’Orto degli Ulivi, dove Gesù iniziò il cammino denominato “La Passione”, momento fondamentale nella nascita del Cristianesimo. Mentre camminavo in compagnia di una signora, due ragazzini ci hanno distratto e mi hanno rubato quei pochi soldi che avevo. Una delle persone del gruppo, allora, mi ha regalato un piccolo pezzetto di legno che ho conservato per molti anni, in cui aveva scritto: “Remember di uno scippo al Getsemani”. Devo comunque precisare che, dopo alcune verifiche, l’agenzia mi ha restituito la somma che mi era stata rubata ed in questo modo ho potuto proseguire il mio viaggio tranquillamente”.

Passando al Venezuela, stralciamo: “A Caracas ho conosciuto una coppia simpaticissima, lui giornalista e lei studentessa, con cui sono stato in diversi locali di Caracas ed ho potuto imparare molte cose sulla “Repubblica Bolivariana”, così chiamata perché liberata dal “libertador” Simon Bolivar.

In questo mio viaggio non poteva ovviamente mancare un aneddoto in albergo. Le pulizie in camera mia venivano fatta da una signora molto cortese, la quale aveva la premura di non spostare mai gli oggetti (cosa fondamentale per un cieco). Dopo un po’ di giorni eravamo entrati in confidenza e le avevo chiesto dove fosse possibile trovare le tipiche banane piccoline di quelle zone. Gentilissima, ci pensò lei stessa a portarmele il giorno dopo ed erano talmente buone che la sera, non avendo particolarmente voglia di uscire, ne mangiai ben otto”.

E leggiamo anche qualche aneddoto sugli Emirati Arabi: “Per concludere il mio primo viaggio negli Emirati, ovviamente non poteva mancare una piccola disavventura: ho raggiunto l’aeroporto con un taxi mandato dall’agenzia viaggi ma, una volta lì, il conducente è subito ripartito, senza accompagnarmi all’interno. Non mi sono comunque fatto prendere dal panico: mi sono avvicinato all’ingresso principale e, parlando in arabo, ho spiegato la situazione ad un poliziotto che controllava l’entrata, il quale, molto gentilmente, dopo aver controllato il mio passaporto ed il mio biglietto aereo, mi ha accompagnato sotto braccio al banco del check-in. Quella terra caratterizzata dall’incontro di mare e deserto mi aveva molto affascinato e, nel 2011, decisi di tornarci. In quella occasione ho chiesto aiuto a mio cugino che abitava lì, il quale mi ha consigliato sia una scuola di arabo ed inglese, sia un buon hotel (avevo intenzione di fermarmi per una lunga permanenza). Al mio arrivo, ho trovato una città completamente modernizzata. Appena sbarchi dall’aereo ti viene scattata una foto ed opplà! Si è immediatamente rintracciabili, qualora ci si trovasse coinvolti in qualcosa di illegale o comunque vietato.

Mi avevano detto che avrei potuto girare senza problemi ed infatti così è stato: effettivamente, se si conosce un po’ l’inglese è possibile cavarsela ovunque. Per un disguido con la mia banca, non avevo aumentato il plafond della mia carta di credito e, al mio arrivo in albergo, mi viene fatto notare che la somma a disposizione non è sufficiente a coprire tutto il periodo di permanenza. Fortunatamente mio cugino ha potuto fare da garante. Nell’hotel in cui sono stato era la prima volta che ospitavano un non vedente, perciò alcune volte è accaduto che il mio accompagnatore non sapesse come comportarsi. In uno dei primi giorni, infatti, una manager, volendomi aiutare, mi ha preso per la spalla; al che, per sdrammatizzare, le ho detto: “Guarda che non sono il cane!”. Abbiamo così rotto il ghiaccio con una bella risata e da lì in poi la permanenza è stata ottima.

I primi giorni in albergo sono di solito i più difficili, ma piano piano si conoscono un po’ tutti e, con alcune persone, si può instaurare una conoscenza più profonda. In questo viaggio, ad esempio, ho fatto amicizia con una donna proveniente dal Myanmar, che mi ha confidato il suo sogno di entrare in un monastero buddista. Era una donna semplice, ma molto risoluta: dopo dei piacevoli appuntamenti a cena, nel ristorante vietnamita, sono riuscito a convincerla a mettere via una somma di denaro da mandare alla sua famiglia, in quanto molto povera e bisognosa del suo aiuto. Questa donna mi ha molto colpito, anche perché non si incontrano facilmente delle persone così spirituali: non dimenticherò mai la sua bellezza interiore e la sua umanità”.

Ecco alcuni esempi di appunti di viaggio che hanno un sapore desueto, ma che credo dovrebbero tornare di moda, dato che i nostri milioni di messaggi si perdono nell’etere e, soprattutto, sono troppo immediati e ricchi di immagini. Il ricordo meditato e scritto, poi riletto, è invece costruzione del viaggiatore che impara e sa spiegare, tramutando il viaggio in quello che davvero dev’essere, non l’impressione spot da correre a postare senza avere le parole per descrivere le proprie emozioni. Lasciandosi condurre per mano da Bruno, penso che possiamo studiare delle prossime vacanze, ma anche lasciarsi trasportare nel viaggio del pensiero che, in fondo, è quello che ci riempie di più di magia.

Da leggere.

Bruno Bertucci: “Allora ci vedo”, scritto.io. Richiedibile all’Autore.

Alessia Biasiolo

Werther di Jules Massenet al Carlo Felice di Genova

Venerdì 17 novembre 2023 alle ore 20.00, la Stagione Lirica 2023-2024 dell’Opera Carlo felice Genova prosegue con il secondo titolo in cartellone: il dramma lirico in quattro atti Werther di Jules Massenet, su libretto di Edouard Blau, Paul Milliet e Georges Hartmann dal romanzo I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe. Il nuovo allestimento è realizzato dalla Fondazione Teatro Carlo Felice Genova in coproduzione con HNK – Croatian National Theatre di Zagabria. Donato Renzetti, direttore emerito del Teatro, tornerà alla guida dell’Orchestra e del Coro di voci bianche dell’Opera Carlo Felice (preparato da Gino Tanasini), con la regia, le scene e i costumi di Dante Ferretti, e le luci di Daniele Nannuzzi.

Werther sarà in replica domenica 19 novembre alle ore 15.00, venerdì 24 novembre alle ore 20.00 e domenica 26 novembre alle ore 15.00.

Gli interpreti protagonisti di Werther saranno Jean-François Borras (Werther), Jérôme Boutillier (Albert), Armando Gabba (Le Bailli), Roberto Covatta (Schmidt), Marco Camastra (Johann), Caterina Piva (Charlotte), Hélène Carpentier (Sophie), Emilio Cesar Leonelli (Brühlmann) e Daniela Aloisi (Kätchen).

Il cast si completa con i solisti del Coro di voci bianche Maria Guano, Leonardo Loi, Nicoletta Storace, Erica Giordano, Denise Colla, Sofia Macciò, Lucilla Romano, Alice Manara, Giulia Nastase e Vittoria Trapasso.

Venerdì 10 novembre 2023 nel Primo Foyer del Teatro è stata inaugurata la mostra C’era una volta, dove fino a domenica 26 sarà possibile ammirare alcune opere pittoriche di Dante Ferretti (la mostra composta da 11 opere sarà visitabile esclusivamente in occasione degli spettacoli di Werther). Scenografo di fama mondiale, Ferretti ha collaborato con registi del calibro di Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Terry Gilliam, Franco Zeffirelli, Anthony Minghella, Martin Scorsese, Tim Burton e Brian De Palma, vincendo, tra i molti riconoscimenti, tre Academy Awards per la scenografia con The Aviator nel 2005, Sweeney Todd nel 2008 e Hugo Cabret nel 2012. Le sue opere e i suoi bozzetti sono stati esposti agli Academy Awards, alla Smithsonian Institution e al MoMa di New York.

Tratto dal romanzo I dolori del giovane Werther di Goethe, Werther di Jules Massenet è un drame lyrique in quattro atti, messo in scena per la prima volta a Vienna nel 1892. La fonte letteraria e la trasposizione musicale si pongono significativamente alle origini e al tramonto di ciò che più rappresenta l’800 artistico: il Romanticismo. Se il romanzo di Goethe dà il via al movimento dello Sturm und Drang, l’opera di Massenet raccoglie le migliori influenze melodrammatiche ottocentesche in una perfetta sintesi musicale e drammaturgica del secolo XIX.

«Dopo i successi di Manon e Hérodiade, Massenet accolse con entusiasmo l’idea di musicare I dolori del giovane Werther di Goethe, tanto era affascinato dal sottile lirismo della melodia amorosa e volendo trovare una strada nuova da percorrere – commenta Donato Renzetti. La partitura di Werther, a differenza dei lavori succitati, non è divisa in brani chiusi ma ogni atto scorre con continuità e l’orchestrazione è di una raffinatezza unica, libera da schemi rigidi. In tutte le melodie si possono riconoscere accenni che richiamano Čajkovskij, Schubert e Schumann, persino il Mozart della Jupiter. Ma è a Wagner che Massenet riconosce l’omaggio più incisivo creando il leitmotiv che accompagna sempre Werther nella sua tragica e avventurosa ossessione d’amore».

Dante Ferretti commenta così il processo creativo: «Mettere in scena il Werther di Massenet significa saper rendere la passione e la follia sotterranea che pervadono il protagonista e che, con il passare del tempo, tracimano divorando il piccolo mondo perfetto della provincia più gretta. Non esiste possibilità di riconciliazione: i contrasti tra le regole dettate dalle convenzioni sociali e l’amore nella sua accezione più romantica producono solamente dolore e morte. Questi sono i concetti fondamentali che ho voluto rendere in questa mia visione del Werther per l’Opera Carlo Felice Genova. La prima scena è maestosa, simile ad un’estate dove tutto sembra perfetto. La piazza con la chiesa del matrimonio nel secondo atto e l’interno della casa di Albert e Charlotte del terzo ci mostrano proprio quell’impianto borghese che, invano, Werther cercherà di penetrare. Ma è l’ultimo atto che rivela con violenza il tragico finale. Il giovane si toglierà la vita in un garage, solo e senza il conforto delle pareti domestiche o della sua amata natura. La giovinezza e l’amore del protagonista terminano come un brutto sogno dove solo Charlotte rimarrà a contemplare la sua sconfitta. L’ambientazione anni ’30 che ho scelto per questa rappresentazione cattura, a mio avviso, perfettamente questa dicotomia».

«Il nuovo allestimento di Werther di Massenet dell’Opera Carlo Felice di Genova in coproduzione con HNK, Croatian National Theatre di Zagabria, – dichiara il Sovrintendente Claudio Orazi – segue la recente coproduzione di A Midsummer Night’s Dream di Britten con la Royal Opera House di Muscat confermando il ruolo internazionale del nostro Teatro. La produzione si avvale di protagonisti di eccezione ad iniziare dal direttore emerito del Carlo Felice, Donato Renzetti, che avrà al suo fianco per la regia, le scene e i costumi, Dante Ferretti, più volte Premio Oscar e punto di riferimento internazionale per la creatività e lo stile italiano nel campo della scenografia. Di altrettanto rilievo ed importanza il cast degli interpreti».

Mercoledì 15 novembre 2023, alle ore 16.30, nel foyer del Teatro Dante Ferretti presenterà il suo libro “Immaginare Prima”. Le mie due nascite, il cinema, gli Oscar.

L’iniziativa, ad ingresso gratuito, è aperta alla cittadinanza.

Sabato 18 novembre 2023, alle 14.30, la Fondazione Corriere della Sera, presso la Sala Buzzati – Via Balzan 3 – Milano, presenterà il progetto internazionale dell’Opera Carlo Felice di Genova dal titolo “Un Ponte di Musica” Itinerari dell’Opera italiana in America. Per tale iniziativa, ad ingresso gratuito, sarà possibile prenotarsi al seguente link:

Donato Renzetti è uno dei più stimati direttori d’orchestra della scuola italiana. Ha diretto molte delle più prestigiose orchestre, tra cui la London Sinfonietta, la London Philharmonic, la Philharmonia Orchestra, la English Chamber Orchestra, la DSO Berlin, la Tokyo Philharmonic, l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, tutta la RAI Orchestre, la Dallas Symphony, la Belgian Radio and Television Orchestra a Bruxelles, l’Orchestre National du Capitol de Toulouse e l’Orchestre National de Lyon. Direttore principale dell’Orchestra Regionale Toscana dal 1987 al 1992, dal 2004 al 2007 è stato anche direttore principale ospite del Teatro Real de Sao Carlos e direttore artistico e musicale dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana dal 2007 al 2013. Nel 2015 è stato nominato direttore della Filarmonica Gioachino Rossini. Per 30 anni ha insegnato direzione d’orchestra all’Accademia Musicale Pescarese. Nel 2019 trasferisce la sua attività didattica all’Alta Scuola di Perfezionamento di Saluzzo, in collaborazione con la Filarmonica Teatro Regio Torino.

Dante Ferretti è uno scenografo, regista e costumista. Durante la sua carriera, ha lavorato con molti tra i più grandi registi americani e italiani, tra cui Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Terry Gilliam, Franco Zeffirelli, Anthony Minghella, Martin Scorsese, Tim Burton e Brian De Palma. È stato uno degli allievi prediletti di Federico Fellini ed ha collaborato con lui per ben cinque film così come cinque sono i film che ha realizzato con Pier Paolo Pasolini. La sua relazione professionale più stretta e proficua è quella sviluppata con Martin Scorsese per cui ha firmato le scenografie di nove tra i suoi ultimi film. Ha avuto nove nomination per la scenografia agli Academy Awards e ne ha vinti tre con The Aviator, Sweeney Todd e Hugo Cabret. Ha avuto anche una nomination per i costumi realizzati per Kundunn e ha vinto quattro Bafta Awards, tre premi della critica di Los Angeles, un premio della Art Directors Guild, un National Board of Review, cinque David di Donatello, quattordici Nastri d’argento e cinque “Premio Cinearti – La chioma di Berenice”.

Ha lavorato spesso per il Teatro disegnando scenografie per molte opere e, in alcuni casi, si è cimentato anche con costumi e regia. La sua carriera è stata celebrata all’estero con moltissimi eventi, tra cui è doveroso citare la mostra di 3 mesi agli Academy Awards interamente dedicata alle sue opere ed i suoi due bozzetti in esposizione permanente alla Smithsonian Institution. Il MoMa di New York ha esposto i suoi bozzetti per 6 mesi e, nell’autunno del 2013, lo ha celebrato con un festival. Nell’ottobre del 2022 ha pubblicato la sua prima biografia intitolata Immaginare prima, con la collaborazione di David Miliozzi.

Daniele Nannuzzi è nato a Roma nel 1949. Figlio del famosissimo autore della fotografia Armando Nannuzzi, ben presto viene affascinato dal cinema. Grazie al padre si forma accanto a registi quali Comencini, Bolognini, Visconti e tanti altri.

In pochi anni si afferma come autore della fotografia firmando film di Lizzani, Zeffirelli, Jodorowsky, Bondarciuk, Monteleone. Con El Alamein, la linea del fuoco, di Monteleone si aggiudica il David di Donatello, il Golden Globe e una nomination ai Nastri D’argento. Dopo cinquanta anni di cinema è riaffiorato un vecchio sogno: illuminare un palcoscenico. Comincia così la sua attività come Light Designer in diversi spettacoli teatrali: Madama Butterfly all’Opera di Roma, Macbeth al Teatro Verdi di Salerno, Così fan tutte, The Turn of Screw e The piano Upstairs al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto, La voce umana e Il bell’indifferente al Teatro Caio Melisso di Spoleto, Anna Karenina, Evgenij Onegin e Rodin al Teatro Mariinskij di San pietroburgo, Casanova in Warsw alla Varsavia Wielki National Opera.

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it

S. (anche per le fotografie)

Assegnati oltre 9 milioni di euro per tutelare la biodiversità nelle aree marine protette e negli enti parco italiani

Pubblicata la graduatoria del bando pubblico per progetti finalizzati al monitoraggio, conservazione, ripristino e valorizzazione della biodiversità in enti parco e aree marine protette, emesso dal Consiglio nazionale delle ricerche nell’ambito delle attività del National Biodiversity Future Center (NBFC): sono 57 le proposte ammesse a finanziamento, a fronte di 85 complessivamente pervenute.

Il bando, emesso lo scorso aprile, aveva l’obiettivo di sostenere le attività innovative di enti pubblici e altri soggetti (quali parchi nazionali, parchi regionali, AMP, ZSC, ZPS, ecc…) impegnati nella tutela della biodiversità o deputati a gestire in maniera diretta le “aree protette”: finanziato dall’Unione Europea sul fondo NextGenerationEU, ha messo a disposizione un totale di 10 milioni di euro per finanziare progetti innovativi con contributi da 10.000 a 200.000 euro, gestiti dallo Spoke 8 di NBFC (Biodiversity Open Innovation and Development of KETs), coordinato dall’Unità Valorizzazione della ricerca del Cnr.

Dei 10 milioni di euro messi a disposizione, sono stati assegnati complessivamente € 9.386.118,12: i 57 progetti vincitori ammessi a finanziamento sono stati selezionati tra quelli maggiormente orientati a favorire un impatto misurabile sulla biodiversità. Di questi, 22 – finanziati con oltre 4 milioni di euro – si svolgeranno in aree protette del sud Italia.

Le attività proposte nei progetti finanziati risultano in linea con gli obiettivi e le finalità di NBFC, che è focalizzato principalmente sull’area del Mediterraneo, hotspot di biodiversità, e affronta sfide globali relative alla protezione e al ripristino degli ecosistemi marini, costieri, di transizione e terrestri. Il fil rouge dei 57 progetti vincitori è, infatti, il loro potenziale di innovazione e la sinergia con le attività di NBFC: “Molti progetti si basano sullo sviluppo e l’attuazione di tecniche di monitoraggio innovative, che spaziano dalla creazione di nuovi protocolli più efficienti, alla messa in campo di nuove tecnologie, tra le quali l’utilizzo di sensori ad alta risoluzione e l’utilizzo del DNA ambientale (eDNA)”, spiega Maria Carmela Basile, responsabile dell’Unità Valorizzazione della ricerca del Cnr e Principal  investigator dello Spoke 8 di NBFC. “Il ripristino degli ecosistemi è un altro tassello chiave del bando: aiuta la resistenza e resilienza degli stessi per conservare la biodiversità e per mitigare e contrastare gli effetti dei cambiamenti globali, tra cui il riscaldamento globale e la presenza di specie alloctone. Anche in ambienti più antropizzati la biodiversità non manca ed è fondamentale per la salute degli ecosistemi e di conseguenza dell’essere umano. Alcuni tra i progetti finanziati studiano l’ambiente urbano indagando il rapporto tra uomo e natura, di come l’impatto antropico sta incidendo sulla salute degli ecosistemi e su come questo ricade sui servizi ecosistemici che la natura ci offre”.

Soddisfazione è stata espressa dalla Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche Maria Chiara Carrozza: “Le aree protette sono i luoghi in cui risiede gran parte della biodiversità del nostro territorio: i finanziamenti che saranno erogati sono, pertanto, prioritari rispetto alla mission di NBFC. Inoltre, si tratta di un primo, tangibile risultato dell’attività del Centro, frutto di mesi di lavoro che il Cnr ha condotto in stretta sinergia con le istituzioni partner”, ha affermato.

Il presidente di NBFC Luigi Fiorentino ha aggiunto: “Un bando che rappresenta davvero un cambio di paradigma ed avvia una cooperazione innovativa tra NBFC ed enti parco. Si tratta ora di attuare sul territorio azioni emblematiche, visibili dai cittadini, in sintesi implementare in concreto azioni a difesa della biodiversità”. 

Grazie a questo finanziamento, nel corso dei prossimi due anni gli esperti e le esperte avranno l’opportunità di lavorare in maniera ottimale nelle aree protette. Aziende innovative avranno modo per la prima volta di applicare tecnologie abilitanti in questi ambienti a supporto della biodiversità. Inoltre, verranno coinvolti cittadini e comunità in iniziative nuove e sfidanti, pensate dagli enti gestori di queste realtà che potranno essere prese ad esempio e applicate in altri contesti. Anche la società civile è convolta nelle attività del Centro grazie a numerose attività di divulgazione nelle scuole e iniziative di citizen science che puntano sia all’educazione dei cittadini, sia al loro coinvolgimento attivo nella raccolta dati con osservazioni ambientali ed ecologiche o rilevazioni passive (passive sensing): un’attività, quest’ultima, che mira a sviluppare una maggiore consapevolezza nella cittadinanza circa l’importanza dello studio e della conservazione della biodiversità.

Nei prossimi giorni sarà emesso un secondo bando per un importo di 4 milioni di euro, oltre alle risorse non assegnate nel bando appena concluso.

NBFC – Con la sua rete di 2000 scienziati e 49 istituzioni partecipanti coordinate dal Cnr, NBFC svolge ricerca e promuove lo sviluppo di soluzioni per monitorare, preservare e ripristinare la biodiversità, inclusi gli aspetti genetici e funzionali, al fine di contrastare gli effetti dell’impatto antropico e dei cambiamenti climatici e di supportare i servizi ecosistemici. Il Centro supporta attività di ricerca e innovazione per la valorizzazione della biodiversità attraverso processi di economia circolare e di restoration ecology and economy, con l’obiettivo primario di tutelare le risorse fornite dagli ecosistemi e al contempo assicurare la qualità del benessere della persona.

Delos

Massimo Mercelli e Ramin Bahrami eseguono Bach

Johann Sebastian Bach e suo figlio Carl Philipp Emanuel Bach, ai suoi tempi più famoso e apprezzato del padre, sono i protagonisti del prossimo concerto di Roma Sinfonietta, mercoledì 15 novembre 2023 alle 18.00 nell’Auditorium “Ennio Morricone” dell’Università di Roma “Tor Vergata” (Macroarea di Lettere e Filosofia, via Columbia 1). Le eseguono due interpreti d’eccezione, il flautista Massimo Mercelli e il pianista Ramin Bahrami. Massimo Mercelli, che già a diciannove anni era primo flauto dell’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, suona regolarmente nelle maggiori sale da concerto del mondo, tra cui Carnegie Hall di New York, NCPA di Pechino, Teatro Colon di Buenos Aires, Concertgebouw di Amsterdam, Teatro alla Scala, San Martin in the Fields di Londra, Filarmonica di San Pietroburgo, Sala Čajkovskij di Mosca, Mozarteum di Salisburgo, Filarmonica di Berlino. Hanno scritto per lui e gli hanno affidato la prima esecuzione di loro composizioni alcuni dei più importanti musicisti contemporanei, come Glass, Nyman, Bacalov, Galliano, Morricone, Penderecki,Gubaidulina, Sollima e Piovani. Ramin Bahrami è nato in Iran, ha studiato in Italia ed è residente in Germania. La sua ricerca interpretativa è rivolta principalmente a Johann Sebastian Bach, a cui si accosta con la sua cultura cosmopolita, esaltando il senso di universalità della sua musica. Suona nei principali festival pianistici internazionale e nelle più prestigiose sale da concerto ed incide in esclusiva per l’etichetta Decca-Universal. A Bach ha dedicato anche un libro, Come Bach mi ha salvato la vita. Il concerto sarà preceduto da una breve introduzione all’ascolto di Anna Rollando. Il programma è dedicato a Sebastian Bach a a suo figli Emanuel e in particolare alle musiche da loro composte per la corte di Federico II il Grande, re di Prussia, che era non soltanto un grande appassionato di musica ma anche un buon flautista e un discreto compositore. Quando Sebastian Bach si recò alla sua corte nel castello di Sans Souci, il re gli chiese di scrivere un brano su un tema da lui stesso propostogli: nacque così uno dei massimi capolavori di Bach, L’Offerta musicale, di cui Mercelli e Bahrami eseguiranno due estratti, la Fuga canonica in epidiapente e il Ricercare a tre. Ma la parte principale del programma si basa su tre Sonate di Sebastian Bach per flauto e strumento a tastiera (originariamente il clavicembalo, ora il pianoforte): sono la Sonate in si minore e la Sonata in sol maggiore che ci sono pervenute in copie in possesso di Emanuel Bach, che era il clavicembalista di Federico il Grande e che sicuramente le utilizzò per soddisfare la grande passione del sovrano per il flauto. Nel caso di una terza Sonata del padre oggi in programma, quella in do minore, Emanuel intervenne ampiamente con proprie personali modifiche. Interamente opera di Emanuel Bach è invece la Sonata in re minore, destinata sicuramente ad essere eseguita da Federico II al flauto con l’accompagnamento dello stesso Emanuel alla tastiera.

Biglietti: € 12,00 intero; € 8,00 ridotti personale universitario e over 65; € 5,00 studenti

I biglietti si possono acquistare presso Roma Sinfonietta(telefonicamente06 3236104– per email:romasinfonietta@libero.it o presso l’Auditorium E.Morricone dell’Università di Roma “Tor Vergata” a partire da un’ora e mezzo prima di ogni concerto.

Mauro Mariani (anche per la fotografia)