Premio Chatwin 2023, omaggio allo scrittore e fotografo

Torna a La Spezia, città in cui è nato, il Premio Chatwin – camminando per il mondo. Ideato nel 2001 da Luciana Damiano, il Premio è dedicato allo scrittore e fotografo inglese Bruce Chatwin e si rivolge ai viaggiatori e agli appassionati di letteratura di viaggio. L’iniziativa è organizzata dall’Associazione Culturale Chatwin, con il contributo di Comune di La Spezia, Regione Liguria e il sostegno di Fondazione Carispezia.

L’edizione 2023 apre, come da tradizione, con il lancio del bando di concorso internazionale di narrativa e fotografia indirizzato a tutti coloro che, professionisti e non, abbiano scritto brevi racconti e/o realizzato un reportage fotografico (5 scatti).  Il testo integrale del bando è consultabile e scaricabile sul sito ufficiale www.premiochatwin.it.

I lavori dovranno essere consegnati entro il 21 ottobre secondo le modalità indicate nel bando. La preselezione sarà affidata ad una commissione di 10 esperti nell’ambito dei due settori di interesse.

A stilare la classifica dei finalisti di ciascuna sezione del concorso sarà invece una giuria composta da scrittori, giornalisti, fotografi, autori televisivi, registi, antropologi e presieduta dallo scrittore Andrea De Carlo e dal maestro della fotografia Francesco Cito

Presidenti delle precedenti edizioni sono stati: Mario Monicelli, Carlo Lizzani, Giuliano Montaldo, Ferzan Ozpetek, Domenico Procacci, Paolo Virzì, Ermanno Rea, Mario Dondero; nell’edizione 2021-22, Dacia Maraini e Gianni Berengo Gardin.

Nel corso di oltre un ventennio di attività il concorso di narrativa e fotografia Premio Chatwin ha registrato ampio consenso di pubblico e stampa e ha visto partecipare candidati da diversi paesi extraeuropei tra i quali Siria, Iran, Pakistan, Corea del Nord, Stati Uniti e Nuova Zelanda. Al termine del concorso, la manifestazione proseguirà il 17 e 18 novembre con incontri, mostre fotografiche, laboratori nelle scuole. Tra le novità di quest’anno, un approfondimento dedicato alla Patagonia, regione a cui Bruce Chatwin dedicò l’opera prima della sua straordinaria produzione letteraria. A parlarne, tra gli altri, sarà l’alpinista Ermanno Salvaterra, autore del libro “Patagonia, il grande sogno…”.

Ritorna poi il premio speciale “Viaggi in punta di matita”, assegnato in passato a Tullio Altan e che quest’anno sarà ritirato dal fumettista, editore e regista Igor Tuveri, in arte Igort. Immancabile un focus sul futuro della letteratura di viaggio nell’era digitale con un incontro dedicato che avrà tra gli ospiti il blogger e viaggiatore Claudio Pelizzeni.

Inoltre, con l’obiettivo di avvicinare i più giovani alla letteratura e al viaggio, il Premio ha deciso di promuovere due iniziative: la prima, “Viaggi a Km 0”, un laboratorio di scrittura condotto da Andrea Bocconi – scrittore di viaggi e titolare del laboratorio di scrittura della Scuola del viaggio –  che si svilupperà sulla scoperta del territorio, coinvolgendo alcune classi liceali della città; la seconda, “Sì, viaggiare”,  impegnerà un gruppo di studenti nella realizzazione di prodotti giornalistici multimediali inerenti alle attività correlate.

Concluderà la manifestazione un evento-spettacolo finale al Teatro Civico di La Spezia. In quell’occasione si alterneranno proiezioni, letture, incontri con ospiti nazionali ed internazionali; la premiazione dei vincitori del concorso; la consegna dei premi speciali, riconoscimenti a personalità tra le più rappresentative del panorama culturale del cinema, della fotografia, della musica, dell’ambiente e del fumetto.

Ad anticipare la tappa finale del Premio sarà una mostra fotografica, a cura di Maurizio Garofalo, realizzata con la selezione dei migliori scatti dei partecipanti alle precedenti edizioni del Premio Chatwin, in programma dal 23 ottobre al 19 novembre nelle sale della Mediateca Regionale Ligure Sergio Fregoso.

La direzione artistica del Premio Chatwin è di Luciana Damiano. L’edizione 2023 del Premio si avvale della consueta e consolidata consulenza di Elizabeth Chatwin, moglie dello scrittore e presidente onorario del Premio, dello scrittore inglese Colin Thubron, dello scrittore e traduttore Davide Sapienza e dell’antropologo David Bellatalla, che da oltre venticinque anni svolge studi e ricerche su nomadismo e sciamanesimo e dal 2022 ricopre l’incarico di Ambasciatore della Mongolia per la cultura.

Tutti dettagli e il testo integrale del bando di concorso sul sito www.premiochatwin.it

Elisabetta Castiglioni

Rapimento Moro. Il libro

Nell’ambito della rassegna “La porta magica”, manifestazione dedicata ad approfondimenti di cultura letteraria organizzata da Esquilino Poesia con la direzione artistica di Angelo De Florio, sarà presentato il libro di Ivo Mej RAPIMENTO MORO. Il giorno in cui finì l’informazione in Italia (Edizioni Historica e Giubilei-Regnani). L’appuntamento, in programma martedì 1° agosto nell’arena Cinevillage di Piazza Vittorio, vedrà l’autore dibatterne con De Florio, il giornalista Antonio Iovane e il Professore Eugenio Capozzi, Ordinario di Storia Contemporanea dell’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa. Sono usciti molti libri sul caso Moro, ma questo è il primo che ricostruisce la vicenda del giorno del rapimento con una completa documentazione stampa.Per la prima volta nella storia della televisione italiana, la “finestra viene aperta” sul mondo di notizie che si affastellano una sull’altra nell’incertezza della verità.

Questo saggio, raccogliendo l’immediata reazione delle principali testate italiane, ha la forza travolgente dello sguardo all’indietro di chi ha ora l’esperienza, la rassegnazione e la consapevolezza che la democrazia è un organismo debole, delicato, del quale i mezzi di comunicazione di massa rappresentano i vasi sanguigni, da quel giorno sempre più a rischio di trombosi. L’incontro avrà inizio alle ore 18:30. L’ingresso è libero a tutti.

«L’interessante ed originale ricostruzione di Ivo Mej si snoda attraverso un’analisi del funzionamento dei media, dell’inaudita ampiezza delle platee d’ascolto dei vari media e della copertura giornalistica de gli eventi, con particolare attenzione agli inevitabili effetti di saturazione e di annullamento di tutti gli altri temi.» Mario Morcellini

«Nessuno del Governo o dei miei collaboratori fece mai alcuna pressione sui mezzi di comunicazione di massa e tantomeno sulla Rai perché spossassero la via della fermezza. Tutta la DC era d’accordo su questa linea. La stampa era solamente in contatto costante con l’ufficio stampa del partito.» Giulio Andreotti

«Pensai che il terrorismo aveva alzato il tiro in modo non più tollerabile perciò mi precipitai con i miei compagni ad organizzare la risposta nelle manifestazioni che ci furono durante la giornata. Proprio durante queste mi sono reso conto che le idee terroristiche si erano fortemente infiltrate nel nostro popolo.» Giuliano Ferrara

«Ridava quasi la percezione che la politica si potesse coniugare come si pensava a vent’anni (anche se da versanti opposti) ad un’idea di grande cambiamento e di rivoluzione.» Marcello Veneziani

«Debbo dire che i mezzi d’informazione si comportarono con grande responsabilità sostenendo con grande forza l’azione del Governo e delle forze di polizia. Solo una volta chiedemmo che venisse “staccata la spina”, e cioè di fronte al diluvio dei messaggi delle BR. Da parte del Viminale piena e responsabile fu l’informazione, anche se talvolta con il vincolo della riservatezza.» Francesco Cossiga

Elisabetta Castiglioni

Notre Dame de Paris

Stasera, lunedì 31 luglio 2023, alle ore 21.15, i danzatori della Compagnia di Balletto del Teatro dell’Opera di Kharkiv porteranno al Nervi Music Ballet Festival il balletto Notre Dame de Paris, musicato da Cesare Pugni, in una coreografia di Yevheniya Khasyanova, Artista del Popolo dell’Ucraina.

Il balletto è tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo. La celebre storia vede protagonisti la zingara Esmeralda, il campanaro di Notre-Dame Quasimodo, l’arcidiacono Claude Frollo e il capitano degli arcieri reali Phoebus de Chateaupers. Tutti i personaggi, per motivi che vanno dalla posizione del clero, all’infermità fisica, alla cattiva volontà degli altri, vedono negati i propri sentimenti. Sopra tutti loro, sopra il groviglio di tragiche passioni e la Parigi medievale, si erge l’inviolabile roccaforte della cattedrale gotica di Notre-Dame de Paris.

In questa versione del balletto si è cercato un ulteriore avvicinamento alla fonte letteraria attraverso il linguaggio della danza. Caratteristica distintiva dello spettacolo è la speciale unione tra ritmo musicale e danza, che rivela nel profondo la natura dei personaggi e delle trame anche grazie al talento del compositore Cesare Pugni (1802 -1870), particolarmente dedito al balletto, il cui catalogo conta più di 300 titoli musicali per danza. Nella versione coreografica di Yevgeniya Khasyanova, la perfetta bellezza dell’originale è integrata dal grottesco e integrata con elementi delle arti plastiche moderne.

La presenza al Nervi Music Ballet Festival 2023 della Compagnia di Balletto del Teatro dell’Opera di Kharkhiv è stata fortemente voluta dalla Fondazione Teatro Carlo Felice e dal Comune di Genova, che con questo spettacolo esprimono la propria solidarietà al popolo ucraino.

Biglietti:

I settore: Intero 70,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

II settore: Intero 60,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

III settore: Intero 40,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it e www.nervimusicballetfestival.it

D.F. (anche per le fotografie)

Shine Pink Floyd Moon a Villa Grimaldi Fassio di Nervi

Shine Pink Floyd Moon, opera rock di Micha van Hoecke, sarà in scene al Nervi Music Ballet Festival sabato 15 luglio 2023, alle ore 21.15. Ispirata dai brani di una delle band più influenti di sempre, Shine Pink Floyd Moon unisce musica e danza nel racconto della parabola artistica dei Pink Floyd e di Syd Barrett, interpretato dall’étoile Raffaele Paganini sul palco insieme al corpo di ballo della Compagnia Daniele Cipriani. Interpreti musicali dal vivo saranno i Pink Floyd Legend, con la direzione musicale di Fabio Castaldi.

Shine Pink Floyd Moon è una produzione Daniele Cipriani Entertainment s.c e Menti Associate di Gilda Petronelli, in coproduzione con Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi.

L’opera rock nasce in occasione del 50° anniversario dell’allunaggio, l’origine della creazione è il celebre brano Shine on You Crazy Diamond, con il quale i Pink Floyd rendevano omaggio al loro compagno Syd Barrett, che si era perso nelle regioni sconosciute della ‘luna’ intesa come malattia mentale. Si tratta di «una musica che ha un’anima e che, nell’immaginario collettivo, è legata alla giovinezza interiore di tutti noi», sottolineava Micha van Hoecke. Shine Pink Floyd Moon viene ripresa da Miki Matsuse e Stefania Di Cosmo in omaggio al regista e coreografo, scomparso nel 2021.

«Il mio non è un ritorno in palcoscenico, ma un ritorno a sorridere», afferma Raffaele Paganini, étoile del Teatro dell’Opera di Roma, nonché popolarissimo ballerino in programmi tv di grande successo degli anni ’80. «Quando Daniele Cipriani mi telefonò per propormi di subentrare a Denys Ganio nella ripresa di SHINE Pink Floyd Moon, la mia risposta non poteva che essere “Sìì!!!”, con un grido che partiva dal profondo dell’anima come quello della vocalist in The Great Gig in the Sky! Perché, pur essendo un ballerino classico abbeverato alla fonte di Čajkovskije degli altri grandi compositori, faccio parte di quella generazione che respirava ancora nell’aria le canzoni dei Pink Floyd. Per non parlare della mia grandissima amicizia sia con Micha van Hoecke, sia con Denys Ganio, entrambi artisti al cui fianco ho lavorato per anni. Insomma, il ruolo di Syd, che interpreto da un anno, mi calza in maniera stu-pe-fa-cen-te: era scritto nelle stelle che dovessi un giorno interpretare SHINE Pink Floyd Moon».

Micha Van Hoecke è stato danzatore, coreografo, attore e regista. Nato a Bruxelles, studia a Parigi con Olga Preobrajenskaya e nel 1960 entra a far parte della Compagnia di Roland Petit.  In questo stesso periodo svolge un’intensa attività come attore di cinema. Entra quindi a far parte del Ballet du XXe siècle di Maurice Bejart di cui diventerà braccio destro. Nel 1979 lo stesso Bejart lo nomina direttore artistico della Scuola Mudra, il prestigioso centro di formazione per artisti a Bruxelles. Nel 1981 cura le coreografie del film Bolero di Claude Lelouch. Quello stesso anno, con i migliori elementi del Mudra, fonda l’Ensemble di Micha van Hoecke, uno dei più acclamati gruppi mondiali di danza contemporanea. Nel suo carnet non mancano le collaborazioni con interpreti, registi e direttori d’orchestra di fama mondiale. È soprattutto con Riccardo Muti che crea uno splendido sodalizio che ha dato vita a tanti capolavori. Ha creato coreografie per numerosi teatri e festival. Dal 1990 è particolarmente intensa la sua collaborazione con Ravenna Festival, dove debutta anche come regista d’opera con La Muette de Portici di Auber (1991). Molte sono anche le opere che crea per questo festival: Adieu à l’Italie (1992; premio della critica italiana per migliore coreografia moderna); la Memoire (con Luciana Savignano); Pelèrinage (con Chiara Muti e Alessio Boni); Pierrot Lunaire (con Alessandra Ferri e Massimiliano Guerra); Il paradosso svelato (con l’Accademia bizantina e l’ensemble di Naseer Shamma); Maria Callas, la voix des choses, spettacolo di rara intensità che Micha van Hoecke ed il suo Ensemble hanno portato in tournée in Italia, Stati Uniti, Russia e Cina, riscuotendo ovunque grande successi. Nel 1999 è nominato direttore del ballo e coreografo principale del Teatro Massimo di Palermo. Nel 2002, per I sette peccati capitali di Bertolt Brecht su musiche di Kurt Weill, riceve il premio Danza & Danza per la migliore coreografia. Nel 2002 chiamato a realizzare le coreografie di Ifigenia in Aulide, regia di Yanis Kokkos e direzione di Riccardo Muti, che inaugura la stagione d’opera del Teatro alla Scala di Milano. Anche nel 2003 inaugura la stagione scaligera con le coreografie per Moise et Pharaon, direttore Riccardo Muti e regia di Luca Ronconi. Crea le coreografie, realizzate dal suo Ensemble, per il Concerto di Capodanno 2005, trasmesso su Rai Uno in diretta televisiva dal Teatro la Fenice di Venezia. Nell’estate dello stesso anno crea, sempre per L’ensemble Au Cafè. Nel 2007 compone Le Voyage, creazione su musiche tzigane russe per Ravenna Festival che dedica al suo Ensemble. Dalla Stagione 2010 al 2014 è stato Direttore del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2016 riceve il premio fedeltà per 27 anni di collaborazione con Ravenna Festival.

Raffaele Paganini inizia i suoi studi di danza alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, dove solo quattro anni dopo entra a far parte del Corpo di Ballo in qualità di solista prima, e dove è attualmente étoile. Diventa molto popolare in Italia anche grazie alle sue numerose apparizioni televisive in programmi di grande ascolto. Come étoile ospite balla con svariate compagnie, al fianco di grandi ballerine italiane e straniere. Durante la sua carriera è stato inoltra protagonista di svariati musical. Il 2004 lo vede protagonista della nuova produzione del Balletto di Roma Giulietta e Romeo, con musiche originali di Prokof’ev e coreografie di Monteverde. Il tour teatrale fa registrare l’invidiabile record del tutto esaurito nelle 190 repliche in 104 dei maggiori teatri italiani. Nel 2006 Raffaele Paganini fonda la Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini e presenta per la prima volta una sua produzione: Da Tango a Sirtaki – omaggio a Zorba – con musiche di Astor Piazzola e coreografie di Luigi Martelletta. Tra i numerosi riconoscimenti e premi ricordiamo: Premio Bordighera, Premio Postano, Gonfalone d’Oro, Ulivo d’Argento, Premio Giovannini, Premio Cecchetti, Premio Platea d’Estate, Premio Gino Tani.

Biglietti:

I settore: Intero 70,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

II settore:Intero 60,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

III settore:Intero 40,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

Delfina Figus (anche per le fotografie)

Il seminatore uscì a seminare

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A – MATTEO 13,1-23 1.

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Il capitolo tredici di Matteo è formato da parabole che hanno come tema il Regno dei cieli. Gli insegnamenti sono tutti imperniati intorno al seme, alla semina, alla mietitura. I destinatari sono soprattutto le folle. Il brano del Vangelo di Matteo di questa domenica presenta una tipica giornata di Gesù. Esce di casa (abitava nella casa di Pietro a Cafarnao – che rappresenta la prima Chiesa), dove era ospite. Si siede in riva al lago (mare), nello stile tipico dei rabbi. La parabola odierna è detta “del seminatore”, oppure “dei quattro terreni”. Il lavoro del contadino è vano, non ottiene alcun risultato, è fallimentare per tre tipi di terreno. Solo alla fine della parabola il seme porta frutto.

2. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Il fatto che Gesù sale sulla barca può essere interpretato come necessità (visto l’uditorio molto numeroso) sia come misura di sicurezza (data l’avversità dei farisei).

3. Egli parlò loro di molte cose con parabole. Il versetto può indicare la molteplicità degli argomenti trattati da Gesù, sotto forma di parabole. La parabola è un genere letterario che aiuta ad illustrare argomenti difficili in modo comprensibile a tutti, utilizzando un paragone. E disse: “Ecco, il seminatore uscì a seminare”. Gesù parla di un seminatore nel quale nasconde Egli stesso, che semina la Parola di Dio. Secondo alcuni interpreti, il seminatore è Dio Padre che manda Cristo (il seme) nel mondo, per salvarlo. In passato il contadino, con una sacca al collo, seminava percorrendo le zolle del campo, lanciava nei solchi i semi con gesto largo, solenne, fiducioso. Anche nel nostro cuore ogni giorno Dio lancia la sua Parola con la speranza che venga accolta ed attecchisca. Senza la speranza della fecondità del seme, nessun seminatore uscirebbe a seminare.

4. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo,

6. ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò.

7. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono.

8. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Tante interpretazioni hanno cercato di spiegare i vari tipi di terreno, parlando dell’aridità del suolo palestinese, o della distrazione del seminatore che getta ovunque il seme prezioso, o del fatto che la semina precede l’aratura in Palestina. Anche le spighe così piene di chicchi (fino a cento) sono un’esagerazione. Quello che conta è il significato della sovrabbondanza del raccolto che supera moltissimo la possibilità di un piccolo seme. Da una piccola speranza scaturisce il prodigio di un grande risultato.

9. “Chi ha orecchi, ascolti”. Gesù invita all’ascolto: solo se ci apriamo senza pregiudizi possiamo comprendere l’annuncio di Cristo. Come non è sufficiente avere orecchie per udire, così non è sufficiente sentire proclamare la Parola: occorre accoglierla, farla penetrare e viverla.

10. Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché a loro parli con parabole?”. 11. Egli rispose loro: “Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato”. Le folle a cui è rivolto l’annuncio sono molto diverse dai discepoli. Essi solo hanno accesso alla comprensione dei “misteri”, o del “mistero”, che non è altro che la persona di Gesù. Ognuno di noi può scegliere se mantenersi a distanza, come la folla anonima, distante, curiosa, o divenire un vero discepolo, capace di comprendere ed accogliere la Parola di Gesù e di metterla in pratica. Se ci lasciamo coinvolgere, tutto cambia nella nostra vita e Dio può operare meraviglie.

12. “Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha”. Questa espressione è tratta dalla vita economica: un ricco può investire denaro e guadagnarne di più, mentre il povero, che non ha la possibilità di investire, consumerà anche quel poco che ha. Significato: chi più è aperto alla comprensione del Vangelo, più ha la possibilità di conoscere e penetrare gli insegnamenti di Gesù. Più siamo disponibili all’ascolto, più il Signore ci riempie con la Sua Grazia. Più ci chiudiamo, più rimaniamo schiavi della nostra incredulità e della materialità.

13. “Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono”. Ci sono persone che non possono comprendere il linguaggio di Gesù, non tanto perché parla in parabole, ma perché sono prevenute nei suoi confronti.

14. “Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: “Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete.

15. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!””. Gesù spiega che il suo insuccesso è uguale a quello che ha già sperimentato anche Isaia.

16. “Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.

17. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!”. I discepoli hanno la possibilità di comprendere per dono di Dio quanto altri non hanno potuto né vedere né conoscere.

18. “Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore”. I discepoli sono pronti ad accogliere l’annuncio e la spiegazione dello stesso. Anche noi possiamo comprendere il Vangelo nella misura in cui ci rendiamo disponibili alla Parola e ci lasciamo cambiare da essa.

19. “Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada”. I differenti tipi di terreno potrebbero corrispondere a quattro tipi di persone che, ascoltando la Parola, reagiscono in modo diverso; ma la diversità di terreno potrebbe anche coesistere in una stessa persona perché nelle varie epoche della propria esistenza ognuno di noi sperimenta fasi alterne nel rapporto con Dio e con la Sua Parola. Il seme non ha neppure il tempo di germogliare su un terreno trafficato, utilizzato come via di comunicazione. Occorre meditare la Parola nel silenzio, nella solitudine, senza lasciarci sopraffare dalle preoccupazioni o dagli impegni.

20. “Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia,

21. ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno”. Il terreno sassoso corrisponde ad una persona debole ed incostante, che non riesce a superare il momento della persecuzione o della prova. L’entusiasmo subitaneo si spegne se non ci sono radici profonde.

22. “Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto”. La sete di denaro può essere causa di un blocco nel cammino di discepolato, anche in chi, all’inizio, ha risposto positivamente.

23. “Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno”. La parabola ci presenta una storia fallimentare. Forse Gesù stesso sta meditando sul fallimento della sua predicazione, ma la fiducia nella potenza di Dio è più grande di tutto, ed infatti il racconto termina in modo positivo: la storia del mondo e quella nostra personale hanno un lieto fine, perché Dio conduce il cammino dell’uomo fino alla pienezza della salvezza. Le persone che portano frutto sono quelle disposte a dare la vita fino al martirio (cento per uno), a dare le loro ricchezze (sessanta per uno), ad aderire a Dio pur senza dover rinunciare a tutto (trenta per uno). Ognuno di noi è zolla che accoglie il seme e, nello stesso tempo, seminatore che dona quanto ha ricevuto gratuitamente da Dio. Dilatiamo il nostro cuore per seminare amore, accoglienza, generosità, fiducia e vita per quanti ci accostano. La Parola di Dio allora si diffonderà per la forza del seme e per la fiducia del seminatore che la espande, senza sapere dove germoglierà, né quando porterà frutto, né in che modo diventerà feconda. Coltiviamo la fiducia incrollabile nell’intervento di Dio che volge sempre al bene anche la situazione più tragica. Qualunque cosa avvenga ci affidiamo all’intervento del Padre Buono che può trarre anche della nostra terra infeconda un raccolto abbondante, anzi, sovrabbondante ed eccellente per saziare la fame di speranza, di pace e di amore di tutti.

Suor Emanuela Biasiolo

I-Tech Innovation 2023-2024

I-Tech Innovation 2023-2024 è la terza edizione del programma di accelerazione a supporto delle giovani realtà imprenditoriali innovative.

Prosegue così la collaborazione tra CRIF  ̶  azienda globale specializzata in sistemi di informazioni creditizie e di business information, servizi di outsourcing e processing e avanzate soluzioni per il credito  ̶  e Fondazione Golinelli  ̶  holding filantropica che mette insieme: educazione, formazione, ricerca, trasferimento tecnologico, accelerazione, incubazione, open innovation e venture capital per valorizzare le giovani generazioni.

Dopo l’esperienza di successo degli scorsi anni (con oltre 450 candidature pervenute, 17 giovani imprese accelerate, più di 2000 ore di formazione erogate e oltre 3 milioni di euro di investimenti), i due partner lanciano la terza edizione del programma di accelerazione che prevede, anche per quest’anno, investimenti per oltre 1.250.000 euro rivolti a imprese innovative.

L’obiettivo dei promotori è favorire nell’immediato la creazione di una nuova imprenditorialità ad alto contenuto innovativo e tecnologico, investendo su settori strategici a livello nazionale e internazionale, e nel lungo periodo contribuire a colmare il grave ritardo dell’Italia in ambito tecnologico.

Il progetto si articola in 3 Call for Innovation nei settori principali confermati: Life Science&Digital Health, Fintech&Insurtech e Agritech&FoodTech alle quali si affiancano 3 Call for Plug In: due dedicate, come lo scorso anno, a Industry 4.0, IoT, Big Data & AI e Social Impact, e una nuova in ambito TravelTech & Smart Mobility.

Saranno selezionati un massimo di 15 team tra quelli che proporranno soluzioni altamente innovative, per le quali sia stato già effettuato un test sul mercato dimostrando un alto grado di maturità della tecnologia, e che dispongano di un solido e avanzato piano di sviluppo e protezione della proprietà intellettuale. I team selezionati parteciperanno a un programma strutturato di mentorship e di supporto allo sviluppo dei loro modelli di business della durata di 4 mesi e potranno usufruire di una serie di facilities e servizi offerti dai promotori e dai partner delle call.

Playmaker dell’operazione sarà l’incubatore-acceleratore G-Factor di Fondazione Golinelli, che vanta una solida esperienza nella relazione e negli investimenti in start-up e progetti innovativi a livello nazionale, coadiuvata da CRIF, che nel tempo ha consolidato avanzate competenze in ambito open business e open innovation a supporto dello sviluppo anche di nuovi modelli di business e nuove realtà imprenditoriali ad elevato contenuto tecnologico e innovativo. Le call di I-Tech Innovation Program 2023-2024 saranno gestite da G-Factor e CRIF dalla promozione alla selezione, fino al programma di accelerazione G-Force, che si svolgerà all’Opificio Golinelli e presso BOOM, il nuovo knowledge e innovation hub di CRIF.

Le candidature dovranno pervenire entro domenica 15 ottobre 2023 e la lista dei team selezionati sarà resa pubblica martedì 6 febbraio 2024.

L’iniziativa nasce dalla sinergia tra due realtà apparentemente diverse tra loro, ma complementari in termini di competenza, che in piena sintonia nella partnership strategica stipulata a partire dal 2019 hanno avviato un programma pluriennale di progetti congiunti per sostenere lo spazio fragile e strategico che da sempre divide il mondo della ricerca da quello dell’impresa.

A questo riguardo, a dicembre 2021 CRIF e Fondazione Golinelli hanno dato vita anche a Startup Community, una community nazionale dedicata alle start-up con l’obiettivo di creare nuove sinergie a supporto delle giovani realtà imprenditoriali, mettendo a disposizione un capitale unico di esperienze e competenze e un network di respiro internazionale con rappresentanti del mondo dell’impresa, della finanza e della ricerca.

Riconfermata la collaborazione con il Competence Center BI-REX, Emil Banca, Gruppo BCC Iccrea e Aretè. Inoltre, la terza edizione di I-Tech Innovation si apre a nuove partnership con istituzioni e aziende: la Città Metropolitana di Bologna, il Comune di Bologna, il Comune di Imola, l’Aeroporto di Bologna, e Search On per le attività di promozione del programma nel contesto italiano dell’innovazione.

«Il commitment di Fondazione Golinelli e di CRIF nel campo dell’innovazione, unitamente a tutti gli altri partner, è testimoniato dal rinnovarsi dell’impegno nel programma giunto al terzo anno consecutivo, e anche dall’ampliamento del network di soggetti tecnici e istituzionali, oltreché dall’allargamento dei settori verticali coinvolti. I-Tech Innovation, a dispetto del nome, è una risposta italiana da parte di un ecosistema coeso, diffuso a rete, trasversale, integrato nei luoghi ma aperto al dialogo, e può essere una risposta efficace alle esigenze di crescita e di sviluppo internazionale delle giovani aziende, a partire dal nostro Paese. Capitali esteri, non solo nazionali, sono sempre più attenti all’ecosistema italiano; questa è un’opportunità, che cogliamo cercando di mantenere un’identità e una riconoscibilità alla nostra innovazione di alta qualità, aiutandola a prendere il volo fin dai laboratori di ricerca» sostiene Andrea Zanotti, Presidente di Fondazione Golinelli.

«Le precedenti edizioni del programma I-Tech Innovation ci hanno dimostrato come iniziative di questo tipo possono favorire la diffusione e la crescita di imprenditorialità innovative di eccellenza. Abbiamo sperimentato come sia essenziale adottare un approccio inclusivo che permetta alle idee innovative di fluire da fonti esterne e alle sinergie di svilupparsi rapidamente. Questo approccio ci ha spinto a instaurare una partnership con la Fondazione Golinelli e G-Factor, e ci motiva a cercare nuovi partner per arricchire ulteriormente il programma. L’obiettivo è offrire agli innovatori emergenti le opportunità, i benefici e le risorse necessarie per avere successo nella creazione di modelli di business vincenti e di soluzioni che rivoluzionano il settore di ciascuno» dichiara Carlo Gherardi, Amministratore Delegato di CRIF.

«Città metropolitana e Comune di Bologna hanno deciso in questi anni di puntare con forza sull’innovazione aperta come leva per lo sviluppo del sistema territoriale e strumento di rafforzamento dell’attrattività dell’ambito metropolitana  ̶  commenta Rosa Grimaldi, Delegata del Sindaco alla promozione economica e attrattività internazionale, Industrie culturali e creative, Impatto Tecnopolo del Comune e della Città metropolitana di Bologna. Con un approccio collaborativo che ormai caratterizza l’operato dell’area bolognese e regionale. Siamo soddisfatti di poter collaborare al programma I-Tech Innovation, ringraziamo CRIF, Fondazione Golinelli e G-Factor per l’opportunità. Per noi questa azione si inserisce nella più ampia strategia di BIS Bologna Innovation Square e della Città della Conoscenza, contribuiremo fattivamente mettendo a disposizione le nostre competenze sia sui temi verticali che di supporto ai progetti d’impresa, a sostegno della nuova imprenditoria giovanile con particolare attenzione ai temi della sostenibilità».

«Questo accordo di partnership con due attori importanti come CRIF e Fondazione Golinelli è un ulteriore passo per la costruzione dello sviluppo futuro di questo territorio – sottolineano Marco Panieri e Pierangelo Raffini, rispettivamente sindaco e assessore allo sviluppo economico del Comune di Imola -. L’innovazione stimola la crescita economica e la nascita di nuove imprese, crea possibilità di un’ulteriore espansione per quelle esistenti, permette lo sviluppo di settori emergenti e grazie all’insediamento genera nuovo lavoro, anche indiretto, per tutti i servizi che vengono richiesti. I territori che investono in innovazione e promuovono l’ecosistema dell’innovazione sono più competitivi e attraggono investimenti, talenti e imprese. Il lavoro nasce anche grazie all’introduzione di nuove idee, tecnologie e modelli di business che portano maggiore produttività, aumentano la competitività del territorio stesso e generano nuove opportunità di occupazione. La capacità di cogliere i cambiamenti sempre più rapidi e sviluppare innovazione consente ai territori di mantenersi al passo con l’evoluzione globale dei mercati e di distinguersi, creando un circolo virtuoso che genera nuovi investimenti, ulteriori risorse, nuovo lavoro».

«Operare con questi due importanti partner su un settore quale quello del “Mobility and Travel” significa mettere a valore asset che già possediamo come l’Autodromo e l’Osservanza, che sono per noi naturali contenitori per promuovere l’innovazione nella Motor Valley. Significa, in particolare, adottare tecnologie e pratiche innovative in grado di ridurre l’impatto ambientale e promuovere l’efficienza energetica, utilizzando modelli di produzione di consumo sostenibili. Questo accordo per noi è un punto di partenza non di arrivo: stiamo infatti lavorando ad altri progetti nel campo dell’innovazione e dello sviluppo economico che potranno vedere la concretizzazione nei prossimi mesi e di cui parleremo quando avremo la certezza di averli messi a terra» conclude il sindaco Panieri.

«Nel 2022 in Italia è stata superata la soglia di 2 miliardi di euro di investimenti in venture capital, record domestico che ha quantomeno rimesso momentaneamente il Paese in scia con gli ecosistemi più virtuosi a livello europeo nell’ambito dell’innovazione. Il 2023, per una serie di fattori, difficilmente confermerà questo trend di crescita degli investimenti, e non per mancanza di idee o di produttività nostrana scientifica e tecnologica di alta qualità. Per questo motivo la terza edizione di I-Tech Innovation rappresenta un’opportunità fondamentale per le giovani aziende innovative – in particolare Italiane – perché, oltre alle risorse finanziarie – il programma consentirà l’accesso a un network nutrito, consolidato, e altamente qualificato di partner industriali, scientifici, tecnologici, finanziari ed istituzionali» spiega Antonio Danieli, Vice Presidente, Direttore Generale di Fondazione Golinelli e Amministratore unico di G-Factor.

«L’imprenditorialità e l’innovazione sono fondamentali per garantire un futuro sostenibile. Grazie al programma I-Tech Innovation e alla partnership con l’incubatore-acceleratore G-Factor, agiamo come catalizzatori per nuove soluzioni e tecnologie, offrendo supporto alle start-up che acceleriamo. Questo genera una preziosa fusione di conoscenze, esperienze ed energie che alimentano l’innovazione, con l’obiettivo di ottenere risultati tangibili. Il programma I-Tech Innovation rappresenta per CRIF una sfida che ci spinge a  considerare l’innovazione da una prospettiva diversa, dove l’accelerazione diventa un primo passo per lo sviluppo di partnership strategiche all’interno dell’ecosistema CRIF» aggiunge Valeria Racemoli, Open Innovation Project Manager – InnovEcos di CRIF. 

«Siamo lieti e orgogliosi di rinnovare la nostra partnership all’interno del programma I-Tech Innovation  ̶ afferma Stefano Cattorini, Direttore Generale BI-REX  ̶ Dopo il successo della precedente edizione, in cui abbiamo fornito un importante contributo nel percorso di incubazione e accelerazione delle start-up, intendiamo proseguire sul solco già tracciato, continuando a supportare tutte le numerose giovani realtà imprenditoriali in grado di sviluppare nuove idee e concetti nell’ambito Industria 4.0. Metteremo quindi le tecnologie della nostra Linea Pilota e il know-how maturato in questi anni a loro disposizione, affinché possano beneficiare concretamente delle grandi opportunità di questo ambizioso programma».

«Innovazione e sostenibilità sono le parole chiave su cui abbiamo deciso di basare il nostro futuro. In un momento di grandi cambiamenti e trasformazioni sempre più veloci, fare rete con le realtà che hanno la nostra stessa idea di sviluppo ci permette di affrontare con più forza le tante sfide che questi tempi complicati ci metteranno davanti» commentaDaniele Ravaglia, Direttore Generale di Emil Banca.

Delos

Pupetta, Gremese Editore

Philippe Vilain, autore di bestseller e professore di letteratura francese a Napoli, dedica alla figura di Assunta Maresca, personaggio balzato alle cronache nazionali per una vicenda che è un perfetto mélange di amore, onore e vendetta passionale, un romanzo per Gremese Editore (pagg. 176, euro 16,00), nella collana “Narratori francesi contemporanei” di cui Vilain è direttore.

Pupetta Maresca cresce nella Napoli degli anni Cinquanta, in un quartiere dove la violenza era all’ordine del giorno: Materdei. Giovane, bella, ambiziosa e con il desiderio di diventare un’attrice, nel 1954 incontra Pasquale – “Pascalone ‘e Nola” per i colleghi camorristi – e se ne innamora convolando a nozze. Appena ottanta giorni dopo il matrimonio, Pasquale viene assassinato da un clan rivale e Pupetta, che nel frattempo ha saputo di essere incinta, rimane improvvisamente vedova prendendo però una drastica decisione: vendicare se stessa e il marito. Ha così inizio la carriera di “Madame Camorra” che, con lucidità e acume, Vilain indaga e descrive ricostruendone la natura e restituendone quella determinazione e sete di rivalsa che l’hanno resa celebre in tutti i rotocalchi, e che ha dato spunto anche alla realizzazione di film e serie tv.

Un connubio di noir, storia e sentimenti nei quali la scrittura scorrevole e analitica di Vilain riflette un contesto partenopeo e una psicologia dei ruoli sotto lo sguardo acuto di un francese innamorato di Napoli, delle sue storie e dei naturali romanzi esistenziali che scaturiscono dalle vicende di questa città dai mille colori.

Philippe Vilain è docente di letteratura francese all’Università Federico II di Napoli. La sua produzione letteraria è molto studiata in ambito universitario, come dimostra la monografia recentemente pubblicata da Francesco Paolo Alexandre Madonia Philippe Vilain, l’amour en ses discours (Mimesis). Vilain è autore di romanzi di grande successo, pubblicati in Francia da Gallimard, Grasset e ultimamente da Laffont. Tra questi, sono editi in Italia da Gremese: Falso padre (2009), Non il suo tipo (2012, adattato per il cinema da L. Belvaux e premio internazionale “Scrivere per Amore”), La moglie infedele (2013, in Francia premio Jean-Freustié), La ragazza dalla macchina rossa (2018), Un mattino d’inverno (2020) e Napoli mille colori (2021). Ha curato volumi collettivi (Bella Italia, 2022, ed Écrivains d’Italie, 2023) e scritto saggi come il Quadernetto sulla timidezza (2011, Gremese) e La Littérature sans idéal (2016, Grasset). 

E.C.

Festival della Valle d’Itria

Il Turco in Italia di Gioachino Rossini, nell’edizione critica di Margaret Bent con la direzione di Michele Spotti, per la regia di Silvia Paoli; Il paese dei campanelli di Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, con la direzione di Fabio Luisi, per la regia di Alessandro Talevi; tre prime rappresentazioni: la prima in tempi moderni de L’Orazio di Pietro Auletta, con la direzione di Federico Maria Sardelli, per la regia di Jean Renshaw, la prima italiana in tempi moderni de Gli Uccellatori di Florian Leopold Gassmann, con la direzione di Enrico Saverio Pagano, per la regia di Jean Renshaw e la prima assoluta in Italia de L’adorable Bel-Boul di Jules Massenet su libretto di Paul Poirson, con la direzione di Francisco Soriano, per la regia di Davide Garattini.

Con un cartellone di 5 titoli d’opera e di teatro musicale e 12 appuntamenti sinfonici e recital nello splendido scenario barocco di Martina Franca e sullo sfondo degli emozionanti paesaggi della Valle d’Itria, la proposta del 49° Festival muove, nel solco dell’insegnamento di Paolo Grassi, dal desiderio di mettere il pubblico d’oggi di fronte ai meccanismi sociali che finiscono per creare barriere alla conoscenza e alla consapevolezza del reale e della storia, attraverso il sorriso e l’ironia.

Dal 2023 Presidente della Fondazione Paolo Grassi, che organizza il Festival, è l’avv. Michele Punzi che afferma: «Siamo orgogliosi di poter presentare, in un anno così difficile, segnato dalla triste dipartita di Franco Punzi, un cartellone di alto profilo artistico che racchiude perfettamente lo spirito del compianto storico Presidente del Festival ma anche delle generazioni che gli sono succedute. Cercheremo di affrontare l’anno che ci separa dalle celebrazioni del cinquantenario del Festival con il sorriso, e armati di ottimismo, guardando ai recenti traguardi raggiunti – come il Premio Abbiati della Critica Musicale Italiana ricevuto da Leila Fteita per la scenografia di Le Joueur, una nostra produzione del 2022 – per raggiungere nuove vette di eccellenza».

«Il Festival quest’anno è dedicato all’esplorazione del repertorio buffo che, nelle sue diverse declinazioni, è spesso comparso nella storia dell’opera in epoche segnate da crisi profonde» spiega il direttore artistico Sebastian F. Schwarz. «Proprio come il contesto storico in cui nacque l’operetta, a sua volta in grado di rivolgere garbatamente una feroce critica al pubblico, in tutta Europa, con Offenbach in Francia, con la Scuola viennese e berlinese, e con la coppia Ronzato/Lombardo in Italia».

L’interesse per quest’ambito del teatro musicale sarà corroborato dalla programmazione in seno al Festival della Conferenza annuale dell’Accademia Europea del Teatro Musicale (EMA) di Vienna a Martina Franca, il 30 e 31 luglio. Il simposio chiama a raccolta i massimi esperti musicologi e direttori di teatri internazionali per scambiarvi idee ed esperienze, per studiare l’importanza dell’operetta nel teatro d’oggi e immaginare i modi per tenerne in vita il ricco patrimonio culturale.

Il cartellone presenta inoltre il tradizionale Concerto per lo spirito (24 luglio) nella Basilica di San Martino, con l’Ensemble barocco Modo Antiquo diretto dallo specialista Federico Maria Sardelli, con un programma dedicato a Händel, Corelli e Vivaldi.

A Palazzo Ducale, il Concerto sinfonico del 29 luglio vedrà impegnata come di consueto l’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari sotto la direzione di un astro nascente della direzione, Diego Ceretta, pluripremiato al Premio Cantelli 2020, quest’anno ospite anche al Rossini Opera Festival e al Teatro Comunale di Bologna. In programma l’Ouverture in do maggiore “im italienischen Stile”, op. 170, D. 591 di Schubert, la Sinfonia n. 4 in la maggiore “Italiana”, op. 90 (MWV N 16) di Mendelssohn e la Sinfonia n. 6 in fa maggiore, op. 68 “Pastorale” di Beethoven.

Completano il programma cittadino tre Concerti del Sorbetto (22, 29 luglio e 5 agosto), in orario pomeridiano, nella cornice barocca del Chiostro di San Domenico. Tra gli appuntamenti diffusi sul territorio, il ciclo Il canto degli Ulivi propone quattro concerti tra i secolari ulivi delle più belle masserie itriane (21 – Masseria Palesi a Martina Franca, 23 – Leonardo Trulli Resort a Locorotondo, 27 – Masseria Nicola Casavola a Martina Franca, 31 – Masseria Capece a Cisternino), affidati ai giovani cantanti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” che interpretano arie dal repertorio dell’opera buffa.

Dopo il successo riscosso nel 2022 con la rassegna Opera al cinema, il Festival prosegue nella felice unione tra cinema e musica con la proiezione del film The Merry Widow di Ernst Lubitsch (La vedova allegra), ispirato all’operetta di Franz Léhar, forse la più popolare di tutti i tempi, che s’inserisce nell’antologia del buffo di quest’edizione.

Si conferma anche lo speciale concerto in occasione dell’assegnazione del Premio alla carriera della Rivista L’Opera International Magazine, assegnato quest’anno al baritono Marco Filippo Romano. La serata, intitolata Lo buffo, co na smorfia, propone un viaggio dal Settecento napoletano ai nostri giorni alla scoperta della parte del buffo, del protagonista dietro la maschera, attraverso le storie, le emozioni che prendono vita nelle arie di Vinci, Pergolesi, Mozart, Cimarosa, Rossini, Donizetti, Mascagni e Tosti.

Infine, il Concerto della Banda Musicale dell’Aeronautica Militare diretta dal Maggiore Pantaleo Leonfranco Cammarano per il centesimo anniversario della fondazione dell’Arma, il 3 agosto nel Cortile di Palazzo Ducale.

E.C.

La Valigia dell’Attore alla ventesima edizione

La Valigia dell’Attore, manifestazione annuale di approfondimento sull’arte della recitazione e intitolata alla memoria di Gian Maria Volonté, torna come ogni anno nell’Arcipelago di La Maddalena per festeggiare la sua ventesima edizione.

Quest’anno il festival si svolgerà dal 26 al 30 luglio nell’isola di La Maddalena. Gli incontri serali – che comprendono anche la cerimonia riservata al Premio Volonté all’eccellenza artistica di uno o più interpreti italiani o internazionali – avranno luogo, come da tradizione, presso la Fortezza de I Colmi, mentre gli incontri mattutini di approfondimento con gli ospiti invitati si terranno agli ex Magazzini Ilva di Cala Gavetta. Le serate e gli incontri sono curati da Fabio Ferzetti, Boris Sollazzo, Fabrizio Deriu. L’ingresso al pubblico è gratuito fino ad esaurimento posti.

La manifestazione proseguirà sull’isola di Caprera, dal 31 luglio al 6 agosto, dove si svolgerà la tredicesima edizione del ValigiaLab, laboratorio gratuito di alta formazione sulle tecniche di recitazione che quest’anno vedrà cimentarsi, con i giovani selezionati tramite bando dalle migliori scuole di recitazioni italiane ed europee, l’attrice Donatella Finocchiaro, con la collaborazione di Fabrizio Deriu e Greta Vincenza Caponnetto, sul tema “L’arte di vivere”.

Il Valigialab 2023 gode del patrocinio del Comune di La Maddalena e dell’Ente Parco Arcipelago di La Maddalena, ed è realizzata con il fondamentale sostegno del Nuovo IMAIE e della Scuola d’Arte Cinematografica “Gian Maria Volonté” di Roma.

La direzione de La valigia dell’attore è a cura di Giovanna Gravina Volonté e Fabio Canu, con Boris Sollazzo, Fabio Ferzetti, Fabrizio Deriu.

L’evento è organizzato dall’Associazione Culturale Quasar.

La sigla della manifestazione è a cura di Santo Acciaro.

Tutte le informazioni e il programma presto sul sito ufficiale www.lavaligiadellattore.com

Elisabetta Castiglioni

Divenire mosaico

Aperta fino al prossimo 23 luglio la mostra “Divenire mosaico” al Palazzo Rasponi dalle Teste di Ravenna (da martedì a domenica dalle 18 alle 21.30, ingresso libero).

La VIII edizione della Biennale di Mosaico Contemporaneo di Ravenna vive una originale anticipazione con una mostra dedicata a due tra i più interessanti artisti della loro generazione: Takako Hirai e Sergio Policicchio. Due artisti provenienti da aree del mondo molto lontane e diverse, Giappone e Argentina, che nella città di Ravenna si formano, si incontrano, e sviluppano linguaggi originali attraverso cui interpretare il mosaico contemporaneo. Due percorsi espositivi paralleli e in dialogo tra loro: quello di Policicchio che trova sostanza e confronto con le architetture di Palazzo Rasponi dalle Teste, quello di Hirai che presenta un intreccio che affonda nei temi della natura con diverse opere inedite e realizzate nell’ultimo periodo. A completare questo intervento artistico negli spazi dello storico Palazzo ravennate, sarà presentato un inedito video realizzato a quattro mani da Hirai e Policicchio; un dialogo di immagini, appunti e pensieri di venti anni di “fare mosaico”.

La mostra Divenire mosaico, oltre a offrire uno sguardo in anteprima sulla prossima Biennale di Mosaico Contemporaneo, inaugura una nuova progettualità in campo espositivo che anche per i prossimi anni porterà a Palazzo Rasponi in questo periodo mostre dedicate alle nuove generazioni di mosaicisti e mosaiciste di formazione ravennate.

Sempre nelle sale di Palazzo Rasponi dalle Teste, sarà visibile Una dedica a Ravenna, inedito progetto espositivo di Rupert Van Wyk, pittore ed illustratore con diverse pubblicazioni dedicate in particolare al mondo dell’infanzia. Van Wyk è nato in Gran Bretagna nel 1971, da famiglia sudafricana, ma da tempo è attivo e residente a Ravenna.

Takako Hirai nasce a Kumamoto in Giappone nel 1975.

Dal 1995 al 1999 frequenta la Facoltà d’Arte della Hiroshima City University, dove si laurea in pittura. Dal 1999 al 2002 è attiva nell’ambito di un progetto di ‘Artisti in Residence’ nella città di Yoshiwa, Hiroshima.

Nel 2003 inizia a studiare la tecnica musiva a Ravenna, dove dal 2005 lavora e vive stabilmente. Espone in Italia, Francia, Israele, Giappone e Taiwan.

Nel 2013 la sua opera Vene viene selezionata per la mostra GAeM-Giovani Artisti E Mosaico presso il MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna dove tuttora è presente nelle collezioni permanenti.

L’opera vince il Premio Orsoni ed entra a far parte della collezione permanente del museo.
Dopo varie collettive, nel maggio del 2017, la prima mostra personale Il Senso Segreto della Natura. Takako Hirai’ viene realizzata al MAR.

Sergio Policicchio nasce a Buenos Aires nel 1985, si diploma nel 2013 presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna dove vive e lavora. Nel 2011 è finalista al premio GAeM. Espone durante il Festival Internazionale del Mosaico (2010, 2011). Tra gli altri lavori: In tensione verso (2011, installazione), Erma (2011, installazione), La quiescenza (2012), Accademie eventuali (2012), Fuoco bianco (2013), Mundus, paesaggio sonoro (2013). Ha partecipato a numerose iniziative espositive in Europa e in America del nord e del sud, e come performer per diversi progetti di compagnie teatrali.

MAR (anche per l’immagine di Rupert Van Wyk)