XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A – MATTEO 22,34-40
- In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme
La liturgia ci propone un brano del Vangelo che riferisce il tentativo dei farisei di trarre in inganno Gesù. L’episodio è successivo a quello in cui Gesù era risultato vittorioso sui sadducei. I farisei “si riuniscono insieme” non per pregare, ma per escogitare il sistema di condannare Gesù. Matteo si rivolge alla sua comunità che attraversa un momento di fatica: dopo la distruzione del Tempio, si scatena la polemica tra i cristiani provenienti dal giudaismo e i giudei stessi. In questa situazione di sofferenza e di opposizione, Matteo scrive ricordando le basi dell’insegnamento di Gesù: è autentico amore solo quello a trecentosessanta gradi, che abbraccia la dimensione verticale e quella orizzontale della vita.
- e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova:
I farisei non attaccano direttamente Gesù, ma delegano un dottore della Legge per interrogarlo. Le sue intenzioni non sono animate dal desiderio di conoscere di più la Parola, ma solo dalla volontà perversa di cogliere in fallo Gesù. Il rifiuto diventa complotto per commettere un omicidio. Tutto il contrario di quello che dice la Legge.
- «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». In Israele c’erano varie scuole di pensiero riguardo alla Legge. Una corrente (quella che aveva come riferimento il maestro Hillel) affermava che si sarebbe potuto riassumere in un solo grande precetto tutte le norme della Torà. Gesù sovverte la minuziosa casistica di comportamento che avrebbe consentito di essere “in regola” e sentirsi “a posto”. Sostituisce le norme sottili, impossibili da praticare, con un unico comandamento: l’Amore!
- Gli rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.
- Questo è il grande e primo comandamento. La risposta di Gesù è frutto dell’assimilazione della Parola di Dio. Il comandamento dell’amore verso Dio era presente già nello “Shemà Israel”, la preghiera quotidiana del pio israelita.
Matteo sostituisce con l’espressione “con tutte le tue forze” l’espressione “con tutta la tua mente” che si trova nella versione della Bibbia greca dei Settanta.
La risposta di Gesù, nella sua prima parte, era sicuramente condivisa anche dai farisei, perché anch’essi credevano che l’amore di Dio deve essere al di sopra di tutti gli impegni e gli interessi di un buon ebreo. La polemica si scatena successivamente: Gesù accosta l’amore di Dio all’amore del prossimo. Gli stessi farisei stavano tramando di eliminare Gesù: non potevano certo dirsi osservanti del comandamento dell’amore verso il prossimo! Per questo la loro opposizione diventa sempre più forte.
Notiamo il verbo “AMERAI”: è un verbo al tempo futuro. Intenzionalmente viene usato AMERAI e non AMA. Amerai significa fare dell’amore un programma continuo di vita per sempre, fino all’ultimo respiro. L’oggetto del nostro amore deve essere innanzitutto Dio, con tutte le componenti del nostro essere: “con tutto il cuore” (se amo Dio il mio desiderio di Lui mi accompagna ogni istante), “con tutta l’anima” (se amo Dio il più profondo di me anela a Lui come Unico e Sommo Bene), con tutta la mente (se amo Dio voglio conoscerlo sempre di più anche con l’intelligenza).
- Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il prossimo come te stesso”. Già nella Torà vige il comandamento dell’amore verso il prossimo, prossimo inteso come “le persone del proprio clan” o del proprio popolo. Era ancora una visione ristretta. Gesù accosta i due aspetti dell’unico comandamento e, mettendoli in relazione, afferma che sono “simili”, in quanto c’è vero amore di Dio solo se c’è vero amore per il prossimo. La nostra chiamata all’amore è apertura a tutti e sempre, è universale e libera da qualsiasi discriminazione.
Siamo chiamati ad amare ventiquattro ore su ventiquattro e amare tutti, riconoscendo in ognuno la presenza di Dio. Gesù non ci dà un comando (“Devi amare!”), ma ci dice che tutta la nostra vita deve essere un progredire nell’amore, un ripetere ogni giorno la scelta di “farci dono” per l’altro, un realizzare la nostra vita momento per momento, amando.
Amare è una necessità, un bisogno della persona che si completa attraverso la comunicazione dell’amore che riceve da Dio. L’amore supera il dovere, varca i confini, sormonta i limiti, spalanca il cuore all’accoglienza, al sacrificio in favore dell’altro. Chi ama cresce nella pazienza di accettare l’altro com’è; chi ama sconfigge il proprio egoismo e diventa accogliente, libero, aperto; chi ama diventa una persona ricca in umanità, creatività, comprensione, umiltà.
L’amore non è una ripetizione monotona di atti, comportamenti o atteggiamenti. L’amore è un creativo crescere nel dono.
Dovremmo scrivere nell’agenda ad ogni pagina del giorno dell’anno e di ogni anno l’impegno: “amare”. L’amore comprende tutti i programmi, sostanzia tutti i modi di esplicare i nostri impegni, anima il compimento di ogni azione, la più nascosta come la più appariscente. Se siamo animati dall’amore, faremo germogliare lode e riconoscenza a D io ad ogni respiro, ad ogni battito del cuore, ad ogni passo che compiamo.
- Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti.
Il comandamento dell’amore, suddiviso nella dimensione orizzontale e in quella verticale, può essere paragonato ai due cardini sui quali si regge e ruota una porta. Essa non può compiere la sua funzione se manca uno dei due supporti. Amare senza misura, donare senza calcolo, riversare sugli altri l’amore che riceviamo da Dio: ecco la Legge di Gesù.
Gesù ci invita all’essenziale: potremmo studiare tutti i libri di tutte le biblioteche, navigare in internet a cercare tutte le risposte, solcare gli oceani per conoscere tutti i segreti del mondo, ma alla fine scopriremmo che solo l’amore, inteso come dono di noi stessi, è la sorgente da cui nasciamo, è
la meta a cui tendiamo, è la forza che ci spinge verso Dio e verso l’altro.
Nella sua disarmante semplicità, Gesù ci insegna il segreto dell’esistenza: amare. Nati dall’Amore non possiamo che vivere per l’Amore. Dio, Creatore, è Amore ed ha inscritto in ogni particella della nostra persona l’anelito all’Amore, a Lui. Esprimiamolo nei fatti.
Suor Emanuela Biasiolo