Asparagi e bisi sulle tavole dei ristoranti tipici

Asparagi locali e ‘bisi’ di Colognola ai Colli saranno i protagonisti della cucina veronese delle prossime settimane. Fino al 19 maggio, infatti, i ristoranti tipici della città proporranno nei propri menù queste due eccellenze locali di stagione.

Accanto ai classici della tradizione veronese, si potranno pertanto degustare la millefoglie di asparagi con prosciutto crudo di Soave e la pancetta stufata con purè di piselli di Colognola al basilico.

A fornire la materia prima, ci pensano i produttori locali. In particolare, i bisi di Colognola ai Colli, sono forniti dall’associazione Bisicoltori locale, con consegne in giornata a garanzia della freschezza del prodotto.

È la prima iniziativa che vede insieme i ristoratori veronesi e le aziende che coltivano il ‘verdone nano’ sulle colline dell’est veronese, uniti per promuovere le eccellenze enogastronomiche del territorio nella loro stagionalità.

Per gli amanti dei ‘bisi’, l’appuntamento non è solo nei ristoranti veronesi ma anche a Colognola ai Colli, con la 62ª sagra dedicata al legume verde. Dal 18 al 21 e dal 25 al 28 maggio, gli stand enogastronomici saranno il cuore della manifestazione, che sarà arricchita da iniziative culturali, concerti e spettacoli.

“Sono contento che un nuovo ingrediente trovi spazio nel menù dei ristoranti tipici – ha detto l’assessore alle Attività economiche -. Una bella sfida culinaria, che permette non solo di portare sulle tavole le nostre eccellenze, ma anche di dar vita a piatti nuovi e alternativi rispetto alle classiche ricette”.

 

Roberto Bolis

Domenica in musica

Prosegue la Stagione DOMENICA IN MUSICA, con l’appuntamento di Domenica 5 maggio alle ore 11.00 presso il Primo Foyer del Teatro Carlo Felice.

Il concerto corale PASTIME WITH GOOD COMPANY, diretto dal Maestro Francesco Lambetini, avrà come protagonisti i tenori Salvatore Gaias e Claudio Isoardi, i baritoni Matteo Armanino e Tiziano Tassi ed il basso Marco Piretta, tutti facenti parte del Coro del Teatro Carlo Felice, accompagnati alla chitarra da Maria Silvia Groppo.

Le musiche proposte in questo programma spaziano dal ’500, all’epoca della corte di Enrico VIII, per arrivare a quanto si ascoltava nei salotti ottocenteschi: dal Salve Regina – Ad Te clamamus di Christopher Tye al Lamentation Jeremiae Prophetae I di Christopher Tye seguito Greensleeves di Francis Cutting, Pastime with good company di un Anonimo inglese, Fortune di John Dowland, Let not that young men be di un altro Anonimo inglese del XV sec., Ah, Robin, Gentle Robin di William Cornysh, A round of three Country dances in One di Thomas Ravenscroft, Ritornelle e Lasst Lautenspiel di Robert Schumann,Variazioni sull’aria “O cara armonia” di Fernando Sor, per concludere con Geist der Liebe, D 747 e Frhülingsgesang, D 740 di Franz Schubert.

Ricordiamo che proseguono le aperture del Carlo Felice nei fine settimana di maggio e giugno 2019; sarà quindi possibile, al termine del concerto delle domeniche in musica, visitare alcuni spazi del Teatro.

Questa domenica, dalle ore 13.00 alle  14.30, sono state organizzate visite guidate ad ingresso libero e, al termine della recita pomeridiana dell’opera “Tosca”, il Teatro rimarrà aperto sino alle ore 20.00.

Eccezionalmente, in occasione dei Rolli Days, sono state organizzate visite guidate anche sabato 4 maggio dalle ore 10.00 alle 13.00 e al termine della recita pomeridiana dell’opera “Tosca”, il Teatro rimarrà aperto sino alle ore 20.00.

Marina Chiappa

Mi Buenos Aires perdido. In ricordo di Luis Bacalov

Bacalov (Juan Luis Garcia flickr.com)

Sabato 4 maggio 2019 alle ore 19, nella Sala Accademica del ConservatorioSanta Ceciliain via dei Greci 18, il Festival “Un Organo per Roma 2019” – ideato e diretto dal M° Giorgio Carnini e organizzato dall’Associazione Camerata Italica in collaborazione con il Conservatorio Santa Cecilia, l’Istituzione Universitaria dei Concerti, l’Accademia Filarmonica Romana, l’Associazione Nuova Consonanza, con il patrocinio dell’Accademia Tedesca Villa Massimo e della Società Dante Alighieri – propone una singolare serata: il concerto-spettacolo “Mi Buenos Aires perdido: la doppia nostalgia” in ricordo del grande Luis Bacalov, patrocinato dall’Ambasciata della Repubblica Argentina in Italia. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.

Un evento assolutamente da non perdere per molti motivi. In primo luogo la presenza di un attore come Andrea Giordana, che interpreterà un melologo in prima esecuzione assoluta composto da Giorgio Carnini su testo di Cesare Mazzonis, che descrive la doppia nostalgia e perdita delle radici di chi è emigrato da giovanissimo in Argentina ed è ritornato in Italia da adulto.

Tutto si condensa intorno al tango: un complesso tipico formato da giovani affermati musicisti, un organo che sottolinea – da patriarca – le evoluzioni della musica e di una danzatrice, Luisa Pandolfi, che stilizza i movimenti tangueros.

Scorreranno sullo schermo immagini di una Buenos Aires ormai scomparsa, dovute alla ricerca e all’arte di Marina Rivera.

Organizzazione scenica di Carlos Branca, regista tra l’altro di molte opere di Luis Bacalov.

Completerà la serata la Suite Baires I di Bacalov in una versione di Angelo Bruzzese per organo, archi e pianoforte solista.

Al pianoforte e alla direzione lo stesso Giorgio Carnini.

Il gruppo strumentale di tango ElMalandrín è composto in gran parte da studenti ed ex studenti argentini del Conservatorio Santa Cecilia.

All’organo Angelo Bruzzese.

 

Mauro Mariani (anche per la foto)

 

Donazione da parte di Lola Bonora delle opere appartenute a Franco Farina

Franco Farina (foto Luca Gavagna)

Un patrimonio di quasi duecento opere d’arte dell’800 e del ‘900 di un valore complessivo di 800mila euro è stato donato alla città di Ferrara e affidato alle civiche Gallerie d’arte moderna e contemporanea. Sono quadri, disegni, sculture e oggetti polimaterici appartenuti a Franco Farina, direttore del servizio dei Musei civici di arte moderna dal 1963 al 1993, che la vedova Lola Bonora, direttrice del Centro Video Arte di Palazzo dei Diamanti dal 1972 al 1994, lascia al Comune perché le custodisca e le esponga. La “Donazione da parte di Lola Bonora delle opere appartenute a Franco Farina” è costituita da 196 opere d’arte. “Se un giorno si farà la storia delle attività espositive in Italia, nell’ambito dell’ente pubblico e relativamente all’arte contemporanea, un capitolo di essa dovrà riguardare Franco Farina, forse il caso più perspicuo nel corso degli anni Settanta”.
Così il noto critico bolognese Renato Barilli nel 1993 riconosceva il significato di una programmazione che, oltre ad interessarsi agli artisti ferraresi passati e presenti, era stata anche coraggiosamente rivolta agli esponenti delle avanguardie internazionali del secondo Novecento, da Andy Warhol a Marina Abramovič.
Per queste ragioni le opere della raccolta Farina integrano in maniera significativa le collezioni delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, andando ad arricchire il racconto dell’Otto-Novecento ferrarese e delle fertili relazioni con l’orizzonte internazionale. Ad esempio, l’impulso dato alla riflessione critica sulla stagione metafisica ferrarese e sulla sua eredità è testimoniato da alcuni studi di Carrà e da sculture e opere su carta di Giorgio de Chirico che entrando a far parte delle collezioni civiche potranno essere presentati accanto alle opere di Filippo de Pisis già nelle raccolte museali; o ancora, l’ingresso di nuove opere di Man Ray e André Masson permetterà di creare un capitolo sulla fortuna internazionale del dadaismo e del surrealismo.

Lola Bonora con Maria Luisa Pacelli al Municipio di Ferrara

Ma soprattutto si arricchisce in maniera significativa il panorama delle tendenze del secondo Novecento attraverso le opere di artisti che hanno avuto rapporti stabili con Ferrara o anche solo occasioni espositive: a partire dagli esponenti dell’informale quali Emilio Vedova e Lucio Fontana (quest’ultimo rappresentato da una tela lasciata in deposito), passando per figure cardine della scena americana ed europea, come il cileno Sebastian Matta o lo statunitense pioniere del New Dada, Robert Rauschenberg, fino alle ricerche, tra Nouveau Réalisme e Pop art, di Mimmo Rotella e Mario Schifano.
Parte della raccolta sarà esposta stabilmente, a rotazione, a Palazzo Massari, al completamento del progetto di restauro e riqualificazione del complesso museale.
Nel frattempo, per dare immediato risalto alla generosa volontà di Franco Farina e Lola Bonora, le opere donate al Comune di Ferrara verranno presentate, a partire da dicembre 2019, presso il Padiglione d’Arte contemporanea di Ferrara in una mostra organizzata dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea e dalla Fondazione Ferrara Arte in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara, nello specifico la cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea.

 

Alessandro Zangara (anche per le foto)

“Contemplazioni” a cura di Vittorio Sgarbi al MuSa di Salò

Luigi Serafini “Persephone C.”

Resterà aperta fino al prossimo 8 dicembre, presso il MuSa di Salò (Via Brunati, 9) la mostra curata da Vittorio Sbarbi “Contemplazioni”, un viaggio nell’arte italiana della seconda metà del Novecento, attraverso opere, ad esempio, di Gino De Dominicis e Domenico Gnoli. Opere di grandi dimensioni e di grande impatto emotivo, che devono appunto essere contemplate con curiosità e fiducia. La curiosità di chi va a scoprire una parte di Sé attraverso l’arte che ha interpretato il reale e il momento storico, e la fiducia in chi ha selezionato le opere in mostra per ottenere un percorso che arricchisca l’animo. Tutte sensazioni ed emozioni di cui il presente ha assoluto bisogno. Gnoli utilizzava grandi tele perché affermava che l’ordinarietà ingrandita dall’attenzione rende gli oggetti più belli, più cupi, più astratti, come se fossero fantasie. E sembrano infatti tali, tanto risultano astratte le cose dipinte, scelte per la mostra al MuSa.

Per esempio, ho trovato bellissimo il “Galeone familiare napoletano”, un penna e acquerello su carta del 1957, prestato dalla Fondazione Cavallini Sgarbi. Una sorta di romanzo incorniciato, in cui non manca niente dell’immaginario partenopeo. Come inchiostro su carta è la “Donna vitruviana” di Gaetano Pesce, che sembra fare da contraltare alla sua “Up vestita”, installazione colorata che campeggia in mezzo ad una stanza, come sotto lo sguardo di “Palladio da Padova”, in resina. Si cammina poi verso Luigi Serafini e la sua “Persephone C.”, impressionante perché sembra una donna vera, che origina da una carota, dormiente in una sala semibuia. Le opere selezionate stanno bene nel museo salodiano, dato il settore dedicato alla scienza. Un mondo da pensare, come quello proposto da Agostino Arrivabene dall’arte colta ispirata dalla mitologia classica; bellissimo il suo “Athena” che non finisce di stupire e di raccontare più lo si guarda. Oppure “Iera (sacra)”, smalto in oro su legno fossilizzato, come appaiono fossilizzati, mummificati i personaggi di Cesare Inzerillo con la “Classe Morta”, come se la chiave di lettura artistica fosse stata tolta dalla cripta dei Cappuccini di Palermo.

Una mostra da vivere, ritenuta molto interessante dai turisti stranieri, in molti in visita, ma anche da pensare e per pensare. Occasione per visitare il bel museo sulle rive del lago di Garda.

 

Alessia Biasiolo