Hypnophonia. Il nuovo album dei Marchesi Scamorza

Nel 2012 La sposa del tempo, oggi arriva il secondo album Hypnophonia. Tra i due album, la partecipazione al disco collettivo Decameron, che vi vede in compagnia di Karda Estra, Latte e Miele, Unitopia e molti altri. Quanto è stato importante questo appuntamento di passaggio per il nuovo disco?

Partecipare al disco Decameron con il singolo Teodoro l’armeno, è stata un’esperienza utile sia per spezzare il ritmo tra l’uscita del primo album e la composizione del secondo, sia per misurarsi per la prima volta con la scrittura di un brano a tema. Per creare una canzone da una novella di un autore importante come Boccaccio abbiamo usato un approccio diverso rispetto a quello che utilizziamo solitamente per comporre, e il risultato ci ha lasciati soddisfatti; inoltre comparire su un disco insieme a grandi nomi del prog come quelli che hai citato è motivo di grande orgoglio. Recentemente abbiamo registrato un brano per la terza parte della medesima raccolta, che uscirà prossimamente.

Che differenze ci sono tra Hypnophonia e La sposa del tempo?

La sposa del tempo è stato il disco d’esordio, e come tale contiene pregi e difetti. In Hypnophonia è più evidente il cammino stilistico che abbiamo intrapreso, e abbiamo pensato attentamente ad ogni suo aspetto, dalla composizione all’arrangiamento, dalla scaletta al booklet. Hypnophonia è un disco nettamente più maturo, (formato da cinque brani, due suite e altri tre pezzi più brevi) e secondo noi è molto equilibrato e coinvolgente. Hypnophonia significa un’unione tra la psiche e il suono, è un titolo molto d’impatto e secondo noi perfetto per la musica contenuta nel disco.

Con La sposa del tempo, il video di Autunno, la scoperta di un nuovo pubblico e le reazioni della stampa, avete avuto modo di testare gli umori del panorama prog-rock. Con quale stato d’animo vi siete avvicinati al lavoro di composizione del nuovo album?

Le reazioni del pubblico e della stampa che abbiamo avuto riguardo a La sposa del tempo, sono state incoraggianti e stimolanti per migliorarci e fare un secondo album più bello ed interessante. Abbiamo composto il nuovo materiale con entusiasmo e il risultato finale ne è la dimostrazione. Il prog italiano è particolarmente evocativo, colto, popolare, romantico e raffinato. Questi elementi insieme contribuiscono al fascino che genera negli ascoltatori.

Una caratteristica importante di questo nuovo disco è la registrazione in contesto analogico, ai Prosdocimi Studio. Voi siete giovanissimi e avete potuto sperimentare il fascino (ma anche le insidie…) dell’incisione “vecchio stile”: quali sono i pregi e i difetti del lavoro su nastro magnetico?

Registrare al Prosdocimi Studio con Mike 3rd è stato bellissimo e davvero interessante. Per incidere su nastro ci vuole molta concentrazione ma ci abbiamo messo poco ad ambientarci. Registrare in analogico è estremamente affascinante, e il disco ne ha giovato con una definizione sonora di alto livello. La produzione di Mike 3rd è stata perfetta per trasportare su nastro la nostra musica, e siamo tornati da lui per registrare il brano per la terza parte della raccolta sul Decameron.

La nascita dei Marchesi risale a sei anni fa, quando decideste di creare il gruppo: le differenti estrazioni musicali di ognuno di voi sono ancora presenti o la vita di gruppo ha reso omogenei gusti e orientamenti?

Ognuno di noi ha sempre le proprie preferenze musicali, che arricchiscono e contaminano positivamente la nostra musica. Suonare insieme da anni ci ha messo in grande sintonia e l’orientamento che abbiamo mentre creiamo la nostra musica è davvero molto spontaneo e naturale. 

Ed ecco la biografia dei Marchesi Scamorza.

Nel maggio 2009, nella campagna ferrarese, Lorenzo Romani (chitarra elettrica), Alessandro Padovani (batteria), Paolo Brini (basso), Chiara Scaglianti (tastiere), Enrico Bernardini (voce e chitarra acustica), tutti provenienti da esperienze musicali completamente diverse, decidono di intraprendere un progetto unico nell’ambiente musicale locale. Nascono i Marchesi Scamorza.

Dopo un’estate passata tra cover e grandi classici, decidono di ricercare una propria identità musicale con la stesura del loro primo brano originale L’Uomo Dall’Ombra Lunga. All’inizio dell’estate 2010 la tastierista Chiara lascia la band, facendo subentrare, a stagione concertistica iniziata, Enrico Cazzola, che fa immediatamente ingranare la quarta alla band; a settembre si contano tre brani originali, di un livello decisamente alto.

Nel febbraio 2012 iniziano le registrazioni di quello che sarà un altro inizio: l’album La Sposa Del Tempo. Il lavoro è lungo, la musica evolve in modo repentino, come è tipico del genere, facendo impazzire tutti quelli che aiutano i Marchesi in questo pazzo quanto soddisfacente progetto. I brani sono 8, più un Intro ideato per contestualizzare l’album. L’estate continua a essere amica dei Marchesi, che trionfano nel concorso San Patrizio Rock, portando a casa il primo premio e il trofeo per l’originalità dei brani. Nel contesto ferrarese emergono discretamente, affermandosi a pieni voti tra le preferenze locali. Dopo la pubblicazione del disco arrivano recensioni e commenti positivi dall’Italia e dall’estero. Nell’ottobre 2012 in seguito alla pubblicazione fisica e web dell’album, iniziano le riprese del primo videoclip della band pensato per il brano finale Autunno. I Marchesi iniziano un’avventura europea nel 2013 grazie a Colossus Project e Marco Bernard, che contattano i ragazzi per la realizzazione di un brano per il progetto collettivo Decameron di Boccaccio. Il vero salto di qualità arriva a novembre 2014 con le registrazioni del secondo disco presso il Prosdocimi Studio di Mike3rd. Le sonorità sono più mature e il livello compositivo è decisamente più alto. Dopo l’uscita della raccolta Colossus Project, vengono ricontattati nel 2015 per la chiusura del ciclo del Decameron e realizzano un ultimo singolo per il progetto, che segna un perfetto connubio tra musica e letteratura. Per questo ritornano all’immancabile Prosdocimi Studio.

Enrico Bernardini (voice)

Lorenzo Romani (guitar, choirs, mandolin, keyboards)

Enrico Cazzola (keyboards)

Paolo Brini (bass)

Alessandro Padovani (drums)

D. Z.

Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968 a Monza

La grande mostra sull’alta moda italiana, inaugurata lo scorso anno a Roma negli spazi del MAXXI, fino al 10 gennaio 2016 sarà alla Villa Reale di Monza in forma rinnovata e con una sezione totalmente nuova dedicata ai tessuti, con cui i curatori – Maria Luisa Frisa, Anna Mattirolo, Stefano Tonchi – hanno voluto caratterizzare il nuovo appuntamento espositivo, allestito dallo Studio Migliore+Servetto Architects appositamente per la Villa Reale di Monza.

Negli Appartamenti della Reggia, al Secondo Piano Nobile, sono esposti alcuni dei maggiori “capolavori” dell’alta moda dal dopoguerra al 1968, provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private: abiti che hanno fatto la storia della moda e dello stile italiano, grazie ai quali sarà possibile rivivere atmosfere e suggestioni dell’alta moda nell’Italia di quegli anni straordinari.

Gli abiti da sera e da giorno realizzati da autori come Maria Antonelli, Renato Balestra, Delia Biagiotti, Biki, Carosa, Roberto Capucci, Gigliola Curiel, Enzo, Fabiani, Fendi, Forquet, Irene Galitzine, Fernanda Gattinoni, Pino Lancetti, Germana Marucelli, Emilio Pucci, Fausto Sarli, Mila Schön, Emilio Schuberth, Simonetta, Sorelle Fontana, Valentino, Jole Veneziani rivivono attraverso una coreografia di manichini La Rosa e ricostruiscono una galassia di voci spesso caratterizzate da rapporti molto stretti con il mondo dell’arte e del cinema.

A completare la selezione di abiti, ci sono gli accessori di Gucci, Ferragamo, Fragiacomo, Frattegiani, Roberta di Camerino, i cappelli di Clemente Cartoni e di Gallia e Peter, gli spettacolari bijoux di Coppola e Toppo, e campioni di ricami provenienti dall’archivio Sorelle Fontana e Pino Grasso.

È inoltre esposta una eccezionale selezione di gioielli di Bulgari, pezzi unici rappresentativi di un’epoca che ha visto il marchio emergere come protagonista di spicco della scuola italiana di gioielleria. Fra i pezzi in mostra, oltre alle iconiche creazioni Serpenti in oro e smalti policromi, uno spettacolare sautoir fine anni ’60 il cui pendente è realizzato con uno smeraldo intagliato di circa 300 carati e una collana degli anni ’50 in platino e favolosi rubini.

La relazione tra moda italiana e arti figurative è testimoniata da alcune opere di artisti come Accardi, Alviani, Burri, Campigli, Capogrossi, Fontana e Scheggi.

Cuore di Bellissima, a Villa Reale a Monza, è la galleria a cui si connettono tutte le sale, dove si dispiegano i vari temi della mostra. La Galleria ospita infatti una spettacolare selezione di materiali che testimoniano l’importanza e la centralità della nostra industria tessile per l’ideazione e la promozione della moda italiana, ieri come oggi. Il rapporto dell’alta moda italiana con le industrie tessili, nelle sue espressioni più riuscite come l’abbigliamento da giorno, diventa il modo per capire gli sviluppi recenti della moda. Fra gli archivi aziendali coinvolti nel progetto sono presenti Agnona, Botto Giuseppe e Figli, Clerici Tessuto, Faliero Sarti, Filatura Fratelli Galfione, Fratelli Tallia di Delfino, Lanerossi, Lanificio Annibale Bozzalla, Lanificio Faudella, Lanificio di Pray, Lanificio Pria, Lanificio Rivetti, Lanificio Zignone, Luigi Verga, Marzotto Group, Taroni, Piacenza Cashmere, Tessitura Serica Bedetti Pedraglio. Insieme alle importanti istituzioni italiane volte a valorizzare il nostro patrimonio tessile: il Museo del Tessuto di Prato, la Fondazione Antonio Ratti, il Centro Rete Biellese Archivi Tessile e Moda, in collaborazione con Sistema Moda Italia.

Lungo il percorso espositivo sono presentate foto dei protagonisti tratte dagli archivi di Federico Garolla, Johnny Moncada, Ugo Mulas, e filmati di RAI Teche e dell’Istituto Luce che restano documenti insostituibili di quegli anni. In una sala dedicata al cinema viene proiettato un video realizzato montando gli spezzoni più significativi dei film di registi come Antonioni, Rossellini e Fellini, che negli anni della Hollywood sul Tevere hanno accompagnato la moda e l’evoluzione del gusto. Una selezione di riviste, pubblicazioni ed altri documenti, fra cui preziose testimonianze provenienti dall’Archivio Giorgini, completa la rassegna.

Il percorso di visita della Villa comprende infine il Belvedere nel quale, a cura della Triennale, sono esposti i più importanti oggetti di design italiano realizzati negli stessi anni che caratterizzano la mostra.

La mostra è promossa dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza e da Nuova Villa Reale di Monza, in collaborazione con il MAXXI e la Camera Nazionale della Moda Italiana. La sezione del tessile è allestita grazie al sostegno di ICE Agenzia e del Ministero dello Sviluppo Economico.

Main sponsor di tutta l’iniziativa è Bulgari, da oltre 130 anni emblema di creatività ed eccellenza. La mostra si avvale infine del prezioso sostegno di La Rosa, Istituto Luce e Rai Teche.

L’organizzazione e la comunicazione sono curate da Cultura Domani e Civita.

Aperta dal martedì alla domenica, ore 10 – 19; Venerdì ore 10 – 22. Lunedì chiuso

 

Barbara Izzo

“Alma” di Paolo Fresu e Omar Sosa: un ponte tra Cuba e il Mediterraneo

“Energia” ma anche “poesia” e “spiritualità”, sono questi i termini più adatti per identificare l’incontro musicale di Paolo Fresu e Omar Sosa, che martedì 3 novembre alle 20.30 saranno all’Aula Magna della Sapienza per la stagione di concerti della IUC. Proporranno “Alma“, un loro progetto concretizzatosi anche in un cd, con cui gettano un ponte tra il Mediterraneo e Cuba.

E se Fresu è ormai quell’importante icona della musica contemporanea che tutti conoscono e riconoscono, sarà per molti ascoltatori italiani un incontro sorprendente quello con Sosa, musicista sempre più stimolante, che allarga sempre più i propri orizzonti. In un tempo in cui il mondo predilige identificare la musica con un’etichetta, ciò che effettivamente viene da loro posto all’attenzione è l’ideale, sebbene apparentemente improbabile, filo rosso che unisce i Caraibi e il Mediterraneo, Cuba e Italia. Il risultato è “Alma”, in cui i due musicisti propongono molteplici stilemi e creano una musica ricca di chiaroscuri, che tiene in intelligente equilibrio la tecnica e i valori spirituali.

Paolo Fresu ha iniziato lo studio dello strumento all’età di 11 anni nella banda musicale di Berchidda, suo paese natale, per poi arrivare a suonare in ogni continente con i nomi più importanti della musica afroamericana degli ultimi ternt’anni. Ha registrato più di trecentocinquanta dischi, di cui oltre ottanta a proprio nome o in leadership e gli altri con collaborazioni internazionali per etichette francesi, tedesche, giapponesi, spagnole, olandesi, svizzere, canadesi e greche. Lavora spesso in progetti ‘misti’ di jazz-musica etnica, world music, musica contemporanea, musica leggera, musica antica, collaborando tra gli altri con M. Nyman, E. Parker, O. Vanoni, Alice, T. Gurtu, G. Schüller, Negramaro, Stadio. Oggi vive tra Parigi, Bologna e la Sardegna ed è attivo con una miriade di progetti che lo vedono impegnato per oltre duecento concerti all’anno, pressoché in ogni parte del globo, e in diverse importanti realtà didattiche nazionali e internazionali.

Omar Sosa, nato a Cuba, ha cominciato a studiare musica a otto anni al conservatorio della sua città, dove ha ricevuto una formazione accademica in composizione, armonia e strumentazione. Molto presto ha iniziato a suonare nei contesti più vari, scoprendo il jazz, il pop, il funk, oltre alla musica cubana tradizionale. Ma il genere che lo affascina maggiormente è il jazz: sente che è più di una musica, una vera filosofia di vita, una scuola di libertà. Nel 1993 emigra in Ecuador e nel 1995 si trasferisce in California, ma trascorre molto tempo in Europa. Si afferma come leader del jazz ibrido, aperto ai ritmi latini e afro-americani di tutto il Nuovo Mondo, ma anche a quelli dell’Africa del Nord, ai canti berberi e al rap. È considerato un simbolo dello scambio artistico universale, un poliglotta musicale che unisce i continenti, tra utopia e realtà.

 

Mauro Mariani