Interessante e affascinante il lavoro teatrale proposto da Luca Micheletti per il CTB di Brescia dove ha debuttato al Teatro Sociale lo scorso 3 novembre, in replica per molti giorni, con successo. “Mephisto” nasce da un libro di Klaus Mann, secondogenito del famoso Thomas; lavoro pubblicato nel 1936, il romanzo riguarda la vita del cognato di Klaus, Gustaf Gründgens, attore di gran talento colluso con il nazismo, già al potere in Germania. Micheletti, anche attore protagonista, porta in scena le contraddizioni di un attore, quello del romanzo ma anche molti altri fino ai nostri giorni, che vuole tutto e niente, sospeso tra recitazione e realtà, tra comparse sul palcoscenico e persone vere, nella vita reale. Ne esce un lavoro lungo e coinvolgente, con il pubblico rapito dalle parole e, soprattutto, dalla fisicità dell’interpretazione, dove ogni attore riveste uno e più ruoli, indossa una e tante maschere, diventa se stesso per non più ritrovarsi, in un’altalenarsi di emozioni, suspance, satira e tristezza, nostalgia e terrore. Il coinvolgimento con il nazismo diventa volontà di minarlo dall’interno, ma anche occasione di trovare una dimensione più alta per un “angelo” che forse è caduto negli inferi per salvare il resto dell’umanità da un nuovo sbaglio, ingiustificabile ancora. Mephisto suscita la compassione di tutti e il rifiuto di ciascuno, diventa archetipo e incarnazione femminile; diventa ricerca e condanna, vizio e virtù. Insomma, in scena c’è la vita praticamente in ogni sua manifestazione e prorompe la bravura degli attori con un gioco sottile e assolutamente d’uso degli effetti speciali che rapiscono verso dimensioni che ogni astante trova per se stesso. La riflessione diventa imperante e prende pieghe imprevedibili, mentre Lotte è diversa da come sembrava, così come Juliette, come Miklas, come lo stesso Mefistofele, o HH o Gustav. Quasi tre ore di travolgente spettacolo in cui i protagonisti, dopo un periodo trascorso in provincia, si trasferiscono in città e si stordiscono di potere. Ma è vero potere o alibi per non vivere? E la vita, dov’è? Là dentro, in teatro, o fuori, dove divampa la persecuzione? E persecuzione di chi? Quando? Ottime le scene e azzeccati i costumi, compreso uno pseudo astronauta che fluttua davanti i nostri occhi e tra le coscienze, sospeso come i giudizi. Il destino cambia e non è quello già vissuto del tempo, è quello che deve ancora arrivare del futuro e nel futuro, quando, forse, ci saranno le risposte a domande che serpeggiano tra chi sa com’è andata la storia e chi cerca di sapere come sta andando la storia contemporanea. Insomma, uno spettacolo da non perdere, da cui lasciarsi catturare per farsi portare al di là del nichilismo, del cinismo, del logico e del già pensato, per trovare, nelle forme recitative, una dimensione dell’attuale proposta come soltanto con considerazioni dal passato si poteva riuscire a fare. Destinato a premi importanti, “Mephisto” ha avuto il premio del pubblico che, dopo lungo tempo, non si è lasciato né annoiare né intimorire da dubbi che porteranno il “teatro” personale a cercare ancora palcoscenici.
Alessia Biasiolo
SENSAZIONALE LO SPETTACOLO. OTTIMA INTERPRETAZIONE DI LUCA MICHELLETTI, VIVA IL TEATRO WILLEM