Quando il cielo è pieno di nodi. Ricordi della Resistenza

Dei libri mi piace leggere e assaporare a volte il titolo, a volte il risvolto di copertina, a volte qualche pagina sparsa qui e là, prima di cominciare a leggerli sul serio, lasciandoli raccontarmi loro stessi, senza fermarmi a pareri diversi da quello che, scrivendo una recensione, è il mio. Stavolta prendo tra le mani un nuovissimo libro, davvero fresco di stampa, e leggo una bella dedica. A chi costruirà un avvenire partendo dal passato raccontato in un grosso pugno di oltre duecento pagine. E comincio una lettura appassionante, pur su una trama inusuale, un tracciato di vita che segue la vita, più che l’impaginazione. E io che ho sconvolto più di una persona perché i miei libri a volte non hanno indice, a volte non hanno suddivisione in capitoli, a volte non sembrano avere neanche un titolo, non mi stupisco affatto della scelta. Mi osserva dal risvolto di copertina una composta signora che dimostra molti anni meno di quelli che ha. Ha lo sguardo solare di chi può dedicare il proprio libro come ho scritto; ha la capacità di guardare nel profondo propria di chi sa quello che scrive e ha saputo volere quello che doveva volere nella vita. Mi appare una donna che non sta a chiedersi il perché, ma che agisce. Il suo libro è azione. Ed è scritto come Steve Job ha detto di avere vissuto: alla fine di un percorso che non sai perché hai percorso, unisci i puntini. L’autrice che sembra sorridere dalla foto di copertina, Teresa Vergalli, invece di unire i puntini ha unito di nodi, ma la questione non cambia. Persone come Steve e Teresa ci mostrano il tracciato della loro avventura di vita e sta poi a noi capire se qualcosa di quello che hanno fatto, e di quello che hanno raccontato, ci serve o ci può servire perché la nostra strada abbia un senso. Teresa Vergalli, classe 1927, originaria della provincia emiliana, è stata una staffetta partigiana e proprio di quella storia, “La storia che si fa romanzo”, scrive nel suo ultimo lavoro, “Un cielo pieno di nodi”. Già nota per “Storie di una staffetta partigiana”, impegnata per anni nel movimento di innovazione didattica, Teresa Vergalli è maestra nell’impostare un ragionamento partendo dai singoli fatti. E dando proprio a quelli, quegli insignificanti attimi di vita di persone anonime, l’onore di diventare racconto storico, tassello che va a completare quella Storia che molti pensano di poter scrivere, o riscrivere, solo interpretando, o reinterpretando, documenti polverosi. Ecco che, invece, Ave, Alvaro, don Pietrino ritornano vivi e vegeti davanti a noi lettori, e li immaginiamo nella fretta di dover prendere decisioni, nell’affanno di doverlo fare di nascosto, prima che qualcuno se ne accorga e dia l’allarme. Facendoli arrestare, denunciandoli, o peggio uccidendoli. Si tratta di nascondere e poi fare sparire due russi che la zia Irma ospita dopo che sono riusciti a sfuggire ai tedeschi che li avevano arrestati. Si tratta di correre a fare scappare, tra il 9 e l’11 settembre, gli uomini che erano in prigione, prima che si sappia l’accaduto, prima che si capisca bene cosa sta accadendo, lungo una Via Emilia confusa come lo è stata per alcuni lunghi attimi tutta l’Italia. Attonita tra la felicità della fine di un conflitto e lo sconcerto nel non vederlo affatto finire. Tra tutto, una ragazzina, che non ha neanche il seno abbastanza grande per nasconderci in mezzo i messaggi dei banditi che, nascosti prevalentemente sui monti, cercavano di combattere quell’odioso miscuglio di occupanti nazisti e di italiani fascisti. Ospitare Pasquale costa il rogo della baracca ai Filippi; salvano la casa, ma perdono tutto quello che hanno a causa di una spia. Perché essere tanto cattivi contro altri italiani?

Ascoltare Radio Londra per avere notizie di un mondo libero senza sentirsi eroi e senza quell’aureola di misticismo di cui sembravano essersi cinti tanti che Radio Londra la “nascondevano” nei fienili, nel fondo della propria coscienza, sperando fosse tutto vero, sperando fosse la scelta giusta. Ecco. Dai racconti di Teresa traspare questa sensazione: non che tutto fosse accaduto nella certezza di avere la soluzione in tasca, ma nella speranza che fosse davvero così, che tutto finisse in meglio. Si legge della coscienza e dell’istinto di operare per rispondere a se stessi, senza essere eroi, né allora né dopo, né oggi. È la Storia a decretare l’eroismo, a dare risposte per le quali a volte bastano istanti, a volte bisogna pregare e sperare per anni. Ritorni dal fronte, famiglie falsamente unite, lacerazioni profonde. Una girandola di ricordi e di colori, di vita o di morte, a seconda del momento, dell’attimo immortalato nella memoria come se fosse la lastra fotografica di un esperto. E il desiderio di farne partecipe le persone che devono utilizzare questi ricordi per costruire un presente. E quale? Non quello sociale, quello delle parole, dei proclami. No. Il presente di loro stessi. Il presente di noi stessi. Quello di allora era un presente nel quale Teresa, come altri che ha nel cuore, ha lasciato le basi per questo futuro. Ora abbiamo noi stessi da costruire per essere davvero il terreno sul quale potere avere un futuro domani e settant’anni dopo. Settanta anni dopo quel 25 aprile che viene celebrato spesso male, spesso con le parole stonate, senza contare che è stato il momento dell’Italia libera. Dall’occupazione, dal governo fascista, da se stessa. Da quella parte di sé che doveva imparare ad essere diversa, a crescere per essere migliore. Bene, Teresa, ce l’hai fatta. Siamo qui a dirti, leggendo il tuo bel libro che, nel nostro meglio, siamo il futuro, magari imperfetto, che il tuo essere partigiana ha creato. Grazie.

 

Teresa Vergalli: “Un cielo pieno di nodi”, Editori Riuniti, Roma, 2015, pagg. 232; euro 21,50.

 

Alessia Biasiolo

2 thoughts on “Quando il cielo è pieno di nodi. Ricordi della Resistenza

  1. WILLEM ha detto:

    Presentato molto bene, questo libro. Ti viene voglia di leggerlo! Ti intriga il rivivere di quei personaggi che se si chiamavano Pierino o Lucia, Marisa o Giuseppe, purtroppo sono esistiti. Purtroppo, dicevo, perchè chi ha scritto questo testo, ha veramente vissuto quei momenti…E con questo non dimentichiamoli MAI quei momenti, augurandoci che non ci siano più guerre.

  2. […] Quello sopra è l’inizio di una bella recensione a “Un cielo pieno di nodi”. Il resto lo trovate qui. […]

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