Conoscere i Warega, i signori della foresta congolese, attraverso i feticci e le maschere che caratterizzano la loro concezione della vita, è un’esperienza indimenticabile. La bella mostra allestita nella spettacolare cornice del complesso di San Cristo, a Brescia, sottolinea l’impegno dei missionari saveriani in varie parti del mondo, e nel Congo in particolare, dato il tema dell’esposizione di quest’anno. È già la tredicesima mostra di questo genere organizzata annualmente, stavolta già a partire da novembre, fino al prossimo 1 marzo.
La mostra è a ingresso libero, allestita magistralmente da un gruppo di volontari coadiuvati da ingegneri e architetti che hanno saputo ben organizzare la raccolta di un missionario saveriano, Gianandrea Tam, al quale la tribù congolese dei bwami ha affidato gli oggetti esposti. La mostra multimediale non manca di filmati che spiegano la storia recente del Congo e le abitudini degli abitanti delle varie regioni. Il Congo, stato dell’Africa centrale indipendente soltanto dal 1960, occupa il bacino del fiume omonimo, immerso in una foresta pluviale, seconda al mondo dopo quella amazzonica. Paese otto volte più grande dell’Italia, ricco di risorse minerarie e naturali, vanta diamanti, oro, uranio, petrolio, animali come i gorilla di montagna, le cui colonie sono ampiamente studiate, e l’okapi, antilope rarissima, entrambi viventi soltanto laggiù. La popolazione si distingue in oltre trecento etnie delle quali una si chiama Warega, stanziata nella parte orientale del Congo. I Warega hanno fatto della misteriosa e affascinante arte congolese una preziosa risorsa tramutando in feticci, maschere, amuleti, insegne di potere, il senso della propria concezione del mondo. Conosciamo così una popolazione che misura la capacità dalla realizzazione personale, permettendo a tutti la scalata sociale per ottenere migliori condizioni lavorative e di vita, oltre al rispetto della propria tribù. Un uomo potrà avere mogli e prestigio in base al numero di animali da cortile, bovini e ovini che avrà a disposizione e che dimostrerà, pertanto, di poter mantenere, attestando così la sua forza come lavoratore, la sua saggezza nel sapersi gestire e organizzare, la sua voglia di migliorarsi, pur nel rispetto delle regole sociali, dei vecchi e della comunità. Soprattutto, i Warega tramandavano il sapere attraverso detti che diventavano insegnamento ai bambini: i vecchi, ad esempio, misuravano e misurano la società, perché solo l’ambiente che rispetta gli anziani è garanzia di saggezza, buon senso, sana visione del mondo.
Gli oggetti menzionati, e visibili in mostra, sono il senso della religiosità e delle tradizioni dei Warega, mezzo per il trascendente e per meditare sul mondo e sui suoi equilibri. Grazie all’iniziativa dei missionari saveriani possiamo così scoprire e approfondire una interessante etnia, carica di molto da insegnarci. L’allestimento è originale, con scaffalature ricavate da scatole nelle quali sono posizionate statuette, maschere e vari oggetti, tutti scolpiti in vari tipi di legno, alcuni molto rari, non mancando l’ebano o il palissandro. Ogni oggetto è poi arricchito di piume, conchiglie, stoffe, filamenti vari naturali, testimonianza della vita e della natura locale. Interessanti le varie maschere, utilizzate in feste o riti, dalle espressioni che richiamano sentimenti, emozioni, pezzi di vita di persone così chilometricamente lontane eppure così simili a noi, malgrado le abitudini e la civiltà differenti.
Non mancano gli strumenti musicali, gli oggetti per la pesca, la caccia e l’agricoltura, momenti di vita vissuta che trasmettono un’intensità unica, da apprendere tramite oggetti che vivono sotto i nostri occhi. Al termine della mostra, la vendita di oggetti missionari e del mercato equo e solidale. La raccolta fondi andrà finalizzata alla costruzione di una nuova missione saveriana nella città di Kindu, la città dei giovani. Verranno attrezzate due aule per lo studio e la lettura degli studenti. I soldi serviranno per l’acquisto degli infissi, dell’illuminazione, dei tavoli e delle panche. Il finanziamento per la costruzione degli arredi verrà dato ad artigiani locali, in modo da garantire che l’iniziativa dia lavoro in loco. L’attività sarà finalizzata a settecento ragazzi e il tutto si otterrà con quindicimila euro. Il prossimo 7 marzo verrà organizzata una cena con un ricco menù tradizionale congolese, su prenotazione ad euro 25 a persona. La mostra allestita nel complesso di San Cristo è accessibile in zona a traffico limitato parcheggiando nell’ampio piazzale del complesso stesso, che permette una superba vista panoramica su Brescia.
Alessa Biasiolo