Il genio di Matisse ha cambiato il corso dell’arte del Novecento, imprimendo la sua visione nuova ad ogni genere artistico. Nessuno di questi, però, l’ha affascinato quanto la rappresentazione della figura, soprattutto femminile, al punto da impegnarlo per l’intero arco della sua carriera in una ricerca incessante attraverso tutte le tecniche. È questo il tema attorno a cui è incentrata la mostra che Palazzo dei Diamanti, a Ferrara, dedica ad un gigante della storia dell’arte moderna, evocando il suo percorso creativo e, al tempo stesso, mettendo in luce le strette relazioni tra la sua produzione pittorica, scultorea e disegnativa.
Con questa rassegna, curata da Isabelle Monod-Fontaine, già vicedirettrice del Centre Pompidou studiosa di Matisse riconosciuta in ambito internazionale, la Fondazione Ferrara Arte intende proporre un ritratto a tutto tondo e non scontato del maestro francese, che mette in risalto le sue doti di alchimista del colore, ma anche il suo grande talento grafico e scultoreo.
Una selezione di opere provenienti da musei e collezioni private di ogni parte del mondo, racconterà l’avventura attraverso la quale Matisse, al pari di Picasso, si è ispirato al più classico dei temi, quello della figura, e ne ha sovvertito la rappresentazione tradizionale.
Ad accogliere il visitatore sarà il magnetico “Autoritratto” del 1900 (Parigi, Centre Pompidou) assieme a giovanili e potenti prove di studio sul modello. La gioiosa vitalità della stagione fauve verrà poi rievocata da un dipinto raggiante di colori puri, quale il “Ritratto di André Derain” (1905, Londra, Tate), e dalle creazioni nate sotto la suggestione della pittura di Cézanne e della scultura africana.
La mostra metterà quindi il visitatore di fronte a tre pietre miliari del 1909: il bronzo “La serpentina”, la tela “Nudo con sciarpa bianca”, provenienti dallo Statens Miseum for Kunst di Copenaghen, e la “Bagnante” del MoMA, opere che costituiscono uno dei più alti raggiungimenti matissiani.
Negli anni della prima guerra mondiale, la figura è al centro di un lavoro di forte ricerca artistica di Matisse, come si vede ne “Le due sorelle” del 1917, Denvert Art Museum.
Una svolta radicale è segnata dalle opere del dopoguerra che riflettono l’incantesimo della Costa Azzurra e la riscoperta di Ingres e Renoir (“Ragazze in giardino”, 1919, La Chaux-de-Fonds, Musée des Beaux-Arts). Matisse si lascia ora sedurre dai riflessi di luce sulla figura della modella e sugli arredi esotici di cui la circonda, come mostrano due opere straordinarie del 1922-29, del Philadelphia Museum of Art e del 1926-27 del Musée de l’Orangerie di Parigi, in cui appare immersa in un sontuoso mosaico di motivi decorativi.
A chiudere la mostra saranno le testimonianze della stupefacente vitalità e dell’inesauribile forza d’immaginazione dell’anziano maestro: gli interni d’atelier pulsanti di toni vivi (“Giovane donna in bianco sfondo rosso”, 1946, Lione, Musée des Beaux-Arts; “Interno blu con due ragazze”, 1947, University of Iowa Museum of Art) o ancora opere rivoluzionarie come il celebre libro “Jazz” (1947, Biblioteca Nazionale di Firenze) e la serie degli Acrobati (1952, Centre Pompidou). Queste creazioni incarnano l’essenza dell’arte di Matisse, capace con pochi segni di toccare le corde più profonde dell’animo e di infondere un senso di perfetta armonia, esercitando una straordinaria influenza sugli artisti del suo tempo e delle generazioni a venire.
Matisse, la figura. La forza della linea, l’emozione del colore, Ferrara, Palazzo dei Diamanti, fino al 15 giugno 2014. Tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00; aperto anche Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno.
Articolo di S. E.