La viola, strumento poco conosciuto. Intervista a Danilo Rossi

La viola è uno strumento poco conosciuto al grande pubblico, ma per il quale sono stati scritti brani famosi, nonché colonne sonore.

In questa intervista, ci viene presentata da Danilo Rossi, prima viola del Teatro alla Scala che affronta argomenti di ampio respiro, dando adito ad alcune interessanti riflessioni e di sicuro interesse per il neofita.

Maestro Rossi, com’è nata la passione per il suo strumento?

La passione per la viola è nata ascoltando la stupenda colonna sonora del film “Marco Polo”, composta dal Maestro Ennio Morricone, interpretata da un grande violista che poi è stato anche uno dei miei Maestri, Dino Asciolla.

Può descriverci l’evolversi dei suoi studi?

A sei anni ho iniziato a studiare il violino con un bravo Maestro, nella mia città, Forlì. Questi, non faceva molta attività, ma era stato allievo di Materassi a Bologna, grande didatta e violinista. Quindi l’impronta era già ottima. Successivamente sono stato indirizzato allo studio della viola. In un primo tempo non la presi bene e per tre anni ho studiato entrambi gli strumenti. A quattordici anni ho frequentato la scuola di Fiesole per studiare con Piero Farulli. Il Maestro, però, mi consigliò di studiare la tecnica e mi indirizzò ad un suo allievo, Fabrizio Merlini. Ho ottenuto il diploma a diciannove anni, seguito da ambedue. Fin dai diciassette anni frequentavo anche le lezioni del Maestro Asciolla. Ho seguito anche Bashmet che ha affinato ulteriormente la mia musicalità.

Con i suddetti insegnanti, sono riuscito a completare i miei studi strumentali.

Preferisce suonare in orchestra, in duo o da solista?

A me piace suonare, dove, come, con chi non importa.

C’è un brano che lei interpreta con particolare trasporto?

Ogni brano che affronto ha il mio massimo trasporto. Tra tutti sento particolarmente vicina la Sonata per viola e pianoforte di Šostakovič e il Trio di Brahms con violoncello e pianoforte.

Può parlarci di un autore che sta studiando in modo particolare in questo momento?

Sto lavorando ai due concerti classici per viola e orchestra di Hoffmeister e Stamitz, studiati per una vita. Ora che ho realizzato il cd e dvd di questi brani, e li sto portando in tour con l’Orchestra del Conservatorio di Lugano, li ho approfonditi come mai prima avevo fatto. Sono tutti e due molto importanti per la tecnica e la pulizia che li caratterizzano.

Cosa pensa dei duetti per violino e viola di Mozart?

Sono due capolavori di stile, tecnica e fantasia.

Quali sono i teatri che la soddisfano maggiormente dal punto di vista acustico?

I nostri teatri sono stupendi. Non aiutano, ma hanno un sapore unico. Anche quelli più piccoli. Sottolineerei, tra gli altri, il Teatro Massimo di Palermo, il San Carlo di Napoli e naturalmente il Teatro alla Scala; non dimenticherei anche il Regio di Torino

Crede che Beethoven possa essere un buon tramite per coloro che ancora non sono educati alla musica?

Certamente, ma non è il solo. Verdi, Rossini, Mozart, Mahler, i grandi compositori possono essere tutti importanti per la divulgazione della musica. Basta saperli presentare bene e proporli in modo corretto.

Interpretando quale compositore lei ha ottenuto le maggiori soddisfazioni?

Con tutti. Ovviamente alcuni compositori mi sono più consoni. Forse quelli che citavo prima.

Ricorda un’occasione in cui ha avuto particolare successo?

Ne ricordo diverse, fra le altre ricordo la mia prima esecuzione del Concerto di Bartok alla Scala con la Filarmonica e Riccardo Muti, la sinfonia concertante di Mozart alla Sala Grande del Conservatorio con la Filarmonica di Mosca, Schwanendreher alla Fenice di Venezia, Aroldo in Italia di Berlioz, interpretata al Regio di Torino, diretta da Noseda.

A suo avviso come percepisce il pubblico la musica contemporanea?

Dipende da che musica è. Se bella o brutta, la differenza sta tutta lì.

Dove va, secondo lei, la musica in questo nuovo Millennio?

Va dove la vogliamo mandare. Se vogliamo renderla di tutti, dobbiamo andare verso tutti, parlo degli esecutori, dei compositori, dei direttori artistici, eccetera. Se la vogliamo far morire, invece, la gestiamo come fanno tanti, che propongono scelte assurde in modo da far divenire il proprio essere musicista come una attività di élite.

Può parlarci delle sue prossime produzioni discografiche?

Sto lavorando all’incisione dei duetti per violino e viola di Mozart, alla Passacaglia di Haendel e ai Madrigali di Nartinu: tutto violino e viola con Marco Rizzi. Poter suonare violino e viola è bellissimo, due solisti che si incontrano senza intermediari. Fantastico!

Intervista di Bruno Bertucci