In occasione del settantunesimo anniversario della liberazione dell’Italia dai nazifascisti, che verrà celebrato il prossimo 25 aprile, la proposta di una lettura sull’eccidio nazista di Boves, cittadina a una decina di chilometri da Cuneo, in Piemonte, teatro della prima rappresaglia nazista seguita alla comunicazione della sigla dell’armistizio con gli angloamericani avvenuta l’8 settembre del 1943 in Italia.
I militari, come si sa, sono per lo più sbandati e cercano di organizzare qualche azione di resistenza che, anni dopo, prenderà appunto il nome di Resistenza. In realtà, in quei giorni, sono disertori e si portano dietro un vago, qualche volta spesso, senso di colpa, pur se pensano di avere agito in nome di una patria che, in modo sconcertante, li ha lasciati soli. Dunque, ai piedi del monte Bisalta, al comando di Ignazio Vian, un gruppo di quei militari sbandati cerca di organizzare una forma resistenziale. La macchina organizzativa tedesca porta nel giro di pochi giorni le sue Waffen-SS anche nel cuneese e nella zona del racconto di Chiara Genisio nel suo libro “Martiri per amore”, arriva un comandante ventottenne, Joachim Peiper, berlinese. La sua è stata una carriera sfolgorante ed è aiutante nello Stato maggiore di Heinrich Himmler, così brillante da diventare uno dei più famosi annientatori di ribelli. Arriva a Boves la mattina del 16 settembre e proclama subito la resa dei ribelli e la loro consegna per essere inviati nei campi di concentramento come prigionieri. Ora, infatti, gli italiani che non dimostrano la collaborazione con gli ex alleati tedeschi sono, di fatto, dei nemici. Il proclama è chiaro: se manca la resa, Boves verrà bruciata. Si muovono i negoziatori, dal momento che nessuno si sottopone all’ordine, e tra questi un sacerdote, il parroco don Giuseppe Bernardi. Si adoperano anche don Mario Ghibaudo, don Francesco Brondello: bisogna lottare, combattere l’occupante, ma non si può lasciare che il paese bruci. Il racconto di quel pezzetto di storia terribile è un romanzo, grazie alla penna di Genisio. L’incedere del narrato è chiaro e non pende da nessuna parte: riesce a raccontare con la necessaria oggettività, pur con la tecnica narrativa del romanzo, una storia che si delinea in breve terrificante. Il narrato si arricchisce dei racconti dei testimoni che vengono resi trama da leggere a scuola, in casa, in modo da non perdere memoria di chi è morto per la libertà del nostro Paese, per la giustizia di qualcosa che va ben oltre la politica, le scelte personali, il tornaconto.
È domenica mattina, il 19 settembre. Un gruppetto di partigiani gira per Boves per rifornirsi di cibo. Ad un certo punto, si incontra con un’auto con a bordo due tedeschi delle SS, Butenhoff e Wietzorek. I partigiani li catturano e li conducono a Castellar. La reazione tedesca è immediata: c’è subito uno scontro armato tra i soldati nazisti e i partigiani, quindi Peiper ordina di chiudere Boves in un cerchio. Alle tredici il parroco è convocato come ambasciatore, anche perché il podestà era stato rimosso e non era ancora stato sostituito. L’ordine è riportare entro un’ora le due SS. I dettagli della trattativa, l’intervento di un altro mediatore, Antonio Vassallo, sono coinvolgenti e interessanti, tutti da leggere grazie alla penna semplice ed elegante di Genisio. I mediatori ottengono dal comandante partigiano Vian di consegnare gli ostaggi tedeschi per evitare alla cittadina l’eccidio e così viene deciso. In città circolano numerosi i soldati tedeschi, i più ubriachi. Appena dopo le quindici la trattativa è conclusa: i prigionieri sono resi. Il comandante tedesco, però, non è di parola: Peiper fa arrestare gli ambasciatori e mette in atto il piano già ben preparato nei giorni precedenti. Distruggere il paese per dare una lezione ai ribelli. Mezz’ora dopo inizia l’eccidio. A raffiche di mitra vengono uccise ventiquattro persone e il paese viene incendiato. Nell’incendio altri morti. Nel 1964 il presidente della Repubblica Antonio Segni conferirà il titolo di città a Boves e lì sorge la prima “Scuola di Pace”. Un insegnamento da imparare grazie alle pagine di Chiara Genisio, e che è quanto mai attuale, in Italia e in molte parti del mondo. Dalla lettura, oltre che a dati storici, si impara come dalle macerie dell’umanità e delle case si può costruire, anche se a fatica, il futuro di tutti noi.
Da leggere.
Chiara Genisio: “Martiri per amore. L’eccidio nazista di Boves”, Paoline, Milano, 2016; euro 12,00.
Alessia Biasiolo