Brescia si racconta a teatro

Nella meravigliosa cornice del cinquecentesco Palazzo Martinengo delle Palle, a Brescia, pur se bisognosa di rémìse én form, anche quest’anno, e fino a stasera, lo spettacolo teatrale “Autoritratti in viaggio. BS 016”. Un lavoro corale interessante, adatto anche a coloro che non amano il teatro dei posti fissi in sala: in questo caso, si ruotano le stanze fisiche e della rappresentazione, al massimo ogni 15 minuti. Ci si muove, si sceglie la propria trama, si sceglie di ascoltare il racconto della provincia di Brescia, con i suoi gioielli spesso nascosti, con le sue miserie che diventano ricchezze di cultura, con i suoi vizi e molte virtù. Che i bresciani si raccontino non è punto facile, pertanto lo spettacolo merita di esser visto, muniti di ventagli perché i palazzi storici non hanno aria condizionata e bisogna chiudere le finestre per ragioni sceniche. In ogni caso, sopportabile il sacrificio per lo spasso di ascoltare la “confessione” del sindaco di Montisola (interpretato da Silvia Quarantini) che racconta nel lavoro teatrale come non dormirà per i dieci giorni che lo condurranno alla fine dell’avventura di The Floating Piers, con l’Asl che gli sta con il fiato sul collo, gli isolani che lo odiano per il cumulo di persone che giornalmente invadono Montisola, con l’incubo dell’arrivo della sarneghera, la tempesta di pioggia e vento tipica del lago d’Iseo e che spaventa ovunque si diriga. L’insonnia di un uomo che ha scelto di ospitare un artista di fama mondiale per l’idea di vedere Montisola patrimonio Unesco, ricca di turismo bello e continuativo, ma ovviamente incompreso dai contemporanei. Bella anche l’idea di fare interpretare uomini da donne e donne da uomini, come la popolana di Remedello (Alberto Ornofrietti) che, dopo cinque anni di “morose”, sposa un bagosso, un abitante di Bagolino, e diventa “mamma” di uno dei formaggi più tipici e più buoni della provincia. Lo coccola, lo spurga, lo segue come un neonato, rinunciando alle sue vacanze, alla sua libertà, perché sia buono il suo prodotto, fatto con il latte delle vacche che hanno un nome, come le due figlie. Interessante il racconto di Alessandro Quattro, per la Valcamonica, che nella pièce è l’interprete di Gesù nella famosa Santa Crus, la Via Crucis che si tiene a Cerveno ogni dieci anni. Lui è solo un fruttivendolo, ma ha impersonato il Gesù della Passione per ben cinque edizioni, trasmettendo l’amore per un ruolo che lo “prende”, come prende il resto del paese. Se non sei di Cerveno non puoi capire appieno, dice l’attore, e forse è proprio vero. Poi c’è Gardone Riviera (interprete Anna Teotti) con la storia del giardino botanico Heller, oppure Lumezzane con l’osservatorio Serafino Zani (“Dalle stalle alle stelle”, interprete Abderrahim el Hadiri). Convincente, ma meno pregnante “Gli occhi di Mina” per la città (interprete Monica Ceccardi), così come la Bassa Bresciana de “Il mulino parlante” con Antonio Palazzo, pur se gli spunti sono interessanti. Certo, il percorso si poteva arricchire ancora, con la fiaba di Vanessa Ferrari, la ginnasta bresciana per eccellenza, oppure con un monologo dedicato alle donne delle bollicine di Franciacorta, oppure con il fuoco del maglio di Bienno, o le barche di Iseo legate a quelle lagunari venete. Insomma, un mondo da scoprire soprattutto per i bresciani che, in tanti, hanno affollato le stanze dell’ex Corte d’Appello e Procura generale della Repubblica per un’estate all’insegna di un percorso da fare poi dal vero. Stasera l’ultimo appuntamento, dalle ore 21.00.

Lo spettacolo è una produzione CTB.

 

Alessia Biasiolo