XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A – MATTEO 13,1-23 1.
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Il capitolo tredici di Matteo è formato da parabole che hanno come tema il Regno dei cieli. Gli insegnamenti sono tutti imperniati intorno al seme, alla semina, alla mietitura. I destinatari sono soprattutto le folle. Il brano del Vangelo di Matteo di questa domenica presenta una tipica giornata di Gesù. Esce di casa (abitava nella casa di Pietro a Cafarnao – che rappresenta la prima Chiesa), dove era ospite. Si siede in riva al lago (mare), nello stile tipico dei rabbi. La parabola odierna è detta “del seminatore”, oppure “dei quattro terreni”. Il lavoro del contadino è vano, non ottiene alcun risultato, è fallimentare per tre tipi di terreno. Solo alla fine della parabola il seme porta frutto.
2. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Il fatto che Gesù sale sulla barca può essere interpretato come necessità (visto l’uditorio molto numeroso) sia come misura di sicurezza (data l’avversità dei farisei).
3. Egli parlò loro di molte cose con parabole. Il versetto può indicare la molteplicità degli argomenti trattati da Gesù, sotto forma di parabole. La parabola è un genere letterario che aiuta ad illustrare argomenti difficili in modo comprensibile a tutti, utilizzando un paragone. E disse: “Ecco, il seminatore uscì a seminare”. Gesù parla di un seminatore nel quale nasconde Egli stesso, che semina la Parola di Dio. Secondo alcuni interpreti, il seminatore è Dio Padre che manda Cristo (il seme) nel mondo, per salvarlo. In passato il contadino, con una sacca al collo, seminava percorrendo le zolle del campo, lanciava nei solchi i semi con gesto largo, solenne, fiducioso. Anche nel nostro cuore ogni giorno Dio lancia la sua Parola con la speranza che venga accolta ed attecchisca. Senza la speranza della fecondità del seme, nessun seminatore uscirebbe a seminare.
4. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo,
6. ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò.
7. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono.
8. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Tante interpretazioni hanno cercato di spiegare i vari tipi di terreno, parlando dell’aridità del suolo palestinese, o della distrazione del seminatore che getta ovunque il seme prezioso, o del fatto che la semina precede l’aratura in Palestina. Anche le spighe così piene di chicchi (fino a cento) sono un’esagerazione. Quello che conta è il significato della sovrabbondanza del raccolto che supera moltissimo la possibilità di un piccolo seme. Da una piccola speranza scaturisce il prodigio di un grande risultato.
9. “Chi ha orecchi, ascolti”. Gesù invita all’ascolto: solo se ci apriamo senza pregiudizi possiamo comprendere l’annuncio di Cristo. Come non è sufficiente avere orecchie per udire, così non è sufficiente sentire proclamare la Parola: occorre accoglierla, farla penetrare e viverla.
10. Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché a loro parli con parabole?”. 11. Egli rispose loro: “Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato”. Le folle a cui è rivolto l’annuncio sono molto diverse dai discepoli. Essi solo hanno accesso alla comprensione dei “misteri”, o del “mistero”, che non è altro che la persona di Gesù. Ognuno di noi può scegliere se mantenersi a distanza, come la folla anonima, distante, curiosa, o divenire un vero discepolo, capace di comprendere ed accogliere la Parola di Gesù e di metterla in pratica. Se ci lasciamo coinvolgere, tutto cambia nella nostra vita e Dio può operare meraviglie.
12. “Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha”. Questa espressione è tratta dalla vita economica: un ricco può investire denaro e guadagnarne di più, mentre il povero, che non ha la possibilità di investire, consumerà anche quel poco che ha. Significato: chi più è aperto alla comprensione del Vangelo, più ha la possibilità di conoscere e penetrare gli insegnamenti di Gesù. Più siamo disponibili all’ascolto, più il Signore ci riempie con la Sua Grazia. Più ci chiudiamo, più rimaniamo schiavi della nostra incredulità e della materialità.
13. “Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono”. Ci sono persone che non possono comprendere il linguaggio di Gesù, non tanto perché parla in parabole, ma perché sono prevenute nei suoi confronti.
14. “Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: “Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete.
15. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!””. Gesù spiega che il suo insuccesso è uguale a quello che ha già sperimentato anche Isaia.
16. “Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.
17. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!”. I discepoli hanno la possibilità di comprendere per dono di Dio quanto altri non hanno potuto né vedere né conoscere.
18. “Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore”. I discepoli sono pronti ad accogliere l’annuncio e la spiegazione dello stesso. Anche noi possiamo comprendere il Vangelo nella misura in cui ci rendiamo disponibili alla Parola e ci lasciamo cambiare da essa.
19. “Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada”. I differenti tipi di terreno potrebbero corrispondere a quattro tipi di persone che, ascoltando la Parola, reagiscono in modo diverso; ma la diversità di terreno potrebbe anche coesistere in una stessa persona perché nelle varie epoche della propria esistenza ognuno di noi sperimenta fasi alterne nel rapporto con Dio e con la Sua Parola. Il seme non ha neppure il tempo di germogliare su un terreno trafficato, utilizzato come via di comunicazione. Occorre meditare la Parola nel silenzio, nella solitudine, senza lasciarci sopraffare dalle preoccupazioni o dagli impegni.
20. “Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia,
21. ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno”. Il terreno sassoso corrisponde ad una persona debole ed incostante, che non riesce a superare il momento della persecuzione o della prova. L’entusiasmo subitaneo si spegne se non ci sono radici profonde.
22. “Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto”. La sete di denaro può essere causa di un blocco nel cammino di discepolato, anche in chi, all’inizio, ha risposto positivamente.
23. “Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno”. La parabola ci presenta una storia fallimentare. Forse Gesù stesso sta meditando sul fallimento della sua predicazione, ma la fiducia nella potenza di Dio è più grande di tutto, ed infatti il racconto termina in modo positivo: la storia del mondo e quella nostra personale hanno un lieto fine, perché Dio conduce il cammino dell’uomo fino alla pienezza della salvezza. Le persone che portano frutto sono quelle disposte a dare la vita fino al martirio (cento per uno), a dare le loro ricchezze (sessanta per uno), ad aderire a Dio pur senza dover rinunciare a tutto (trenta per uno). Ognuno di noi è zolla che accoglie il seme e, nello stesso tempo, seminatore che dona quanto ha ricevuto gratuitamente da Dio. Dilatiamo il nostro cuore per seminare amore, accoglienza, generosità, fiducia e vita per quanti ci accostano. La Parola di Dio allora si diffonderà per la forza del seme e per la fiducia del seminatore che la espande, senza sapere dove germoglierà, né quando porterà frutto, né in che modo diventerà feconda. Coltiviamo la fiducia incrollabile nell’intervento di Dio che volge sempre al bene anche la situazione più tragica. Qualunque cosa avvenga ci affidiamo all’intervento del Padre Buono che può trarre anche della nostra terra infeconda un raccolto abbondante, anzi, sovrabbondante ed eccellente per saziare la fame di speranza, di pace e di amore di tutti.
Suor Emanuela Biasiolo