Molto interessante, e indubbiamente di attualità, il libro di Giuliano Guerra, medico e psicoterapeuta, che per i tipi Paoline edita un saggio su come affrontare la problematica imperante della crisi economica che non ci attanaglia soltanto i portafogli, ma soprattutto le coscienze, i sensi di colpa, il senso di disperazione che si accompagna alla terribile sensazione di non sapere uscire da una sorta di tunnel nel quale ci sembra di essere, collettivamente, caduti. Guerra propone un interessante cammino di “rinascita” personale motivato, spronato, “creato” dalla crisi, rovesciando letteralmente la cognizione della negatività imperante. Nel testo si legge, infatti, di resilienza, cioè la capacità di fare fronte a momenti, o anche pensieri, traumatici, in modo positivo e propositivo, affinché anche un periodo lungo e buio come quello nel quale siamo finiti economicamente parlando, diventi volano di rinascita, crescita, positività. Può essere, infatti, che dal licenziamento per “crisi economica” si trovi il coraggio o il motivo per cambiare attività; può darsi che sia occasione per instaurare nuove conoscenze, nuovi legami; per cambiare modalità di approccio alla propria attività, cercando novità, nuove persone; può essere il momento per innovarsi, per studiare, per crescere; per uscire da percorsi di vita castranti, voluti dalla società, dai genitori, dalla propria incapacità di diventare adulti. Insomma, la casistica è varia, anche suscitata da esempi di casi clinici trattati dal psicoterapeuta Guerra e che debitamente sceglie come esemplificazione per stimolare nei lettori un’idea di cosa significa il suo lavoro e l’approccio al suo lavoro. Leggo con piacere che vengono chiamate in causa molte filosofie e che sono molti gli autori citati anche per aforismi. È il caso di Osho, ad esempio, oppure di Goethe: “Tutti i pensieri davvero saggi sono già stati pensati migliaia di volte. Per renderli veramente nostri, però, dobbiamo ripensarli fino a quando non mettano radici nella nostra esperienza personale”, cita Guerra nel suo libro. È come diceva il monaco maestro al seguace: doveva rileggere sempre lo stesso versetto dell’Illuminato. Soltanto la rilettura costante avrebbe portato l’adepto a capire la profondità delle parole, perché gli avrebbe consentito di attraversare le fasi necessarie per farle sue, per scoprire davvero la profondità che aveva pensato a materializzare la parole stesse. Guerra considera molto la lezione interiore, la necessità di ritrovare la propria spiritualità attraverso qualsivoglia esercizio, purché riproposto costantemente e, meglio, se seguito da un maestro. Un maestro in carne ed ossa, una guida spirituale, un maestro di yoga piuttosto che di altro, uno specialista come lo psicoterapeuta, chiunque possiamo incontrare sul nostro cammino e possa essere per noi guida in quel momento. A patto che sia una guida seria e positiva. Cita l’Autore, infatti, in modo snello e facilmente leggibile, le novità scientifiche nello studio del cervello che derivano da studi statunitensi di alcuni anni fa. Sembrerebbe che i pensieri siano emanazioni energetiche che influenzano l’ambiente, quindi come possono generare vibrazioni elettromagnetiche positive per tutto l’ambiente circostante, possono emanarne di negative, sempre per tutto l’ambiente circostante; questo significa che quanto più noi siamo positivi, tanto più influenziamo il nostro ambiente, e via, via, quello intorno a noi, positivamente, così come può avvenire viceversa. Queste considerazioni giacciono nella notte dei tempi per i mistici e per chi cerca risposte nella spiritualità intesa come conoscenza del sé profondo, delle proprie prerogative e infinite capacità di attuare la mediazione di forze insite nell’essere stesso. Il percorso tracciato da Guerra si propone proprio come una risposta alle latenti paure e alle conclamate crisi di ansia e di depressione che spesso la situazione esterna, economica preponderatamente in quest’ultimo periodo, si porta dietro, inaridendo tutto ciò che incontra, dai rapporti umani alle relazioni interpersonali più o meno superficiali. Da tempo insisto sulla mancanza di filosofia nella nostra vita, intendendo la filosofia come la capacità di generare pensiero fine a se stesso, non economico, non utilitaristico. Soltanto questo è troppo poco nella nostra esistenza, si trascina dietro solitudine negativa, incapacità ad affrontare il futuro, ad essere creativi. Soprattutto i più giovani sono molto fragili sotto questo punto di vista, ma non di meno le persone della cosiddetta mezza età che si trovano depauperate del proprio mondo, come impotenti verso il futuro e inutili nel presente, così create spesso dalla società consumistica attuale. Guerra, però, mette in guardia a non fermarsi a colpevolizzare se stessi o il mondo circostante, la crisi, le imprese, il fisco, lo Stato, gli altri. Mette l’accento su tutto questo come dato di fatto o considerazioni di ordine pratico, senza dare colpe. Da questo dato di fatto, se vogliamo prenderlo così, dobbiamo trovare proposte e vie d’uscita che non siano autodistruttive, non fermarci a piangerci addosso. Le filosofie cinesi affermano lo stesso: la stasi è causa di malattie e problemi, il fermarsi, il soggiacere a tutto ciò che di negativo ci può solo uccidere moralmente e talvolta anche fisicamente. Cosa bisogna costruire? Il pensiero. Non c’è pensiero dietro la fretta di rispondere ad un mondo virtuale che non si sa a cosa ci serve davvero, data la sua troppo frequente superficialità. Dobbiamo usare le opportunità, non esserne schiavi, fermandoci un’altra volta alla superficie di ciò che non vogliamo approfondire, noi stessi, traviando come “pensiero nuovo” qualche frase spot che arriva dalla mitizzata Rete, ad esempio. Il pensiero è approfondimento e silenzio, è capacità introspettiva e di generare spessore in noi, parlando quando sappiamo cosa dire, scrivendo per lo stesso motivo, nello stesso momento in cui sappiamo cosa stiamo scrivendo, a chi, perché. “Attraverso i nostri pensieri creiamo la realtà della vita e rendiamo possibile la nostra evoluzione.”, scrive l’Autore. “È indispensabile sorvegliare, dominare e avere il controllo di ciò che avviene nella nostra mente” e continua: “Le persone che non coltivano l’abitudine di lavorare continuamente con la forza del pensiero finiscono per diventare lamentose, vittimiste, oppresse, condizionate, bloccate. Hanno sempre un motivo pere essere infelici”. Oppure per fare infelici gli altri attorno. Il percorso, lo afferma bene Guerra, va seguito da un esperto che sia veramente tale, cioè che abbia affrontato a sua volta questo percorso sul serio, altrimenti si finisce per pensare di avere solo la verità rivelata e di doverla imporre agli altri ad ogni costo. Proprio come si pensa che sia giusto ogni messaggio che si scrive o si legge solo perché lo si è scritto, senza filtri. Un libro interessante, dal taglio agile, puntuale e con vari spunti di approfondimento, che parte dall’esperienza oggettiva personale a contatto con gli altri per proporre una soluzione all’esistenza contemporanea. Uno dei libri sulla strada dell’approfondimento nuovo e necessario proprio dinanzi alla tragedia dell’aridità collettiva verso la quale stiamo apparentemente naufragando. Mentre arrivano, per fortuna, spunti, salvagente, per evitarlo se li sappiamo cogliere.
Giuliano Guerra: “La crisi un’opportunità”, Paoline, Milano, 2016, euro 13,50.
Alessia Biasiolo