La ricerca musicale. Renato Donà

Il M° Renato Donà, incontrato recentemente, mi ha raccontato la sua storia artistica dagli inizi fino ad oggi; da quando, bambino indeciso, non sapeva quale strumento avrebbe scelto, fino alla folgorazione dell’incontro con un grande pianista: il M° Aldo Ciccolini, assieme al quale ha costituito un duo stabile con un vasto repertorio da proporre.

Come ha iniziato a suonare e per quale motivo?

A circa sette anni ho iniziato a prendere lezioni di pianoforte a casa perché mio fratello più grande già lo suonava; così, per scherzo, ho iniziato anch’io. Ma come mi sia venuta in seguito la passione per il violino è ancora un mistero. Ho sostenuto l’esame attitudinale presso il Conservatorio di Padova ed ho iniziato i miei studi con il M° Marco Fornaciari diplomandomi a diciotto anni. Nei primi anni volevo proseguire entrambi gli strumenti, ma, dopo la licenza di Pianoforte Complementare, ho proseguito ancora per un anno lo studio di questo strumento, ed alla fine ho scelto il violino.

Preferisce suonare in orchestra, in duo o da solista?

Gli impegni sono naturalmente diversi. Ho partecipato molto in orchestre da camera, mentre ho suonato saltuariamente in orchestre sinfoniche. Per quanto riguarda la musica da camera mi piace lavorare con gli archi e il duo con il pianoforte mi ha sempre affascinato molto; per qualche anno ho fatto parte di un trio d’archi.

C’è una musica che preferisce ascoltare?

Vado a periodi, ma i miei autori preferiti sono Bach, Mozart, Beethoven e Brahms. Mi piace molto anche la lirica, in particolare Puccini.

Cosa pensa attualmente delle scuole violinistiche italiane?

E’ un discorso interessante. Oggi i giovani hanno molte possibilità di viaggiare e quindi di perfezionarsi; pertanto, c’è una fusione delle scuole anche dal punto di vista tecnico. E moltissimi giovani suonano ad un livello meraviglioso dal punto di vista strumentale! Ma quando acquisto un compact sono attratto dai vecchi grandi nomi: Schering, il mio idolo… fra l’altro era un violinista che suonava in duo con Ciccolini! Poi Grumiaux, Stern, Oistrakh, Heifetz, e non dimenticherei Fritz Kreisler.

Cosa consiglierebbe ai giovani che vorrebbero diventare l’Oistrakh di oggi? E che qualità dovrebbero possedere?

Credo che questi grandi violinisti erano figli di una società diversa; la mia generazione è purtroppo schiava di altri parametri, altri sistemi. Oggi si cerca veramente di eseguire molti concerti con poco tempo per le prove; si deve presentare sul palcoscenico un prodotto ben confezionato, mentre, ascoltando le esecuzioni dei grandi citati in precedenza, ci si accorge che queste erano fatte con una maggior ricerca del dettaglio e dell’approfondimento musicale. Bisognerebbe curare maggiormente il proprio suono, il fraseggio, in modo da riuscire a raggiungere un approccio diverso alla musica.

Ultimamente mi sembra che la sua attività si stia sviluppando in senso positivo con un grande pianista. Può parlarcene?

La collaborazione con il M° Aldo Ciccolini è nata per caso, perché dopo i miei studi di Conservatorio a Ginevra con Corrado Romano, cui devo moltissimo per la mia impostazione violinistica, ho proseguito gli studi di virtuosité. Successivamente ho studiato a Cremona con il M° Accardo presso l’Accademia Stauffer, e per pura coincidenza con Andrea Dindo, conosciuto al Conservatorio di Vibo Valentia, avevo iniziato una collaborazione in duo. Avevamo studiato, fra l’altro, la prima sonata di Franck, che mi ha portato fortuna perché venne ascoltata per caso proprio dal Maestro.

Cosa vuol dire per Lei eseguire assieme ad Aldo Ciccolini i brani che fanno parte del cd uscito ultimamente? E qual è il più difficile dal punto di vista interpretativo?

Questo cd contiene le sonate di Franck, Debussy e Ravel, opere tra le più importanti del repertorio francese; quattro colossi. Siccome la sonata di Franck è stata l’impatto con questo grande pianista, forse ne ho un ricordo di maggior impegno, in quanto è l’opera che si deve musicalmente scavare di più per comprenderla meglio, che richiede, fra l’altro, molta attenzione nella lettura del testo e nel fraseggio, aspetti cui il M° Ciccolini tiene particolarmente.

Sempre da questo punto di vista, c’è un componimento che Le ha dato maggiori soddisfazioni?

Penso siano quattro atmosfere completamente differenti. Complessivamente, la sonata che apprezzo maggiormente è quella di Debussy, dove forse mi sono sentito più a mio agio; inoltre perché Debussy con la firma di Aldo Ciccolini credo sia una garanzia in ogni caso. E vorrei sottolineare come tutta la ricerca sia stata interessantissima; ho dovuto fare proprio un lavoro di cesellatura.

E quali saranno gli sviluppi di questa importante collaborazione?

Parliamo proprio di collaborazione, perché questo disco ha avuto un notevole successo da parte della critica: sono rimasto molto soddisfatto perché hanno trovato in me qualità interessanti nel vibrato, nel lirismo, che ricordano grandi violinisti del passato. Ho letto con grande piacere queste recensioni. Vorrei sottolineare come sia stato proprio il Maestro a chiedermi di incidere questo disco a dimostrazione della sua stima verso di me; ormai sono circa tre anni che suoniamo assieme. Il disco è nato molto lentamente dopo vari incontri di studio e proseguiremo anche in futuro questa collaborazione.

Come pensate di allargare il vostro repertorio?

Stiamo lavorando su un repertorio di aria tedesca; abbiamo preso in considerazione la “Sonata” di Grieg, la “Primavera” di Beethoven, e la “prima sonata” di Brahms, che sicuramente porteremo in concerto.

Bruno Bertucci

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