I concerti dell’Aula Magna all’Università la Sapienza in Roma non deludono mai. È il caso dell’esecuzione, sabato 7 novembre, da parte dell’Accademia degli Astrusi, diretta in maniera impeccabile dal M°. Federico Ferri, con la voce inconfondibile e penetrante di Sara Mingardo.
Il barocco di questi tempi non è sempre eseguito in maniera limpida e senza fronzoli. Purtroppo spesso ascoltiamo cattive esecuzioni anche di gruppi blasonati, mentre l’occasione, o per meglio dire l’offerta musicale di questo concerto, ha permesso di apprezzare in toto la valenza dei tre grandi compositori italiani barocchi che sovente vengono dimenticati anche in stagioni importanti.
Il trittico presentato per l’occasione ha invece esaltato al meglio i fraseggi di una musica gradevole all’ascolto e, per questo, immortale.
I brani della musica barocca presentavano in maniera esemplare la duttilità dell’ensemble senza lasciare nulla al caso. Da sottolineare, ad esempio, il primo di questi, un Adagio molto, che presenta un tema dalla dolce e affettuosa melodia.
Proprio Il “Prete Rosso” inaugura il concerto, seguito dalla composizione di Pergolesi, che richiama, senza tema di smentita, il lirismo tipico della Scuola napoletana.
L’orchestra, sotto la bacchetta del maestro Ferri, riusciva a trasmettere una lettura barocco-contemporanea, nell’esecuzione avvincente del brano scelto di Galuppi dove si può rilevare l’embrione delle prime sinfonie di Haydn. In questa composizione, i ripieni orchestrali erano eseguiti in tutta la morbidezza tipica del compositore partenopeo.
Sonorità ammalianti infatti, si confondono con durezze timbriche anche nelle più intime sfumature nel sublime adagio per archi, colori delicati e forti, insomma, un misticismo di sogno ha tenuto dolcezze appese a tremolii d’archi appena percepibili.
Un pomeriggio straordinario e veramente impedibile per l’ascoltatore che ami la buona musica.
Bruno Bertucci