Contrada Armacà

Bellissimo. Un romanzo da non perdere. Autore ne è Gianfrancesco Turano, inviato speciale de “l’Espresso” e già autore di saggi. Tra i suoi romanzi “Ragù di capra”, “Catenaccio”, per citare un paio di esempi, fino a questo splendido “Contrada Armacà” che narra la storia di un giovane parrucchiere, Rosario Laganà, assassinato; omicidio chiuso troppo in fretta in una Reggio Calabria che sembra distratta dinanzi a questa morte. Movente droga o passione, in entrambi i casi sempre meglio non immischiarsi. Ma lo zio di Rosario, Demetrio Malara, non vuole saperne di chiudere l’omicidio così, come se niente fosse, e non indagare il fatto che Rosario era intimo di una suicida, molto vicina al sindaco. Lei sapeva che le sarebbe successo qualcosa e anche Rosario non era tranquillo, quando l’aveva saputa morta. Immaginava che non lo avrebbero ucciso con il figlioletto in auto o vicino, ma certi delitti non guardano in faccia nessuno. Così Demetrio si fa aiutare da un ex studente un po’ strampalato come lui, e cerca di indagare dove non vuol investigare nessuno. Ci si apre un mondo, tra Reggio Calabria, mare e monti, l’Aspromonte visto con gli occhi di chi lo ama, traffico di cocaina e persone di varia estrazione, risse e menefreghismi. Un clima che è lontano da quello solito dei polizieschi, in cui sembra che tutto poi vada a finire bene. In questo romanzo non se ne è mai sicuri, perché ci si ritrova a vivere barcollando come i protagonisti, come sempre sul filo del rasoio, a non sapere di chi fidarsi e di chi no, se si sarebbe tornati a casa intatti o meno. La facciata di una città rispettabile è squarciata e ne esce un microcosmo di lutti e di traffici, dove il denaro sembra poter comprare tutti e tutto e non esserci giustizia e lealtà per nessuno. Il sistema criminale che viene descritto è sovranazionale, forse arriva fino negli Stati Uniti, i retroscena sono proprio visti da un cronista che non si fa scrupoli di snidare la notizia con il piglio di chi cerca la verità, almeno per il proprio figlio, per il proprio nipote. Il lettore viene affascinato da uno stile irresistibile, infarcito di termini dialettali che fanno venire voglia di correre immediatamente in Calabria a cercare di scoprire qualcosa insieme ai due protagonisti della vicenda. Non manca una topografia della ‘ndrangheta a Reggio e dintorni, come il giornalista la chiama, ricca di spunti e, soprattutto, di date, nomi, sentenze, delitti. Insomma, da leggere.

 Gianfrancesco Turano: “Contrada Armacà”, chiarelettere, Milano, 312; euro 16,90

 

Alessia Biasiolo

 

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