Alla sedicesima edizione del Premio, ancora una volta molte e interessanti le poesie dialettali premiate giunte da tutta la Penisola.
Il primo premio è stato assegnato alla poesia L’è mìia gnamò en ciòot fis, di Maria Grazia Frassi (Robecco d’Oglio, Cremona), seguita da La traversa de me nona, di Laura Fasson e, al terzo posto, Aribandus di Nerina Poggese.
Interessanti anche i testi delle segnalate che sono state Coriandoli de sole, di Ines Scarparolo; Són sempre quél, dapartuto, di Fiorello Volpe; Onge de veludo, di Anna Maria Lavarini; A vecchierella, di Angelo Canino; La nòtt de Natal, di Alberico Contursi; Puesia, di Renato Arosio.
Secondo Maria Grazia Frassi: “Si è giovani e si pensa solo a vivere; si ironizza alle ripetitive preoccupazioni degli anziani. Poi il tempo passa. Si incomincia a capire che la vita ha un percorso vario per ognuno, ma già calpestato dagli avi nell’essenziale. In questi versi però c’è l’invito a non lasciarsi sopraffare dalle ansie per il futuro e ad assaporare le piccole, spesso piccolissime gioie che, ad ogni età, la vita può regalare”.
Le fa eco Nerina Poggese: “La vita non è un gioco in cui si può chiedere aribandus, una pausa quando siamo senza fiato. E’ la vita che conduce, che nasconde i sogni sfidandoci a ritrovarli, che colpisce le speranze con un colpo di lippa all’improvviso buttandole a terra. Ma il poeta non vuole arrendersi e seppur con pelle e pensieri feriti vuol calciare lui l’ultimo goal contro il destino e se non potrà vincere desidera almeno fare pari”.
In mezzo, i coriandoli di sole che illuminano il volto e la vita, portando a guardare in alto, dove una Luce rischiara sempre anche i momenti più bui. Che magari sono quelli di coloro che attraversano il canale di Sicilia, per cui il pensiero del Poeta è andato a tutti quei genitori che erano davanti al televisore e hanno spiegato ai propri figli cosa stava accadendo, ma che inevitabilmente, dopo pochi mesi, li porteranno al mare senza più pensare che in fondo l’acqua è sempre la stessa.
E se la vita ci prende per mano e ci conduce dove vuole lei, a volte correndo troppo quando siamo felici oppure incedendo troppo piano nella sofferenza, “ogni giorno ci accarezza con le sue unghie di velluto lasciando sul viso, segni seppur leggieri”. Per tutti questi motivi nasce la Poesia, momento in cui si fissano parole ed emozioni, capace di portare dalla carta al cuore, con il suo volo leggero.