Il complesso monumentale del Lazzaretto di Verona al FAI

Il Comune di Verona ha consegnato al FAI – Fondo Ambiente Italiano – il complesso monumentale del Lazzaretto, all’interno del Parco dell’Adige Sud di Verona. Presenti alla cerimonia il Sindaco di Verona Flavio Tosi, l’assessore all’Ambiente Enrico Toffali, il presidente di Fondazione Cariverona Paolo Biasi, il Prefetto Perla Stancari e, per il FAI, il presidente nazionale Andrea Carandini, il vicepresidente Marco Magnifico, il direttore generale Angelo Maramai, il capo delegazione di Verona Annamaria Conforti Calcagni. Presenti inoltre il presidente della 7^ circoscrizione Nicola Carifi e numerosi consiglieri comunali e di circoscrizione. La consegna sancisce l’accordo firmato lo scorso 14 luglio dal Sindaco Flavio Tosi e dal direttore generale del FAI Angelo Maramai, alla presenza del Sottosegretario al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Ilaria Borletti Buitoni. Secondo la convenzione il FAI, in collaborazione con il Comune di Verona, si impegna per 18 anni prima a riqualificare e poi a gestire e valorizzare questa storica area veronese, oggi in forte stato di degrado. “Un progetto che ha trovato subito l’unanime condivisione dell’Amministrazione e di tutto il Consiglio comunale – ha detto il Sindaco Flavio Tosi – per individuare la migliore modalità di recupero di questo splendido tempietto e dell’area che lo circonda. Per il FAI è un intervento importante, che trova il pieno sostegno dell’Amministrazione comunale e della Fondazione Cariverona, che ringrazio per aver dimostrato ancora una volta la sua vicinanza alla città. Fino ad ora questa era un’area degradata e insicura: oggi la consegniamo al FAI per farla tornare a rivivere e, con l’impegno di tutti, per restituirla alla fruibilità della collettività veronese, con un progetto importante che la trasformerà in luogo di cultura e di svago”. “La Fondazione Cariverona – ha detto il presidente Paolo Biasi – ha da sempre riservato una particolare attenzione alla conservazione e trasmissione alle future generazioni del patrimonio ambientale, artistico e storico-culturale, con propri interventi diretti e con l’affiancamento ad importanti iniziative promosse da enti e benemerite associazioni culturali. Ne è testimonianza il lungo e proficuo rapporto di cooperazione instaurato nel tempo con il FAI, che l a Fondazione Cariverona conferma ancora una volta con un nuovo impegno di 250.000 euro, da ripartirsi nel biennio 2014-2015, finalizzato al recupero e alla valorizzazione del monumento e dell’area complessiva del cosiddetto Lazzaretto, in zona San Michele di Verona. L’accordo, che vede la compartecipazione dell’Amministrazione comunale di Verona, del FAI e della Fondazione Cariverona, rappresenta un significativo esempio di cooperazione tra Pubblico e Privato, che rende possibile la realizzazione di importanti progetti di pubblica utilità”. “Oggi una splendida area della città comincia a rivivere – ha detto l’assessore all’Ambiente Enrico Toffali – affidarla al FAI, viste le difficoltà finanziarie in cui si dibattono gli enti pubblici, è stata la migliore scelta possibile per garantirne il recupero e la piena fruibilità pubblica. Dal punto di vista amministrativo è stata un’operazione complessa, che ha impegnato notevolmente l’Amministrazione comunale, che oggi è lieta di averla condotta a buon fine”. “Un paesaggio da salvare – ha detto il presidente del FAI Andrea Carandini – con l’attento piano di recupero di un’intera area, al momento abbandonata e poco collegata alla città. Questo l’intento del FAI, che si propone di rispettare la natura originaria di questo territorio, impegnandosi dapprima a conoscerlo e poi, d’intesa con l’Amministrazione comunale, a gestirlo e a valorizzarlo con interventi sostenibili , nel rispetto del paesaggio, dell’anima del luogo e della sua storia. Il FAI ringrazia la Fondazione Cariverona per l’importante contributo alla realizzazione del progetto di restauro e di riqualificazione dell’area”. “La consegna del Lazzaretto segna un momento importante per il FAI e per la Delegazione di Verona – spiega Annamaria Conforti – che da anni si è spesa a favore di questo bene simbolo della città. Un luogo della memoria amato dai veronesi che lo hanno segnalato in occasione del quinto e del sesto censimento del FAI I Luoghi del Cuore per proteggerlo dalla cementificazione e farlo conoscere. L’attenzione sarà rivolta, oltre che al Lazzaretto, anche al terreno adiacente di tre ettari, donato al FAI nel 2012. Una vasta area da restituire alla città con un piano di sviluppo turistico a vocazione naturalistica e sportiva , pensato per il benessere del fisico e dello spirito. Il luogo di un’antica sofferenza verrà così trasformato nel fulcro di un progetto di recupero storico e ambientale, destinato a creare un’area di benessere per la città”. Queste le prime azioni che saranno messe in atto. Bonifica : il FAI porterà a termine la pulitura e la bonifica dell’area del Lazzaretto dagli ordigni bellici rimasti inesplosi; la pulitura dell’area da vegetazione infestante e da cumuli di macerie per mettere in luce quanto resta dell’edificio originario, ed eventuali primi interventi di consolidamento se si renderanno necessari durante la pulitura e la bonifica. Approfondimento della conoscenza del Bene : sarà intrapresa una campagna di rilievo fotogrammetrico e un’analisi di tutti i materiali superstiti riconducibili alla struttura architettonica originaria – al fine di documentare le testimonianze presenti nell’area. Solo approfondendo la conoscenza di quanto resta dell’edificio e verificandone lo stato di conservazione, sarà possibile intervenire con restauri e nuovi interventi che aiutino la lettura dell’edificio e che contribuiscano alla sua valorizzazione. Ricerca storica su fonti d’archivio e su testimonianze dirette. Gestione : in un’ottica di riqualificazione, il FAI mira a rivitalizzare l’intera area e punta a dare vita a un sistema del Parco dell’Adige Sud – coinvolgendo il Comune e altri enti territoriali – di cui il Lazzaretto possa essere il fulcro, diventando un luogo di incontro e per il tempo libero. Tra le prime idee prese in considerazione la realizzazione di una passerella ciclopedonale che colleghi la riva destra del fiume con quella sinistra, in prossimità di Villa Bernini Buri, favorendo una più facile viabilità nell’area. Il FAI ha già interpellato l’architetto Michele De Lucchi che si è mostrato disponibile per un suo coinvolgimento. Un’altra idea riguarda invece la realizzazione di un grande orto collettivo sul terreno donato al FAI, che possa diventare un luogo da vivere, in cui si possa recuperare e rafforzare anche il legame dei cittadini con la campagna. Durante le fasi di bonifica e di approfondimento l’area del Lazzaretto, per motivi di sicurezza, sarà un cantiere recintato e non accessibile al pubblico.

 

Il Lazzaretto di Verona

«Gran cortile vi sta in mezzo con portici e stanze dai quattro lati, due maggiori e due minori, quelli di arcate 51, questi di 24. Metton nel detto cortile quattro porte, ognuna alla metà circa di ogni lato; e nel minore a sera sta la porta del principale ingresso. Un po’ elevato è il pian terreno per meglio preservare dall’umidore e dalle alluvioni le 152 stanze o celle, comprese le quattro più grandi, che s’alzano sui lati in guisa di torri, le quali hanno un piano di sopra colle rispettive scale. Un secondo ordine di celle, pur a volta reale, avente ciascuna quanto occorre per abitarvi separatamente, sta al di sopra di rincontro alle proprie arcate. Sopra il lato del principale ingresso si ha un altro ordine, compartito in dieci stanze, al servigio del magistrato, e risponde alle cinque arcate del portico, mettendo ad esso due ben ordinate scale. In quattro parti eguali vien da muretti diviso il cortile per distinguere in tempi diversi le rispettive contumacie degli appestati. Ognuno dei quattro angoli del cortile ha il suo pozzo; e due ve ne stanno tra i muri, che dividono il lato maggiore. Sopra tre ordini di gradini s’alza al centro del cortile un tempietto rotondo con doppio giro di colonne del nostro marmo, d’ordine toscano, differenti nell’altezza. Le colonne interne sostentano il timpano e la cupola del tempietto; le esterne forniscono il portico dattorno allo stesso, cupola e cupolini, quella coperta di piombo, questo sormontato dalla statua di San Rocco, il gran protettore degli appestati. Nel centro del tempio v’ha l’altare a quattro facce, sì ch’esso è in vista di tutti i malati; stando di rincontro ad ogni porta delle dette 152 celle.»

(da Giambattista da Persico in “Descrizione di Verona e della sua provincia”, 1821)

Costruito tra il 1549 e il 1628, il Lazzaretto di Verona nacque come struttura per l’accoglienza delle persone affette da malattie contagiose. La città decise di dotarsi di una simile struttura nel 1539, quando l’amministrazione comunale si trovò a disposizione alcuni fondi provenienti dagli introiti dell’ospedale di Tomba, che da tempo provvedeva alla prevenzione dei contagi e alla cura delle malattie infettive.

La zona di San Pancrazio fu ritenuta adatta ad ospitare il Lazzaretto: la sua posizione, a valle della città e all’interno di un’ansa dell’Adige, permetteva l’accesso dei malati dalla terraferma e dal fiume che, senza alcun danno per il centro abitato alle spalle, garantiva una radicale “pulizia” grazie alle periodiche piene autunnali. Nel gennaio del 1549 iniziarono i lavori.

La paternità del Lazzaretto è attribuita quasi unanimemente all’architetto Michele Sanmicheli. La pianta architettonica, di forma rettangolare, è costituita da lati di 239 x 117 metri. La superficie venne suddivisa in quattro settori separati, con un tempietto al centro che fungeva da cappella: le 152 celle disposte lungo il perimetro comprendevano i servizi igienici e il caminetto per la preparazione dei cibi ed erano collegate da un porticato coperto. Ogni settore era dotato di un pozzo di approvvigionamento dell’acqua e sul lato d’accesso si trovava l’astanteria, dove venivano suddivisi gli ammalati. Una particolarità progettuale del Lazzaretto è l’attenzione all’acustica ambientale che permetteva di udire anche dalle celle più lontane il sacerdote durante le celebrazioni eucaristiche dal tempio centrale.

La costruzione del Lazzaretto fu completata nel 1628. Nel 1630, nei primi giorni dell’estate, scoppiò a Verona una grande epidemia di peste (la calamitas calamitatum portata dalle truppe tedesche discese per assediare Mantova e descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi): in quel periodo il Lazzaretto arrivò ad accogliere fino a 5000 sfortunati ospiti. Questo fu l’ultimo grave contagio che colpì la città: in seguito, l’uso sanitario del Lazzaretto cessò e fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale (1945) la struttura venne utilizzata come deposito di polveri, munizioni ed esplosivo. La struttura rimase intatta ad eccezione della cupola del tempietto, che alcuni storici riportavano già crollata agli inizi del Novecento.

Circa un mese dopo la fine del conflitto, il 20 maggio 1945, una violenta deflagrazione distrusse l’antico edificio. Dell’imponente costruzione del XVII secolo rimasero solo resti di mura e il tempietto centrale, ridotto in rovina e parzialmente ricostruito nel 1960 in occasione delle celebrazioni sanmicheliane. Il resto dell’architettura è a tutt’oggi ridotta a rudere.

 

Roberto Bolis

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