A Palazzo dei Diamanti tutto il genio di Matisse

 

Il genio di Matisse ha   cambiato il corso dell’arte del Novecento, imprimendo la sua   visione nuova ad ogni genere artistico. Nessuno di questi, però, l’ha   affascinato quanto la rappresentazione della figura, soprattutto femminile,   al punto da impegnarlo per l’intero arco della sua carriera in una ricerca   incessante attraverso tutte le tecniche. È questo il tema attorno a cui è   incentrata la mostra che Palazzo dei Diamanti dedica ad un gigante della   storia dell’arte moderna, evocando il suo percorso creativo e, al tempo   stesso, mettendo in luce le strette relazioni tra la sua produzione   pittorica, scultorea e disegnativa.

Con questa rassegna, curata da Isabelle   Monod-Fontaine, già vicedirettrice del Centre Pompidou e studiosa di Matisse   riconosciuta in ambito internazionale, la Fondazione Ferrara Arte intende   proporre un ritratto a tuttotondo e   non scontato del maestro francese, che metta in risalto le sue doti di   alchimista del colore, ma anche il suo grande talento grafico e scultoreo.   Una selezione di opere provenienti da musei e collezioni private di ogni   parte del mondo, racconterà l’avventura attraverso la quale Matisse, al pari   di Picasso, si è ispirato al più classico dei temi, quello della figura, e ne   ha sovvertito la rappresentazione tradizionale.

Ad accogliere il visitatore sarà il magnetico Autoritratto   del 1900 (Parigi, Centre Pompidou) assieme a giovanili e potenti prove di studio sul modello. La gioiosa vitalità della stagione fauve   verrà poi rievocata da un dipinto raggiante di colori puri, quale il Ritratto   di André Derain (1905, Londra, Tate), e dalle creazioni nate sotto la   suggestione della pittura di Cézanne e della scultura africana, come il   fondamentale bronzo Nudo disteso (1907, Centre Pompidou) e la tela Nudo   in piedi (1907, Tate), entrambi sorprendenti per la scansione delle forme   e il potenziale espressivo.

La mostra metterà quindi il visitatore di fronte a tre pietre miliari del 1909: il   bronzo La serpentina, la tela Nudo con sciarpa bianca,   provenienti dallo Statens Museum for Kunst di Copenaghen, e la Bagnante   del MoMA, opere che costituiscono uno dei più alti raggiungimenti matissiani,   nell’arabesco fluttuante dei corpi capace di trasmettere un senso di   primordiale fusione con l’ambiente.
A nutrire l’immaginario dell’artista   è soprattutto la presenza di una modella nel suo atelier, l’emozione   che essa risveglia in lui e il piacere stesso di ritrarla. Negli anni della   prima guerra mondiale, la figura femminile è al centro di un lavoro quasi   ossessivo con cui Matisse cerca di metterne a nudo l’essenza, come dimostrano   le effigi di Lorette con il loro fascino misterioso (ad esempio Le due   sorelle, 1917, Denver Art Museum, e Nudo seduto di spalle, c.   1917, Philadelphia Museum of Art).

Una svolta radicale è segnata dalle opere del dopoguerra che riflettono   l’incantesimo della Costa Azzurra e la riscoperta di Ingres e Renoir (Ragazze   in giardino, 1919, La Chaux-de-Fonds, Musée des Beaux-Arts). Matisse si   lascia ora sedurre dai riflessi di luce sulla figura della modella e sugli   arredi esotici di cui la circonda, come mostrano due opere straordinarie   quali il bronzo Grande nudo seduto (1922-29, Philadelphia Museum of   Art), in cui la maestosa figura dispiega le sue forme nello spazio, o l’Odalisca   con i pantaloni grigi (1926-27, Parigi, Musée de l’Orangerie), in cui   appare immersa in un sontuoso mosaico di motivi decorativi.

La monumentale Ninfa nella foresta (1935-43,   Nizza, Musée Matisse), un capolavoro come Natura morta con donna   addormentata (1940, Washington, National Gallery of Art) e magnifici   disegni (Nudo disteso, 1938, MoMA; Giovane donna seduta con abito a   rete, 1939, Basilea, Fondation Beyeler) incarnano il nuovo   cambiamento di rotta seguito al prestigioso incarico decorativo per la Barnes   Foundation negli Stati Uniti e alle illustrazioni delle poesie di Mallarmé.   La musa del pittore viene qui evocata in uno spazio intriso di luce dove il   suo corpo, la vegetazione e gli oggetti compongono un fregio lirico ed   essenziale.

A chiudere la mostra   saranno le testimonianze della stupefacente vitalità e dell’inesauribile   forza d’immaginazione dell’anziano maestro: gli interni   d’atelier pulsanti di toni vivi (Giovane donna in bianco su sfondo rosso,   1946, Lione, Musée des Beaux-Arts; Interno blu con due ragazze, 1947,   University of Iowa Museum of Art) o ancora opere rivoluzionarie come il   celebre libro Jazz (1943-47, Biblioteca Nazionale di Firenze) e la   serie degli Acrobati (1952, Centre Pompidou). Queste creazioni   incarnano l’essenza dell’arte di Matisse, capace con pochi segni di toccare   le corde più profonde dell’animo e di infondere un senso di perfetta armonia,   esercitando una straordinaria influenza sugli artisti del suo tempo e delle   generazioni a venire.

MATISSE, LA FIGURA. La forza   della linea, l’emozione del colore

Ferrara, Palazzo dei Diamanti, dal 22 febbraio al 15   giugno 2014. Aperto tutti i giorni, anche a Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25   aprile, 1 maggio e 2 giugno, dalle 9.00 alle 19.00.

Articolo di S. E.

 

 

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